È NATALE
e nasce il Figlio dei cieli nella Terra e nell’Uomo
Estratto dal convegno di Vicenza, 17 - 19 Dicembre 2004
Testo – NON rivisto dal relatore – scelto e curato da Federica Gho
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ISBN 978-88-96193-58-7
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Caro Lettore,
con la collana AUDIO siamo lieti di offrirti l’opportunità di accostarti alla ricchezza e alla profondità di bei pensieri con cui vivere al meglio, giorno per giorno, il nostro tempo così difficile, ma anche ricco di grandi occasioni. AUDIO ti porge una conferenza di Pietro Archiati tratta da un convegno o da un seminario che, se suscita il tuo interesse, potrai ascoltare per intero tramite il Cd allegato, o potrai leggere per esteso negli Atti. Questa collana vuole essere per te, e per le persone con cui vuoi condividere questi pensieri, uno strumento per orientare in modo sempre più mirato la scelta nel vasto repertorio delle nostre pubblicazioni.
Buona lettura e buon ascolto!
Indice
Prefazione 7
il significato nascosto del natale:
la luce nelle tenebre, il divino nell’umano 9
Letture consigliate33
Contenuti del Cd allegato35
Prefazione
Ogni anno ritorna il Natale, tempo di luci e di regali, ma soprattutto tempo di speranze. Ognuno vorrebbe vivere qualcosa di nuovo, almeno qualche momento bello e commovente, alla fine di un anno trascorso senza particolari guizzi di fantasia o palpiti al cuore.
Ma quante volte, finite le feste, perfino il Natale ci lascia delusi? E allora cominciamo il nuovo anno interiormente rassegnati, o addirittura tristi. C’è però un rimedio a tutto questo, un rimedio semplice e alla portata di tutti: sta nel capire che la gioia vera e sincera del Natale non mi può venir da fuori, ma deve sorgere dai miei stessi pensieri e sentimenti. Devo dar fiducia alla voce del cuore che mi dice: anche tu puoi far nascere pensieri divini nella tua mente umana, anche tu puoi dare un’impronta divina alla tua vita d’uomo. È in te che il “Figlio di Dio” vuole nascere: solo allora è Natale.
Le conferenze vorrebbero dar voce a quel cristianesimo che nell’umanità del terzo millennio sembra più morto che vivo, e questo anche perché sono andate perdute tante conoscenze preziose. Basti pensare al rapporto tra i Magi e i Pastori, tra il Bambino Gesù, Buddha e Zarathustra, tra la Vergine Maria e la Grande Maya dell’oriente, tra l’uomo Gesù e l’entità divina “Cristo”.
Sulla base di conoscenze scientifico-spirituali, ognuno può ricostruire il suo lungo passato cosmico e terrestre per rinascere nel presente con una mente che s’illumina di significato e con un cuore che risuona di gioia.
Benvenuti a tutti coloro che cercano un Natale nuovo, fatto di verità e di amore. E buon Natale a tutti!
Pietro Archiati
IL SIGNIFICATO NASCOSTO DEL NATALE
la luce nelle tenebre, il divino nell’umano
Cari amici e gentili ascoltatori,
vorrei iniziare le mie riflessioni con uno scritto di Adalbert Stifter, un autore abbastanza noto nella letteratura tedesca. Steiner ha preso ad esempio proprio questa novella per dire che cosa è il Natale.
Vi si racconta di due piccoli bambini – il maschietto avrà avuto nove o dieci anni e la sorellina quattro o cinque – che abitano con i genitori in una valle delle Alpi mentre i nonni stanno nella vallata vicina. La storia è ambientata circa un secolo e mezzo fa, e a quei tempi ci si incontrava molto poco. La vigilia di Natale, allora, i due fratellini vengono mandati a trovare la nonna (il bambino era già grandicello, conosceva la strada e il tempo era buono), ma tornando indietro vengono colti all’improvviso da una nevicata: sono in cima ai monti, non riescono più a trovare la strada e si perdono nella neve.
Il bambino più grande fa di tutto per ritrovare la via di casa, ma non c’è nulla da fare, trova allora un rifugio di pietra in mezzo alla neve. Al loro villaggio non li vedevano tornare, si può immaginare il terrore e la paura, e si dicevano: non ce la fanno quei due bimbi a passare una notte intera con questo freddo così intenso e con la neve! Allora tutto il paesino parte alla loro ricerca.
La nonna aveva dato ai due piccoli del caffè speciale per la loro mamma e il bambino si ricordava che il caffè aiuta quando c’è pericolo di assideramento – lui temeva questo per la sorellina, che si addormentasse e poi morisse di freddo –, quindi si salvarono bevendo quel caffè. Ma, è questa la cosa importante, i due bambini rimangono tutta la notte tra la neve e le stelle del cielo e solo quando arriva l’alba vengono ritrovati e portati a casa.
