Indice
Prefazione di Pietro Archiati: Che relazione c’è fra l’uomo e le catastrofi naturali?
Due conferenze tenute a Dornach
il 27 e il 29 giugno
Prima conferenza
Come gli Angeli plasmano il destino degli uomini
• Ci sono gruppi di uomini legati da relazioni karmiche
• A volte cercano un luogo di nascita dove le catastrofi naturali sono più frequenti
• Gli Angeli conformano il mondo visibile a partire dallo spirito
• Il contemplare il Sole a mezzanotte quale gradino di iniziazione
• Allora si scorge l’attività della seconda Gerarchia (Spiriti della Forma, del Movimento e della Saggezza)
• La terza Gerarchia (Angeli, Arcangeli, Principati) lavora nei pensieri dell’uomo mentre dorme
• L’agire concorde delle tre Gerarchie
Seconda conferenza
L’evoluzione morale dell’uomo quale causa prima delle catastrofi naturali
• “La civiltà europea è sovrastata da una pesante nube”
• Le relazioni fra eventi di cultura ed eventi naturali, tra organismo terrestre e “organismo divino”
• Nel caso di una catastrofe determinata dal progresso civile oppure dalla natura, sovente il destino individuale viene accorciato ed il karma non vissuto viene portato nei mondi spirituali.
• Nelle catastrofi naturali sono all’opera forze di natura che erano attuali in ere passate
• Esseri spirituali trasformano le cause inutilizzate” in qualità umane specifiche
• Una catastrofe naturale evoca il ricordo del karma, mentre una catastrofe provocata dal progresso lo fa dimenticare
• Con le aberrazioni sociali gli uomini portano tenebre nel mondo spirituale dopo la loro morte – Gli Esseri spirituali le trasformano in catastrofe naturale
• Il destino umano è inserito nel destino degli Esseri divini: anche la sventura serve al bene quando fa progredire l’uomo nella sua evoluzione
A proposito di Rudolf Steiner
Che relazione c’è fra l’uomo e le catastrofi naturali?
Il 26 dicembre 1999 l’uragano Lothar imperversò nell’Europa Centrale, il 26 dicembre 2003 il terremoto di Bam, in Iran, causò la morte di migliaia di persone. Il 26 dicembre 2004 un’incredibile onda marina, provocata da un maremoto, si riversò su milioni di uomini, uccidendone moltissimi.
Sorgono molte domande sul perché debbano morire tanti innocenti. Non sono pochi quelli che reagiscono mettendo in discussione il “Dio” tradizionale. Se Lui dirige gli eventi del mondo come può permettere simili catastrofi? Altri interpretano questi fatti come la prova che non può esserci un dio.
A queste domande la scienza e la religione danno le risposte che già sappiamo. Lo scienziato si concentra sulla descrizione del come e del che cosa, ma non sa dire molto sul perché e sul a quale fine. Parla di placche terrestri, dei punti di saldatura, del loro movimento e della possibilità di improvvisi spostamenti nelle profondità marine, che possono causare incredibili movimenti di masse d’acqua.
La religione tradizionale parte dal fatto che, comunque, nel mondo della materia è all’opera lo spirito. Lo chiama Dio ed invece dell’onnipotenza della natura parla dell’onnipotenza di Dio, che non solo deve essere onnipotente, ma dev’essere anche saggio. Tutto ciò che fa deve avere un motivo razionale, altrimenti non sarebbe “Dio”. A questo punto si dimostra insoddisfacente il tentativo di spiegazione, sia da parte cattolica che da parte protestante.
La Chiesa cattolica fa risalire le catastrofi ai “misteriosi disegni” di Dio e dice che essi sono fondamentalmente imperscrutabili per l’uomo. Sostiene l’esistenza di un abisso incolmabile fra lo spirito umano e quello divino. Questo contraddice però l’affermazione biblica secondo la quale Dio ha creato l’uomo a sua immagine, dotandolo di capacità di pensiero, dandogli una prospettiva evolutiva che gli permetta di scoprire, uno dopo l’altro, tutti i segreti della creazione.
Alla domanda: «Dove sta la giustizia divina nei confronti del male nel mondo»? padre Eberhard von Gemmingen, direttore della redazione in lingua tedesca della «Radio Vaticana» di Roma risponde: «Non possiamo capire l’operare di Dio. Queste catastrofi possono ricordarci che noi non possiamo guardare nelle carte di Dio, perché il Suo agire è un mistero, un segreto, a volte è un mistero molto doloroso». Padre von Gemmingen prosegue dicendo: «Non possiamo capire, possiamo solo credere che dietro a tutto questo ci sia un senso che noi potremo conoscere solo un giorno, quando saremo nella Sua chiara luce. Oggi, invece, siamo nell’oscurità» (N24.de, 30.12.2004). Qui sorgono altre domande: «Che motivo ha Dio, da noi concepito come un padre amorevole, di lasciar brancolare nel buio i suoi figli umani, che ha dotato di ragione, nelle cose più importanti che li riguardano»?