Vengono ficcati nel letto, naturalmente, e scaldati, e la bambina rac-conta alla mamma: «Mamma, quando eravamo lassù e sentivo un freddo da morire, mentre non vedevamo altro che la neve e le stelle, ho fissato le stelle. E sai chi ho visto, mamma, mentre guardavo il cielo? Ho visto Gesù Bambino!». Una bimba di pochi anni avrà vissuto due o tre volte con un barlume di coscienza la notte di Natale, con l’albero, i doni, e avrà sentito due o tre volte parlare di Gesù Bambino. E lì – tra la neve e le stelle, stanca morta – quando nel cielo comincia un pochino ad albeggiare e le stelle cominciano a ritirarsi, nel firmamento vede Gesù Bambino…
Per le riflessioni di questi giorni vorrei porre a fondamento l’animo di questa bimba e tutte le mie riflessioni vorrebbero essere un commento, balbettante, rispetto a questa profondità inenarrabile dell’animo bambino.
Nel senso che il Natale è la festa dello spirito umano che viene dall’alto e il bambino che non è ancora stato rovinato dal nostro mondo tutto buio – questo è il buio del materialismo, della coscienza ottenebrata – e non è ancora stato assiderato dal freddo dell’egoismo nel quale viviamo, lui sa per natura, lo sente che questa luce che ritorna nei cieli, proprio questo, è Gesù Bambino! La luce dello spirito, il calore dello spirito. Ma che cosa ha visto questa piccina? Devo palesarvi che non sono mai riuscito a leggere questa novella a occhi asciutti, non mi è mai riuscito.
Mondo fisico – mondo spirituale
C’è una linea divisoria tra il mondo fisico in cui viviamo e il mondo spirituale, c’è una soglia tra questi due mondi, tant’è vero che noi siamo abituati a vivere nel mondo fisico e del mondo spirituale conosciamo, oramai, poco o nulla. La tradizione e la religione parlano del mondo spirituale, parlano di Dio, ma l’uomo comune di oggi non ne ha l’esperienza reale. Da sempre nell’umanità si è detto che ci sono due passaggi di soglia:
la nascita, nel senso che l’essere umano scende dal mondo spirituale per entrare nel mondo fisico e con la morte lascia il mondo fisico e ritorna nel mondo spirituale.
Se il Natale è la decisione di uno spirito umano di tornare sulla Terra e di incarnarsi, vuol dire che si celebra il Natale riconquistando l’amore per la Terra, che celebrare il Natale vuol dire cogliere il peso morale della vita sulla Terra.
Vedremo in questi giorni che la religione tradizionale in Occidente, per motivi culturali che hanno tutti la loro spiegazione e legittimità evolutiva, non ha conservato quasi nulla del significato spirituale del Natale, e lo spirito umano oggi si trova a dover fare i conti con questa tradizione. Il presupposto che io faccio è che noi viviamo in un tempo in cui il Natale è una festa sociale in cui ci si scambiano doni e che è diventata una festa qualsiasi. Lo potrete contestare nel dibattito, ma parto allora dal presupposto che del significato religioso del Natale non è rimasto quasi più nulla!
Questa è, se vogliamo, una posizione privilegiata perché siamo liberi di riscoprire tante cose. Quello che propongo, in questa situazione culturale di estrema povertà spirituale, è chiaro che risulterà forse anche un po’ sorprendente, sentirete delle cose magari nuove; però non c’è la possibilità in poche conferenze di fondare tutto quello che dico, quindi alcune cose le dirò come convinzioni mie o come ipotesi da verificare. E certe cose, poi, non si possono neanche dimostrare…
Cosa c’è da dimostrare nel fatto che questa bambina dice alla mamma, tra il gelo della neve e il brillare delle stelle ho visto Gesù Bambino? C’è soltanto da dare atto di ciò che vive nell’animo umano in un modo naturale e spontaneo, chiedersi da dove viene questo vissuto e cosa vuol dire per noi.
Per riagganciarci a una certa tradizione prendiamo una delle affermazioni fondamentali del Natale: Dio si fa uomo. Che cosa vuol dire?, è un’affermazione che alla maggior parte degli uomini d’oggi non dice nulla! Perché è difficile sapere cosa significa Dio ed è difficile sapere come la divinità, che è per natura molto diversa dall’umano, sia compossibile con l’umano. “Dio si fa uomo” dovrebbe significare che ciò che noi chiamiamo il divino e ciò che noi chiamiamo l’umano possono addirittura diventare una cosa sola, quando invece abbiamo una religione tradizionale che sottolinea proprio l’opposto. Questa ha sempre detto che tra l’umano e il divino c’è un salto qualitativo tale per cui l’uomo resta sempre uomo e il divino è oltre la dimensione dell’umano. E d’altra parte si afferma, a Natale: Dio si fa uomo!