Per quanto concerne la Chiesa evangelica, ecco la risposta alla domanda: «Dio ha voluto la morte di così tante persone»? del vescovo presidente Wolfgang Huber: «No, perché Dio non vuole la morte, ma è amico della vita. Suo Figlio, di cui celebriamo la nascita in questi giorni natalizi, ha assunto su di sé la morte, affinché nessun uomo debba più essere sacrificato, neppure alla potenza della natura» (Spiegel-Online del 30.12.2004). Ci si chiede: e perché sono state offerte alla “potenza della natura” così tante vite umane? La frase: “Dio non vuole la morte” può essere considerata come una beffa. La morte, infatti, c’è per tutti gli uomini e ne deriva, quindi, che per tutti gli uomini essa, che è così importante, avvenga contro la volontà di Dio, se Lui non la vuole. E che questo Dio dev’essere proprio malridotto se le leggi della natura da lui create operano contro la sua volontà.
Robert Leicht scrive, sul giornale «Die Zeit» del 30.12.2004: «Se si pensa al diluvio universale dei tempi di Noè, oppure alle schiere egiziane inseguitrici travolte dal Mar Rosso, in tali catastrofi sono sempre potenze superiori a contrapporsi a quelle umane. Invece questa onda anomala distruttrice asiatica si è scatenata non a partire da qualche peccato, e proprio per questo ha generato un dolore assolutamente assurdo che non può trovare né accusa né consolazione. Può essere che l’umanità, nella sua illusione di potenza, ponga il globo terrestre in situazioni di grave rischio, e perciò si disponga a generare quelle che, ricorrendo ad un concetto arcaico, erano considerate le catastrofi naturali: dalle trasformazioni climatiche fino ai rischi epocali di distruzione dell’intera umanità mediante un’apocalisse atomica. Di tutto questo, però, qui non possiamo parlare».
E perché no? La posizione qui esposta dalla concatenazione di cause ed effetti presta attenzione solo all’aspetto meccanico-lineare degli eventi, che si succedono immediatamente uno dopo l’altro. Perché non ci dovrebbero essere cause che solo decenni o secoli più tardi producono i loro effetti principali? Gli uomini, forse, non causano in gioventù quel che poi manifesta le sue conseguenze a decenni di distanza? Solo a partire dalla premessa secondo la quale esiste soltanto un semplice e lineare nesso di causalità si può affermare che simili catastrofi naturali avvengano senza alcuna colpa.
Di fronte a tali vicoli ciechi sia della scienza che della religione può meravigliare che fino ad oggi sia rimasta sconosciuta ai più una voce che cerca di dare una risposta proprio a queste importanti domande. È una voce che mira a soddisfare sia le esigenze della scienza della natura che quelle di una vera e propria scienza dello spirito. Si tratta della Scienza dello spirito di Rudolf Steiner. Può soltanto stupire il modo unico nel suo genere e ben articolato di Steiner di accostarsi al nostro problema. Questo quadernetto intende rendere accessibili a tutti alcuni dei suoi pensieri sulle catastrofi naturali. Qui voglio solo tracciare un rapido quadro d’insieme riguardo al contesto nel quale questi pensieri sono inseriti, al fine di renderli meglio comprensibili.
Una prima prospettiva riguarda l’insieme dell’evoluzione della Terra e dell’uomo. Si tratta di una faccenda complicata. Ogni spirito umano vi partecipa dall’inizio alla fine. Il suo senso complessivo è il conseguimento dell’individualizzazione da parte dell’uomo; è quanto, in modo analogo, si ripete in ogni vita nel bambino che cresce e impara sempre meglio a pensare in proprio, ad assumere sempre di più la responsabilità per il suo agire. L’evoluzione dell’uomo verso una crescente autonomia e libertà è accompagnata da molti esseri spirituali. Fra di essi quelli cosiddetti buoni sono coloro che promuovono lo sviluppo dell’uomo mettendogli a disposizione tutti gli strumenti e tutte le occasioni per potersi evolvere. Quelli cosiddetti cattivi, invece, gli offrono i necessari ostacoli, le forze che si oppongono, le ben note tentazioni, così come fa Mefistofele nel Faust di Goethe. Soltanto mediante la possibilità di scelta tra ciò che per lui è buono e ciò che è deleterio l’uomo può vivere la sua libertà.