Prendiamo adesso uno dei messaggi fondamentali del Natale: Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae volutatis, «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà». E cosa vogliamo di più, abbiamo tutto, no? Se poi noi, cristiani di duemila anni, ci chiediamo che cosa significa, io penso che quasi nessuno, clero compreso, sappia dire nulla su questo. Cosa vuol dire dar gloria a Dio? E, poi, nell’alto dei cieli? Domani e dopodomani cercherò di esprimere questo profondissimo mistero, osservandolo da diverse angolature.
La parola greca che viene tradotta in latino con “gloria” è doxa (∆οξα) e significa un rilucere della realtà dello spirito. Lo Spirito del Sole di cui questa bambina ha avuto un sentore naturale non è che si aspetta che noi gli diamo gloria, ne ha già abbastanza, di gloria! Doxa significa che ciò che noi chiamiamo “il Cielo” è un insieme infinito di Esseri spirituali i cui pensieri sono luce e il cui amore è calore.
Questo messaggio di Natale allora vuol dire che:
soltanto nella misura in cui gli esseri umani adulti riconquistano coscientemente, come questa bambina ha fatto spontaneamente, il fatto che i cosiddetti Cieli sono pieni di luce, di Esseri spirituali luminosi nei loro pensieri e pieni di calore nel loro amore;
solo nella misura in cui gli uomini rifanno l’esperienza reale della luce dello spirito e del calore dell’anima (cioè fanno l’esperienza di ciò che è Cielo, però la realtà del Cielo, cioè il rilucere della realtà dello spirito e il calore della realtà dell’anima);
soltanto, allora, nella misura in cui la luce di ciò che è spirituale ritorna a essere una realtà vissuta per gli esseri umani,gli uomini potranno avere pace sulla Terra.
Il Natale è fatto apposta per riconquistarci questa luce che splende nelle tenebre, nell’oscuramento della coscienza umana. Possiamo viverla, questa luce, come realtà assoluta tutta da riconquistare in un’epoca di materialismo ed è la stessa realtà dalla quale questa bambina veniva, quando si è incarnata sulla Terra.
In questo «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in Terra agli uomini» c’è però una clausola, agli uomini di buona volontà, cioè: a questo riconquistarsi la realtà dello spirito e al viverla come realtà assoluta bisogna che gli esseri umani ci aggiungano la buona volontà, cioè il fattore della libertà. La materia non è una realtà, è una parvenza di realtà, e come conseguenza è possibile vivere sulla Terra l’armonia, la pace, come uomini che non hanno bisogno di rubarsi a vicenda lo spirito, perché, di quello, ce n’è per tutti!
Il vivere la realtà dello spirito e il suo riflesso che è la pace (questa comunanza umana in quanto siamo tutti spiriti) non avviene più per grazia ricevuta, ma nella misura in cui ogni essere umano ci aggiunge il concorrere della sua libertà. Ogni essere umano deve cioè fare qualcosa, prendere in mano il suo cammino interiore, l’evoluzione del suo spirito per riconquistarsi il rilucere pieno di gioia e di calore dello spirito, per viversi come spirito pieno di luce e di calore e per vivere sulla Terra la pace fra gli uomini.
Il presupposto è la buona, libera volontà di ognuno, cioè la volontà che vuole il bene, e il bene è: in Cielo, lo Spirito e, sulla Terra, il riflesso dello Spirito, che è l’armonia degli esseri umani che si riconoscono a vicenda come Esseri spirituali, si aiutano a vicenda a diventarlo sempre più sostanzialmente, sempre più realmente.
Certo, c’è la possibilità di passare il Natale riascoltando queste frasi che abbiamo sentito da bambini «Gloria a Dio nell’alto dei Cieli…» ma poi, finite le feste, si ritorna al solito tran tran, l’anno nuovo è cominciato e tante persone sono deluse, tristi perché si aspettavano che le luci del Natale, il presepio, l’albero, facessero il miracolo…
No!, il miracolo del Natale non avviene più da solo, ci vuole la buona volontà, cioè la libera volontà, la decisione cosciente di riconquistarsi questa gloria, questo rilucere. Serve decidere di ritrovare la luce dello spirito che comprende le cose, che scandaglia i misteri dell’universo, che capisce anche il perché della nascita e della morte, della sofferenza. Lo spirito che rischiara tutto quello che c’è, tutto ciò che è umano e lo rende luminoso, e insieme lo rende pieno di calore, di amore, lo può amare (ciò che si riempie di significato diventa, proprio per questo, amabile).
Nella misura in cui con questa buona volontà, libera e individuale di ciascuno, ognuno di noi a Natale crea il Natale – fa nascere il Natale in sé, o si fa rinascere come spirito –, nella stessa misura siamo in grado di vivere gli uni con gli altri nella pace.
Questo recupero della realtà dello spirito può avvenire solo per chi vive sulla Terra, è diverso per chi invece ha lasciato la realtà dello spirito: il nascere, a Natale, nella Terra, nascere in un corpo di materia significa ottenebrare lo spirito.
Il senso di questo oscuramento è la possibilità di riconquistarsi la luce a partire dalla libertà, senza che nessuno ci costringa a farlo, l’unica cosa che ci può aiutare è il fare sempre e di nuovo l’esperienza che non occuparci di ciò che è spirituale ci rende tristi. O la natura umana è fatta così che l’essere umano non può essere felice se non si vive come essere spirituale, oppure gli esseri umani dovrebbero essere felici nell’epoca del materialismo: se non si è felici significa che è insito nella natura dell’uomo che può sentirsi bene soltanto vivendosi come spirito.
Non servono più comandamenti o leggi dal di fuori, provengano questi da una Chiesa o da uno Stato: ormai l’umanità, lo spirito umano (soprattutto dopo gli ultimi quattro o cinque secoli di frequentazione delle scienze naturali) ha cominciato a prendere in mano le sorti del suo divenire in un modo tale che nessuno più si lascia abbindolare da norme esterne. O siamo convinti che sono delle cose che ci fanno bene, e allora le vogliamo, altrimenti perché dovremmo obbedire a una autorità esterna? Ognuno di noi cerca ciò che lo rende completo nel suo essere.
Se è vero (o se la tradizione ci dice) che duemila anni fa è successo un Natale, una nascita, importante per tutti noi – e vedremo che questa nascita è complessa –, ciò che è avvenuto ci dovrebbe interessare nella misura in cui risulta archetipico, rappresentativo dell’umano. E mi interessa che sia non soltanto rappresentativo o valido per una cultura o per una fetta dell’umanità, mi interessa soltanto se ciò che è avvenuto, se ciò che è stato detto si riferisce all’universale umano. In un modo tale che, se noi ne parliamo, non farebbe nessuna differenza se coloro che sono qui in sala fossero di estrazione cristiana, o musulmani, induisti, taoisti, o buddisti.
Se ciò che è successo duemila anni fa non rappresentasse l’umano universale al di là di ogni frammentazione di razza (o di cultura, di popolo, o di religione) a me non interesserebbe! Perché sono convinto che ciò che l’umanità cerca disperatamente – nel nostro tempo di divisione, di opposizioni feroci fra culture e religioni –, ciò che cerca è l’universale, perché soltanto in questo ognuno di noi veramente si riconosce. E possiamo fondare la pace soltanto in ciò che è universalmente umano, perché solo questo ci affratella tutti.
Quindi se dovesse capitare che io stasera o nei prossimi giorni dicessi qualcosa che vi risulti non “universalmente umano”, chiedo all’uno o all’altro di voi di farsi sentire! Questo è importante, e lo sottolineo perché ho alle spalle anni vissuti nel Laos, lì mi ricordo di missionari più anziani che, quando arrivava il Natale, volevano convertire i buddisti al cristianesimo. Come a dire: questi sono uomini “sbagliati”, facciamone degli uomini giusti. Ma l’assunto è assurdo, non importa nulla che sia cresciuto in una cultura (cosiddetta) cristiana o buddista, l’uomo è uomo dappertutto! E vi assicuro che non ho mai trovato un solo buddista che abbia riconosciuto in ciò che gli veniva incontro una conferma dell’umano che portava in sé. In altre parole lo poteva vivere soltanto come una ingiunzione a lasciare l’umano che si portava addosso di natura, per far sua una dottrina. E tutto questo semplicemente per guadagnare di più: la messa, una volta alla settimana, veniva retribuita… Infatti quando, attorno al 1968, dall’Italia cominciarono ad arrivare un po’ meno soldi per le missioni e si dovette dire che non eravamo più in grado di sovvenzionare ogni famiglia, nel giro di una settimana interi villaggi tornarono al loro buddismo!
L’affermazione fondamentale del cosiddetto cristianesimo è l’assunto che duemila anni fa si è manifestato sulla Terra l’archetipo dell’umano, cioè l’esemplare in tutto e per tutto universalmente umano. L’esemplare del nascere sulla Terra, del modo di vivere qui come uomini, e infine l’esemplare del morire con l’intento di ritornare come spirito eterno nel mondo spirituale.