Per capire le catastrofi naturali va esaminata l’interazione tra l’evoluzione morale dell’uomo e quella della natura. L’affermazione fondamentale di Steiner, a questo riguardo, si accorda con quella di tutte le culture e delle religioni antiche. Dice: tutto quello che accade in natura è effetto di ciò che avviene prima nell’interiorità dell’uomo, nella sua evoluzione morale. Elevate Entità spirituali conformano le forze naturali secondo le passate evoluzioni interiori dell’uomo, in vista di una sua ulteriore evoluzione verso il bene. A essa appartiene anche la possibilità di recuperare occasioni di bene perdute e di pareggiare azioni anti-umane compiute. Non diversamente si comportano i buoni genitori coi loro figli. Come li accompagnano nella loro crescita? Offrendo loro le migliori possibilità. E quando il bambino trascura il bene o si comporta in modo insensato, quando danneggia se stesso, gli vengono in aiuto con una severità piena di amore, anche se il bambino a tutta prima non ne capisce il senso, e vive come castigo qualcosa che non ha nulla a che fare con una punizione.
Accanto all’interazione fra l’ordine naturale e quello morale c’è la non meno complicata relazione tra l’evoluzione del singolo individuo e quella dell’intera umanità. Posta in termini scientifico-spirituali qui la domanda è: come si armonizza il karma del singolo con quello dei vari gruppi, dei popoli e dell’intera umanità? In una catastrofe naturale molti uomini condividono un comune destino: questa comunanza è, per il singolo, puramente casuale, arbitraria oppure fa parte del suo karma individuale? Questa domanda si pone per ogni comunità di persone, per ogni agire condiviso: quando molti individui contribuiscono alla costruzione di un tratto di rete ferroviaria, la partecipazione e l’esperienza interiore dei singoli è certo del tutto individuale e unica, e tuttavia tutto fluisce in un progetto unitario e comune. Nulla è casuale, perché ogni azione singola trova il suo senso nel progetto comune.
Per un dato uomo la morte causata da un evento naturale avrà a che fare maggiormente con la sua passata evoluzione, per un altro, invece, potrà essere piuttosto un contributo per la futura evoluzione di tutta l’umanità. Che l’umanità sia un organismo unitario viene confermato non solo dalla crescente globalizzazione, ma anche, nel caso per esempio dello tsunami, dal fatto che i cosiddetti turisti condividono un comune destino con coloro che sono nati nei luoghi ove succedono le catastrofi, e là sono vissuti fino ad allora.
Una cosa è comunque chiara in quest’ottica: il caso non esiste affatto! E non c’è neppure un Dio che proibisce allo spirito umano di indagare le sue misteriose decisioni, neppure quelle misteriosissime relative alle catastrofi naturali. Tutto ciò che avviene ha un senso nell’insieme dell’evoluzione della Terra e dell’uomo. Tutto ha il suo fondamento nel karma: in quello comune dell’umanità, da un lato, ed in quello specifico di ogni individuo, dall’altro. Il senso del presente si evince dal passato, da ciò che è stato fatto oppure da ciò che è stato omesso, ma diventa evidente soprattutto nella prospettiva rivolta al futuro: in vista di ciò che ogni uomo e l’umanità intera possono diventare in senso positivo, comprese tutte le condizioni che sono necessarie per questa evoluzione sia a livello naturale che sul piano spirituale.
Questi pensieri, pur balbettanti, sono nient’altro che un tentativo di portare ad espressione l’inenarrabilità di quel “sisma” che opera nascosto nella tranquillità del quotidiano. Sempre e dappertutto nella quotidianità è all’opera la relazione tra la moralità ed i fatti di natura, tra il karma singolo e quello collettivo, tra un passato remoto ed un lontano futuro, tra ciò che è consueto e ciò che irrompe all’improvviso come un terremoto.
L’uomo moderno ha urgente bisogno di un’articolata e complessa Scienza dello spirito, cioè di una conoscenza scientifica non solo di quanto è sensorialmente percepibile, ma anche di ciò che è sovrasensibile e spirituale, per poter capire meglio la vita e congegnarla in modo sempre più umano. Si potrà così riconoscere, in ultima analisi, anche nelle cosiddette catastrofi naturali un senso che è amichevole per l’uomo, che consente a ognuno di essere grato a coloro che sacrificano la loro vita per il cammino spirituale dell’umanità.
Pietro Archiati
Prima conferenza
Come gli Angeli plasmano il destino degli uomini
Dornach/Svizzera, 27 giugno 1924
Le nostre considerazioni sul karma possono condurre solo lentamente, a poco a poco alla comprensione delle fondamentali e complesse leggi che reggono il mondo.
Oggi vorrei cominciare col sottolineare come alla formazione del karma dell’uomo nella vita tra morte e nuova nascita lavorano, in primo luogo, gli uomini stessi nel loro dopo morte, come ho già descritto: oltre la morte collaborano soprattutto con coloro coi quali sono stati karmicamente congiunti.