In questa chiave di fratellanza e sorellanza universale guardiamo alla Terra d’inverno, quando le notti sono più lunghe e i giorni più corti.
La premessa dell’umano universale la troverete subito perché sto parlando di una visione, di un’immaginazione, di una contemplazione della Terra vista d’inverno dalle altezze dei cieli, cioè dalla prospettiva del Sole.
Cos’è la Terra vista in questa prospettiva cosmica?
La Terra d’inverno è… massimamente Terra. D’estate ci sono tutti gli spiriti della natura – gli esseri elementari di ciò che è solido, gli spiriti degli elementi di ciò che è liquido, le entità che lavorano nell’aria e quelle che lavorano nel calore –, che fuoriescono dalla sua corporeità e lei si addormenta. D’estate la Terra è sognante e il suo spirito complessissimo fatto di tanti spiriti della natura fuoriesce dal suo corpo. Gli esseri elementari portano con sé tutte le forze vitali che fanno crescere la vegetazione e vanno incontro allo spirito cosmico. D’inverno poi la Terra si risveglia e riporta nel corpo tutto il suo spirito.
Quando noi ci addormentiamo che cosa succede? Il nostro spirito, la nostra anima escono fuori dal nostro corpo – con processi che sono molto complessi, qui li semplifico – per cui, non essendo queste due parti connesse col corpo, noi non abbiamo coscienza di ciò che viviamo. Ma mica ci dissolviamo nel nulla!, siamo ben viventi anche durante il sonno, solo che non essendo congiunti col corpo non ne abbiamo coscienza. Svegliarsi vuol dire ritornare dentro al corpo: l’inverno, all’interno del corso dell’anno, è il grande risveglio della Terra.
Rudolf Steiner, da iniziato che ha la possibilità di vedere la Terra in questa prospettiva cosmica, dalle lontananze del Sole la descrive così: la Terra d’inverno è una goccia di mercurio, una sfera mercuriale. Cioè:
Dall’elemento del sale, al centro, che è l’elemento fisico andiamo verso l’elemento acqueo, e tra l’acqua e l’aria c’è proprio questo oscillare del mercurio.
Per cui il mistero della Terra, e dell’uomo incarnato sulla Terra è un rifare, un ritrovare sempre l’equilibrio, un vivere in questo elemento mercuriale, nell’equilibrio tra il sulfureo e la sedimentazione del sale.
E quando c’è una sedimentazione salina?, quando il sale si deposita? Per esempio, nel pensare: tutti i processi di conoscenza sono processi che fanno sedimentare sale, e dove c’è un sale che si condensa c’è sempre uno sprigionarsi di una realtà spirituale. Questo sprigionarsi spirituale sono proprio i processi di coscienza, i processi del pensiero vero e proprio. Il polo opposto è la volontà, e nella volontà viene bruciato qualcosa, lì c’è il sulfureo, c’è l’elemento dello zolfo.
Cosa vuol dire che la Terra d’inverno, quando è massimamente Terra, sveglia!, desta, appare all’iniziato come una goccia di mercurio?
Vuol dire che nei tempi antichi si sapeva che se guardiamo alla Terra da milioni di chilometri di distanza, questo elemento mercuriale lo vediamo estremamente diluito, in proporzione omeopatica.
Uno dei contributi della scienza dello spirito di Steiner che è stato recepito da molte correnti culturali soprattutto negli ultimi decenni, è di aver indicato il fatto che se una realtà materiale è infinitamente piccola, non significa che non abbia un influsso. Quando una sostanza è estrema-mente diluita, quasi non più presente materialmente, proprio in questo quasi svanire del fisico ha il generarsi di forze eteriche, di forze animiche o astrali, e di forze spirituali ancora maggiori. Torniamo al grosso quesito del materialismo di oggi, dove molte persone pensano che c’è realtà – causante, che combina qualcosa – soltanto quando c’è una materia ponderabile.
L’iniziato, anche millenni prima di Cristo, guardava alla Terra soprattutto d’inverno con questa prospettiva del Sole, dell’Essere spirituale del Sole, e la vedeva come un’immensa goccia di mercurio, però in diluizione omeopatica. Questo significa che a ogni essere umano che abita sulla Terra, a ognuno, è dato il compito di ricreare infiniti equilibri tra un pensare che sedimenta nel sale e un volere, un amare, che si scioglie nel calore sulfureo.
L’elemento del calore d’estate “cuoce” il frutto (dal punto di vista della scienza naturale è una vera e propria cottura) e poi il frutto con un bruciare ulteriore crea il seme. E quando arriviamo all’autunno inoltrato, cosa avviene quando l’elemento del calore brucia anche tutte le foglie e fa sparire tutta la vegetazione che c’era d’estate?