Vediamo operare assieme gruppi umani, persone karmicamente legate fra loro nella formazione del karma durante la vita tra la morte ed una nuova nascita. Potremmo dire che durante quella vita puramente spirituale si stagliano in modo chiaro i vari gruppi formati da persone che hanno a che fare le une con le altre. Questo non esclude che tra morte e nuova nascita, anzi: particolarmente in questo periodo, prendiamo parte alle vicende di tutta l’umanità. Il fatto di appartenere ad un gruppo di anime non esclude dal partecipare alla vita di tutta l’umanità. Ma entro tutti questi gruppi, fin dentro il destino individuale di ogni singolo uomo, lavorano gli Esseri delle gerarchie superiori.
Queste Entità delle Gerarchie superiori, che conformano il karma assieme agli uomini nel tempo fra la morte e una nuova nascita, operano anche nella vita che noi trascorriamo tra nascita e morte, quando il karma si mostra nel suo aspetto morale, in forma di destino umano.
Oggi dobbiamo rispondere alla seguente domanda: come si svolge il lavoro, l’azione delle Gerarchie angeliche nella vita degli uomini?
Si deve dire, quando oggi si parla di scienza dell’iniziazione, che questa domanda è veramente sconvolgente.
Miei cari amici, a partire da ciò che ho detto nelle conferenze precedenti, potete già immaginare che i fenomeni naturali esterni stanno in rapporto con gli eventi karmici dell’umanità.
Colui che dirige il suo sguardo non soltanto ai fenomeni naturali, ma anche alla complessiva realtà cosmico-umana, vede
il rapporto che c’è fra ciò che, in un certo periodo, avviene all’interno di gruppi di uomini e ciò che si manifesta in un tempo successivo come processi di natura.
Possiamo a volte osservare certi eventi naturali che irrompono nella vita della Terra. Vediamo le devastanti eruzioni vulcaniche, osserviamo ciò che opera nelle inondazioni o in eventi di natura simili.
Se li cogliamo solo come fenomeni naturali siamo davanti a qualcosa che, dapprima, ci sembra incomprensibile rispetto all’impressione generale che riceviamo dal mondo.
Vediamo degli eventi che irrompono nel mondo di fronte ai quali l’uomo rinuncia ad una spiegazione e si rassegna di fronte alla sventura.
La ricerca scientifico-spirituale permette di fare un ulteriore passo avanti perché ci mette a disposizione punti di vista significativi proprio in relazione a questi eventi naturali.
Guardiamo la superficie della Terra. Troviamo regioni ricche di vulcani, altre soggette a terremoti di grande portata, oppure a rischio di altri tipi di catastrofi. Se tenendo conto di tutto questo cerchiamo di seguire le relazioni karmiche, così come nelle precedenti conferenze le abbiamo considerate per alcune personalità storiche, ci si presenta qualcosa di molto particolare.
Si tratta di un fatto impressionante: lassù, nel mondo spirituale, nel periodo tra morte e nuova nascita, vivono anime umane in gruppi determinati dal loro karma e che lavorano secondo le loro precedenti relazioni karmiche per predisporre quelle future. Vediamo tali gruppi umani, gruppi di anime umane che, nel loro discendere dallo stato preterrestre in quello terreno, si dirigono verso luoghi in prossimità di vulcani o dove sono possibili scosse di terremoto, proprio al fine di acquisire quel destino che, a partire dalle catastrofi naturali, può compiersi per loro in quei luoghi.
Scopriamo nientemeno che nella vita tra la morte e la nuova nascita, durante la quale l’uomo ha tutt’altro modo di pensare e di sentire, le anime che si appartengono reciprocamente vanno in cerca proprio di quei luoghi che permettano loro di sperimentare il destino corrispondente.
Sì, ciò che qui, sulla Terra, trova scarso plauso nella nostra anima, come il pensiero: “Mi scelgo una grande disgrazia per perfezionarmi, perché altrimenti resto imperfetto rispetto al mio karma passato”, un pensiero che qui sulla
Terra riscuote scarsa simpatia, là invece viene pensato. È un pensiero che ci convince profondamente quando siamo nella vita tra la morte e una nuova nascita.
Allora andiamo in cerca proprio di un’eruzione vulcanica, di un terremoto, per conseguire il nostro perfezionamento mediante la sventura.
Noi dobbiamo fare nostri questi due diversi modi di giudicare: quello proprio del mondo spirituale e quello che viene dal mondo fisico.
Ma in questo contesto dobbiamo anche dirci: là fuori si succedono gli eventi naturali di tutti i giorni, secondo processi relativamente regolari nella misura in cui vi partecipa il mondo stellare. Questo, infatti, si muove con una certa regolarità, soprattutto se pensiamo al Sole, alla Luna e agli altri astri, fatta eccezione per i meteoriti e le comete, che con modalità irregolari irrompono nei regolari ritmi cosmici.
Solo il vento, le intemperie, i temporali e le grandinate si inseriscono come eventi climatici e meteorologici ed interrompono il corso naturale delle cose, il processo ritmico di tutti i giorni. Lo constatiamo. In primo luogo, però, siamo inseriti in questo esteriore decorso degli eventi naturali.
Ma poi, se sentiamo in noi l’anelito verso lo spirito, ascoltiamo anche ciò che ci viene comunicato dall’iniziazione:
«Non c’è solo questo mondo sensibile, ma ce n’è anche uno sovrasensibile, nel quale vivono gli Esseri delle Gerarchie angeliche superiori. Noi vi entriamo nella vita fra la morte e una nuova nascita così come viviamo nei tre regni naturali, minerale, vegetale e animale, nella vita che va dalla nascita alla morte»
Noi ascoltiamo ciò, e cerchiamo di immaginarci che questo secondo mondo esista, ma poi ci limitiamo a porre i due mondi semplicemente l’uno accanto all’altro e non riusciamo, con le nostre rappresentazioni, a metterli in rapporto fra loro.
Ma possiamo conquistare una reale visione di questi due mondi solo se possiamo guardarli insieme, abbracciandone l’interagire con gli occhi dell’anima.
Dobbiamo osservare questo interagire se vogliamo capire come opera il karma. Esso viene preparato nella vita tra la morte e una nuova nascita. Ma mediante l’attività delle Gerarchie superiori il karma si forma anche qui sulla Terra, nella vita fra la nascita e la morte.
Dobbiamo allora chiederci: come operano le Gerarchie superiori nella vita terrena?
Vedete, esse agiscono nella vita terrena servendosi di processi terrestri in modo da inserirvi il loro operare.
Potremo capire nel modo più facile tutto questo se dirigeremo lo sguardo a ciò che si squaderna davanti ai nostri sensi nel mondo delle stelle e in quello terrestre. Guardiamo, durante la quotidiana vita di veglia, al Sole sopra di noi. Vediamo, nelle ore notturne, il chiarore della Luna e della stelle.
Cari amici: richiamiamoci alla mente, per una volta, come noi guardiamo nel mondo esterno, come lasciamo agire sui sensi ciò che sta sopra noi, ciò che è attorno a noi sulla Terra nei regni naturali. Pensiamo che questo mondo visibile ha, in sé, altrettanto poco senso quanto ne ha la forma di un cadavere umano.
Se noi guardiamo a ciò che c’è nell’intero ambiente, quali forze terrestri esterne all’uomo, troviamo in esso certo tutte quelle forze che ci sono anche in un cadavere, ma non quelle dell’uomo vivente. Il cadavere che abbiamo di fronte ci appare come un controsenso. Ha senso solo in quanto è il residuo dell’uomo vivente. Nessuno che pensi che il cadavere possa sussistere in sé, quale connessione di cose fondate su se stesse, potrebbe essere ritenuto ragionevole.
Può essere solo un residuo, può mostrare solo una forma che proviene da qualcosa che non è più visibile in lui.
Come, in modo ragionevole, si deve venir ricondotti dal cadavere all’uomo vivente, altrettanto da tutto ciò che, intorno a noi, si percepisce quale realtà fisicosensibile si deve venir ricondotti al mondo spirituale.
Perché questo essere fisico-sensibile ha in sé tanto poco senso quanto ne ha un cadavere.
Come noi dal cadavere veniamo ricondotti all’uomo vivente, nelle nostre rappresentazioni, quando diciamo: “Questo è il cadavere di una persona”, così diciamo di fronte alla natura: “Questa è la manifestazione di potenze divino-spirituali”
Nient’altro può essere ragionevole; sì, neppure può essere sano pensare diversamente, perché testimonierebbe che si tratta di un pensare malato.
Ma quale mondo spirituale dobbiamo supporre che ci sia dietro questo mondo fisico-sensibile? Vedete, il mondo spirituale che dobbiamo presupporre dietro al sensibile è quello che abbiamo imparato a conoscere come seconda Gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes (Potestà, Virtù e
Dominazioni, e cioè: Spiriti della Forma, del Movimento e della Saggezza).
È la seconda Gerarchia che sta dietro a tutto ciò che è rischiarato dal Sole. E cosa non è illuminato e mantenuto in vita dal Sole nel nostro ambiente di ciò che sperimentiamo mediante i nostri sensi? Tutto è illuminato e mantenuto in vita dal Sole!