Rudolf Steiner descrive come questo processo autunnale di combu-stione, che poi si concentra nel seme, crei nell’aria in modo quasi impercettibile – anche qui in forma omeopatica, finissima, ma piena di forze reali – un’immensità di elemento cinereo, di cenere. Dove si pensa nasce il sale, dove si vuole, dove ci sono gli elementi della volontà e si brucia la sostanza organica, nasce la cenere. E non è soltanto la cenere come elemento materiale omeopaticamente diluito al massimo, ma sono forze concentrate di cenere che nel tardo autunno ricadono sulla Terra: è grazie a questo che d’inverno la Terra è intrisa di forze di volontà, di forze di amore da dare all’essere umano, è grazie a questo sacrificio della creazione materiale che si brucia. Così che l’inverno – questo risvegliarsi della Terra e dell’uomo – sia un risvegliarsi nell’elemento del pensiero e attraverso il pensiero nell’elemento di una volontà intrisa di calore e di luce del pensiero stesso.
Forse domani avrò un po’ più di tempo per descrivere una seconda visione, immaginazione del Natale, una seconda apparizione della Terra, che sarebbe un contemplare il Sole a mezzanotte. Prima della svolta dei tempi, della venuta di Cristo, l’iniziazione (ce n’erano tante forme diverse a seconda dei popoli, ma questo l’avevano in comune) consisteva in ciò che si chiamava “il Sole a mezzanotte”. Vedere il Sole a mezzanotte significa vedere il Sole attraverso la Terra: la Terra in quanto materia opaca sparisce e attraverso le forze spirituali della Terra, forze di pensiero e di amore, viene vista la realtà spirituale anche del Sole.
Proviamo a immaginarci che sia possibile allo spirito umano di portare il suo pensiero, la sua coscienza, le forze del suo amore a diventare così indipendenti dalla pesantezza del corpo, da “staccare” il processo del pensiero dal suo riflettersi col cervello: così sorge un pensare libero dal corporeo. Significa che è possibile portare il pensiero umano al punto in cui, per lo meno in certi momenti di assoluta concentrazione dello spirito, tutto ciò che noi chiamiamo materia sparisce. La materia è la grande illusione, dicevano e dicono le culture orientali, è una grande maya (ne parleremo ancora in questi giorni), questa parola è la contrazione di maha-a-ya che vuol dire “il grande non essere”: la grande parvenza di essere, ma che essere non è.
Contemplare il Sole a mezzanotte significa che alla visione spirituale, per un pensare diventato libero dal corporeo (della Terra come del proprio, di corpo), tutto ciò che è materia sparisce nel nulla, perché il nulla è. E vengono così contemplate la realtà spirituale della Terra e la realtà spirituale del Sole.
E qual è la realtà spirituale della Terra nel periodo in cui è massima-mente Terra? A Natale, nel solstizio invernale, la Terra è intrisa di forze lunari, e allora gli iniziati vedevano anche queste forze lunari, le vedevano come una mezzaluna che si pone come base dell’Essere solare. Una visione che noi conosciamo perché nella cultura egizia era l’immagine fondamentale: Iside che porta in braccio il figlio Horus, avuto da Osiride. Questa era la contemplazione del Sole a mezzanotte, e della Terra d’inverno.
Alla Terra avviene come a ogni futura mamma quando comincia a essere intrisa delle forze di generazione, di avere in corpo forze lunari, infatti tutto quanto ha a che fare con la procreazione è determinato dai moti ciclici propri della Luna.
Veniva allora contemplata la Luna (la Terra in quanto Luna, impregnata di forze materne) e su questa lunetta si vedeva il Sole, che rappresentava tutto il mondo che c’è fra la Terra e le stelle fisse, tutto il sistema solare. Questa madre Terra intrisa di forze lunari sta vivendo il Natale di tutti i Natali, perché dà alla luce lo spirito del Sole, che è l’essenza di ogni essere umano: è l’Io superiore di ogni essere umano.
Quindi contemplare il Sole a mezzanotte voleva dire vedere nella Terra tutte le forze lunari di generazione del Figlio. Del Figlio dell’Uomo, intriso di forze solari. La Terra maternamente genera nell’uomo l’Io solare, che è l’Io fatto di luce e di calore.
L’iniziato infine vedeva attorno al volto, sul capo di questa madre che genera il bambino solare e che lo porta tra le braccia (pensiamo alla Madonna Sistina di Raffaello), una corona. I dodici segni dello Zodiaco sono come una corona, come una specie di sapienza, di saggezza di pensieri cosmici che accompagnano – attraverso il sistema solare con il Sole al centro –, queste forze del cosmo che nascono sulla Terra, che coronano la madre intrisa di forze lunari che dà vita a tutti gli uomini.