Gli Esseri della seconda Gerarchia hanno precipuamente nel Sole la loro dimora. Dal Sole (vedi il disegno) dominano il mondo visibile, che è la loro manifestazione. Così che possiamo dire: qui abbiamo la Terra (cerchio inferiore) e qui abbiamo il Sole che guarda sulla Terra. Così abbiamo dietro l’operare del Sole e mediante esso l’agire della seconda
Gerarchia, delle Potestà, Virtù e Dominazioni.
Sull’onda dei raggi solari, che sono le azioni della seconda
Gerarchia, sono portate tutte le impressioni sensorie che possono essere sperimentate dall’uomo, tutte le impressioni che raggiungono i nostri sensi durante la veglia diurna.
Così che, in un certo senso, noi diciamo il vero quando affermiamo: «Nell’azione, mediante l’azione e dietro l’azione del Sole nel nostro ambiente fisico-sensibile c’è il mondo sovrasensibile della seconda Gerarchia».
Noi abbiamo anche un’altra condizione del nostro stato terrestre. Già l’altra volta ne abbiamo parlato. Noi abbiamo la condizione del sonno. Quando dormiamo, come si presenta il sonno cosmicamente, cioè nella sua controfi gura cosmica?
Proviamo una volta ad osservarla.
Abbiamo, se indichiamo con questa linea circolare la superficie terrestre su cui abitiamo (vedi il disegno in copertina, il piccolo rettangolo scuro sopra la sfera terrestre), ciò che abbiamo lasciato giacere nel letto, cioè il nostro corpo fisico e il nostro corpo eterico4 (rettangolo scuro contornato di rosso) e il nostro corpo astrale con l’Io (sfera a destra lilla con blu scuro al centro). Nel cosmo c’è il Sole che sta dietro la Terra, così che la Terra deve lasciarsi attraversare dai raggi del Sole prima che giungano a noi. Tutto ciò che è solare è coperto dalla Terra.
Vedete, in tutti gli antichi misteri vigeva un certo insegnamento, il quale, quando lo si conosca nel suo vero contenuto, fa veramente un’impressione profondamente sconvolgente.
Colui che era stato introdotto in una scuola iniziatica dell’antichità, che ne era diventato discepolo, e passo dopo passo era penetrato nella scienza dell’iniziazione, a un certo livello del suo sviluppo interiore perveniva a caratterizzare le impressioni che sperimentava nel modo seguente – (ora, cari amici, fate attenzione al fatto che io cerco di riferirvi in forma di monologo quel che avrebbe detto un simile iniziato, dopo aver raggiunto il grado indicato) –:
«Se sto in aperta campagna, durante il giorno, dirigo lo sguardo presago verso l’alto e mi immergo nelle impressioni dei sensi, vedo il Sole. Lo percepisco nella sua forza abbagliante a mezzogiorno e presagisco dietro ad essa l’operare delle Entità spirituali della seconda Gerarchia nell’elemento solare. Prima della mia iniziazione esso scompariva al momento del tramonto. Quando veniva il rosso del tramonto scompariva il brillare del Sole. Prima della mia iniziazione, trascorrevo le ore notturne con attorno a me le tenebre, ed al mattino me ne ricordavo quando albeggiava e di nuovo compariva il Sole per percorrere il suo sfolgorante cammino fino al mezzogiorno.
Ora, invece, conseguita l’iniziazione, succede che quando sperimento l’alba e il Sole che di nuovo ripercorre il suo cammino quotidiano, in me si risveglia il ricordo della vita notturna.
Ho coscienza di quello che ho sperimentato durante la vita notturna.
Ricordo esattamente di aver visto come, a poco a poco, un bagliore di luce azzurrina si muoveva lentamente al crepuscolo dall’occidente verso l’oriente, e ho visto, ora lo ricordo bene, verso la mezzanotte il Sole nel punto della volta celeste esattamente opposto a quello che occupava al momento di massimo splendore del mezzogiorno; dietro la Terra, che nel suo bagliore è di natura moralmente impressionante. Ho visto il Sole a mezzanotte».
Un simile monologo, corrispondente all’assoluta verità, è stato pronunciato da tali iniziati nella loro meditazione.
Perché esprimersi in questo modo non era altro che portare alla propria coscienza ciò che si era vissuto. Quando leggiamo il libro di Jakob Böhme Aurora oder die Morgenröte im Aufgang (L’aurora nel sorgere) abbiamo l’impressione sconcertante che le parole del titolo siano un residuo di un meraviglioso insegnamento antico.
Cos’è il sorgere dell’aurora per un iniziato? Offre l’occasione per il ricordo cosmico della contemplazione del Sole a mezzanotte, quando è dietro alla Terra, nascosto dalla Terra, irraggiante il suo bagliore attraverso la Terra.
Mentre, nella visione consueta, guardiamo la sfera solare giallo-bianca brillare a mezzogiorno, nella visione iniziatica contempliamo il Sole azzurro-violetto nel punto opposto del cielo (v. disegno in copertina, strisce azzurro-violette in basso), dove la Terra ci si mostra come un corpo trasparente, attraverso il quale il disco solare giallo-bianco del mezzogiorno appare dall’altra parte, colorato, con tenue bagliore di azzurro-rosa.
Ma quella tenue apparizione azzurro-rossastra non è così com’è. Devo dire un paradosso: “Non è affatto così com’è!”
È proprio com e se guardando dapprima il Sole a mezzanotte vedessimo qualcosa di indistinto che si trova in lontananza. E quando, grazie all’iniziazione, ciò che dapprima appariva indistinto in lontananza ora lo si vede con sempre maggiore precisione con lo sguardo dell’iniziato, ciò che prima appariva come un bagliore azzurro rosa acquista sempre più forma e figura. Si espande su tutta la parte opposta del cielo, quella coperta dalla Terra, che diventa “popolata” (nel disegno: nuvole lilla).
Come quando usciamo di casa in una notte stellata e guardiamo il cielo notturno maestoso, coi suoi puntini scintillanti, e forse nel mezzo c’è la Luna, così compare allo sguardo dell’iniziato sull’altra faccia della Terra che è diventata trasparente un mondo come emergente da nubi che si trasformano in figure viventi (nuvole azzurro-lilla): è ciò che vive nella seconda Gerarchia, nelle Potestà, Virtù e Dominazioni. Là ci appaiono, questi Esseri!
Là ci appare, se osserviamo sempre meglio, se ci siamo conquistati la calma animica (questo processo, infatti, si attua dopo una preparazione, dopo meditazioni preparatorie, perché diventa cosciente solo all’aurora, nel ricordo) appare in modo tale che sappiamo di averlo contemplato durante la notte.
Ma c’è dell’altro. È come se da ciò che appare sull’altro lato della Terra –che qui indico con un disegno a forma di nuvola, e che è tutto un vivere e tessere delle Entità della seconda Gerarchia – è come se da questo mondo irraggiasse fuori un mondo di altre Entità.
Voglio indicare schematicamente questo irraggiare attraverso la Terra dapprima con dei raggi (raggi di nuvole gialle, verticali, che attraversano la Terra). Sì, sono davvero un mondo di Esseri che in questa specifica costellazione notturna agiscono attraverso la Terra, in modo tale che nel loro essere si avvicinano all’uomo, se ne allontanano e poi tornano di nuovo! Noi vediamo le Entità della seconda Gerarchia che inviano in questa direzione un’altra Gerarchia: questa si muove su e giù, si avvicina all’uomo e ritorna in alto. E a poco a poco veniamo a sapere di che si tratta.
Abbiamo vissuto coscientemente la nostra giornata; ora dormiamo. Il nostro corpo fisico e il nostro corpo eterico vengono lasciati a se stessi nel sonno, come fossero un minerale e una pianta. Ma noi abbiamo pensato tutto il giorno, per l’intera giornata i più svariati pensieri hanno attraversato il nostro essere e hanno lasciato le loro tracce nel nostro fisico e nel nostro eterico. Non ricorderemmo, al mattino, le esperienze della nostra esistenza terrestre, se non restassero delle tracce delle nostre esperienze, che poi ravviviamo nella memoria.
Queste tracce restano impresse in ciò che, dell’uomo, rimane nel letto nelle ore notturne, quando lui se ne è allontanato. Avviene allora qualcosa di meraviglioso nel corpo eterico: il risuonare, echeggiare, vibrare, ondeggiare di ciò che l’uomo ha pensato da sveglio, dal mattino fino alla sera.
Se prendete sulla parte della Terra dove tutti dormono, quello che tesse ed esiste in quei corpi eterici – occupiamoci solo di essi, per ora – quale eco di ciò che tutti gli uomini dormienti hanno pensato di giorno, abbiamo delle immagini rifl esse di ciò che si è svolto sulla Terra nelle ore diurne.
Quelle Entità, che si muovono su e giù, si occupano durante le nostre ore di sonno delle tracce che sono rimaste nel nostro corpo eterico. Queste diventano il loro mondo, e la loro esperienza, ora, consiste nell’occuparsene. A noi si rivela un fatto davanti al quale ci poniamo con timorosa venerazione:
Tu hai lasciato il tuo corpo nel letto. È lì, e porta in sé le tracce della vita diurna. È il terreno che contiene i frutti delle tue rappresentazioni diurne. In questo campo entrano gli Esseri della terza Gerarchia:
Angeli, Arcangeli e Principati. Là essi sperimentano, mentre tu sei fuori dal tuo corpo fisico ed eterico, ciò che gli uomini hanno vissuto come pensieri e rappresentazioni durante le ore diurne di veglia.