Nel Vangelo leggiamo (tra le tante cose, i vangeli sono tutti da riscoprire): «Se la vostra fede sarà forte abbastanza, direte a questo monte gettati nel mare, e avverrà». La vostra fede – in greco pistis (πιστις), la vostra forza di pensiero e di amore – si può evolvere al punto da contemplare il Sole a mezzanotte, la Terra intrisa di forze lunari. L’essere umano è chiamato a diventare “solare” nel suo generare luce e nel suo far espandere calore attorno a sé, e questo come rivelazione del grembo divino eterno della sapienza del Padre dei cieli. Il monte, poi, nel linguaggio tecnico esoterico, sta per tutto ciò che è il mondo della materia perché questa si lascia rappresentare molto bene dal monte, bello solido, ciò che meno si può spostare a piacimento.
Questo sta a dire che il senso dell’evoluzione umana è proprio di contemplare il Sole a mezzanotte, grazie al fatto che questo monte del mondo fisico, che sembra così irremovibile, scompare nel nulla!, si butta nel mare del mondo eterico, delle forze di vita che è quello subito successivo al fisico.
Oltre il mondo eterico delle forze vitali c’è poi il mondo delle forze dell’anima, oltre quello c’è il mondo dello spirito, però il primo “buttarsi nel mare” di questo monte che è il mondo fisico, avviene nell’assurgere al livello immaginativo. Tutte le forze di vita, tutte le forze di metamorfosi vengono così contemplate in questa loro capacità di movimento che è sempre stata espressa con l’immagine dell’acqua, perché nell’acqua non ci sono forme fisse (queste sono proprie del mondo fisico).
Tu allora continua a camminare, continua a svilupparti nel tuo pensiero e nel tuo amore, in quanto spirito e in quanto anima, e nella misura in cui non ti arresti in questo cammino farai l’esperienza della morte prima di morire, farai l’esperienza della morte in vita. L’esperienza della morte è proprio questo, che ciò che è fisico sparisce: il monte si è buttato nel mare. Quando si muore questo avviene giocoforza, ma fare questa esperienza durante la vita – che tutto ciò che è fisico finisce e si rinasce nella realtà di ciò che è soprasensibile – significa fare l’esperienza
dell’iniziazione.
È possibile vedere questo Figlio solare sulle braccia della Madre celeste intrisa di forze lunari e coronata da questa sapienza divina, che ha disegnato il cosmo per l’evoluzione di ogni uomo dandogli, nel cammino del tempo, questi pianeti che non stanno mai fermi, si muovono sempre. E dandogli come cammino sulla Terra questa madre terrestre che è la Natura e che si fa da fondamento per l’evoluzione di ogni uomo.
E allora che cosa hanno davvero visto gli iniziati in questa visione del Natale, nell’oscurità della notte e nel freddo dell’inverno, cosa hanno visto in questo Sole a mezzanotte?
Hanno visto un Essere spirituale cosmico, intriso di infinite forze di pensiero – i greci lo chiamavano Logos – e di forze di amore. E questo Essere spirituale del Sole, che vuol nascere a Natale in ogni essere umano, ha un’anima. Proprio come noi, per lo meno potenzialmente, Esseri spirituali, lo siamo, questa è la nostra natura più intima, e l’anima è qualcosa che abbiamo, come una specie di patrimonio che è in interazione con il nostro spirito. Nello spirito siamo monoteisti, siamo un’unità assoluta (nessuno di noi ha due o tre Io), quindi lo spirito è il livello dell’unità, è il livello di organizzazione degli esseri, mentre l’anima è la molteplicità.
I greci avevano una religione dell’anima, quindi hanno il politeismo, le loro sono divinità – e ci sono, sono reali – che reggono le forze dell’anima. Il compito della tradizione ebraico-cristiana era invece di mettere l’accento sullo spirito, che è monoteistico, perché lo spirito è sempre unità. L’Io non sopporta la scissione, è vero che è ancora in cammino per rifare l’unità con se stesso, perché c’è un io inferiore e un Io superiore, ma proprio perché non sopporta nessuna spaccatura, abbiamo tutti il compito di ricostruire la sua natura primigenia: di essere unito, coerente, con se stesso, quindi di essere Uno. L’Essere del Sole è l’unità assoluta di tutti gli Esseri che sono nel sistema solare e sulla Terra e la Sua anima è la molteplicità, la Sua anima sono le Gerarchie angeliche.
Contemplare il Sole a mezzanotte voleva dire cogliere la realtà spirituale del mondo in cui viviamo: un Essere, un genio solare, pieno, perfetto!, nel quale tutte le forze del pensiero e dell’amore si fanno unità con un’anima così molteplice, così multiforme da essere costituita da infinite Gerarchie angeliche. Compresa la Gerarchia umana, quella più bassa, modesta, ma non meno angelica, non meno chiamata, con non meno di germe divino dentro di sé. Non potremmo balbettare su queste cose se non avessimo dentro di noi il seme dell’anima dello Spirito solare.
Di tutti questi grandi misteri qualcosa è rimasto, per esempio la tradizione di celebrare la Messa a mezzanotte a Natale. Questi sono bei resti, certo, un po’ miserelli, però genuini, perché il fatto che a Natale la Messa si celebri a mezzanotte deve avere un significato, anche se si è perso di vista… È chiarissimo che questa tradizione cristiana – che è ancor prima una tradizione “umana” da sempre presente in tutte le culture e inaugurata da iniziati –, sta a esprimere l’anelito dell’uomo, ormai diventato inconscio e banalizzato, a contemplare il Sole a mezzanotte.
Il Sole a mezzogiorno lo sanno vedere tutti, ma contemplarlo a mezzanotte significa aprire l’occhio dello spirito. Vuol dire: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli». Significa vivere il rilucere e il calore della realtà dello spirito nei cieli.
Il materialismo della scienza moderna ha fatto piazza pulita, vede nel firmamento del cielo soltanto pezzi di materia ed è diventato cieco. Il Natale è la festa che ci aiuta a riportare la luce nelle tenebre e la tenebra più grande, immane, del nostro tempo è quell’oscuramento della coscienza umana che noi chiamiamo materialismo. Che grande fortuna esseri nati in tempi di materialismo!: pensate voi che la luce possa risplendere davanti al Sole? La luce risplende nelle tenebre. Le tenebre, le abbiamo…, non c’è bisogno che ci diamo da fare per averle. Quindi il presupposto necessario per far risplendere la luce l’abbiamo già: l’ottenebramento assoluto della coscienza! Quest’ultimo presupposto del Natale è ciò che abbiamo tutti in comune.
In altre parole vivere come uomo d’oggi significa essere più che mai in grado di celebrare il Natale, cioè di far risplendere la luce nelle tenebre che ci sono, ci sono, ci sono!, in ognuno di noi. Mai è stato possibile celebrare il Natale in un modo così reale come nel nostro tempo.
Però l’uomo lo deve comprendere, deve capire che questa luce non si accende da sola nella tenebra, ognuno deve illuminare l’oscurità della sua coscienza, e allora è veramente Natale.
E che cosa ha visto la piccola bambina in quella vigilia, tra il gelo della neve, il buio della notte, il brillare delle stelle e ai primi accenni di ritorno della luce solare? «Mamma, ho visto Gesù Bambino»: il Figlio del Sole, quello spirito umano che è ciascuno di noi, che dal Sole è sceso sulla Terra.
Celebrare il Natale significa ritornare ognuno alla propria nascita, e comprendere che è una realtà che ognuno di noi – come spirito, rilucente e pieno di calore – è sceso dai cieli per vivere da uomo sulla Terra.
«Mamma, quando eravamo lassù e sentivo freddo da morire, mentre non vedevamo altro che la neve e le stelle, ho fissato le stelle e ho visto Gesù Bambino». Gesù Bambino è ogni spirito umano che scende sulla Terra per incarnarsi.
Possa questo Natale, cari amici, aiutarci tutti a contemplare nel buio della notte questo essere luminoso che ognuno di noi è nel suo spirito.
Contenuti del Cd audio allegato:
Prima conferenza – Il significato nascosto del Natale:
la luce nelle tenebre, il divino nell’umano
Seconda conferenza – I saggi re magi e i semplici pastori:
Zarathustra e Buddha nel Bambino Gesù
Terza conferenza – Nato dallo Spirito Santo
e dalla Vergine Maria-Maya
il concepimento immacolato e la nascita verginale
Quarta conferenza – Dalla nascita di Gesù al battesimo del Cristo
le dodici notti sante del solstizio invernale
Quinta conferenza – Il grande rischio dell’amore divino:
nascere nella libertà dell’uomo
Letture consigliate
Archiati Edizioni
P. Archiati
«Voi siete dèi!» L’uomo in cammino, voll. 1,2,3
Maschere di Dio, volti dell’uomo
Commento al Vangelo di Giovanni, voll. I - XI
Natale, candore dell’animo
R. Steiner
Buddha e Cristo
Per una rinascita del Natale
Duemila anni fa