Con timorosa devozione guardiamo a quella superficie terrestre dove giacciono dormienti i corpi umani e vediamo gli Angeli, gli Arcangeli e i Principati accedere a ciò che è rimasto quale eco della vita diurna. Vediamo svilupparsi davanti a noi una vita meravigliosa, che si intreccia fra gli
Esseri della terza Gerarchia e le tracce lasciate dai nostri pensieri.
Osserviamo in quel campo d’azione e vediamo come noi siamo inseriti, in qualità di uomini, nel cosmo: perché noi prepariamo, mentre siamo svegli, il lavoro che gli Angeli fanno mentre dormiamo.
Sì, noi procuriamo mentre siamo svegli il lavoro per gli Angeli durante le ore nelle quali dormiamo.
Ed ora compare qualcosa relativo al nostro mondo di pensieri: «Sì, quei pensieri che ti passano per la testa contengono già i frutti che tu introduci nel tuo corpo eterico e nel tuo corpo fisico, che poi vengono raccolti dagli Angeli durante le ore notturne e portati nel cosmo per essere incorporati nelle azioni del cosmo».
Vediamo però anche qualcos’altro. Mentre guardiamo questi Esseri della terza Gerarchia (Angeli, Arcangeli, Principati) emergere così dagli Esseri e dalle azioni della seconda Gerarchia, noi scorgiamo come dietro a questo librarsi Entità di particolare maestà e grandezza si associano all’azione della seconda Gerarchia (nel disegno di copertina, alone azzurro sotto la nuvola lilla).
Osserviamo il formarsi azzurro-rosso degli Esseri della seconda Gerarchia, ma vediamo come da dietro immettersi in questa vita della seconda Gerarchia qualcosa d’altro.
Ci rendiamo conto ben presto di quello che in parte come un lampo si immette nel tessere della seconda Gerarchia (linee rosse verticali), che folgora anche fino all’altra faccia della Terra e che ha a che fare non con ciò che è rimasto nel letto, ma con ciò che è uscito con la nostra organizzazione dell’Io e con il nostro corpo astrale.
Come è possibile guardare a ciò che è rimasto nel letto come a un campo dove i frutti del pensiero nell’operare diurno degli uomini vengono colti dagli
Angeli, dagli Arcangeli e dai Principati per il divenire cosmico, così possiamo vedere come gli Esseri della seconda Gerarchia, unendo insieme il loro operare, e quelli della prima Gerarchia, si occupino del nostro corpo astrale e del nostro Io.
Allora, nel ricordo del mattino, l’iniziato dice a se stesso: ho vissuto col mio Io e col mio corpo astrale da quando mi sono addormentato fino al risveglio. Mi sentivo come intessuto, come immerso in ciò che operano i Serafini, i Cherubini e i Troni assieme alle Potestà, alle Virtù e alle Dominazioni. Mi sentivo in mezzo a loro. E guardando giù al mio corpo fisico ed eterico là sotto, vedevo l’agire giallo-bianco delle Entità della terza Gerarchia che si prendeva cura dei miei pensieri.
• Mi sento unito agli Esseri della prima e seconda Gerarchia.
• Guardando alle possenti nubi spirituali scorgo sopra il mio corpo, che ho lasciato nel letto, il tessere e l’essere della terza Gerarchia.
Cari amici, così potete farvi una rappresentazione concreta del modo in cui, alla visione iniziatica, quando il mondo fisico è avvolto dalle tenebre, gli Esseri delle tre Gerarchie compaiono in forma immaginativa sull’altro lato della Terra. Possiamo capire che la coscienza, la visione di queste sublimi vicende venisse a colmare sempre più i cuori e le anime di coloro che, un tempo, entravano a far parte dell’antica iniziazione.
Tutto questo può tornare a ricolmare i nostri cuori e le anime di coloro che vengono introdotti alla moderna scienza dell’iniziazione.
Ma immaginiamoci che questa possente immaginazione si presenti all’anima umana così che la sua esistenza possa esprimersi nel seguente modo. Ci si immagini l’anima umana libera dal corpo fisico e da quello eterico, intenta a tessere nelle emanazioni dei Serafini, dei Cherubini e dei Troni, delle Dominazioni, delle Virtù e delle Potestà.
Aiutandoci con un’immagine plastica, colorata (vedi il disegno), pensiamo che tutto questo venga illustrato nel corso di un antico mistero a persone non iniziate; che si tenti di raffigurare plasticamente ciò che l’iniziato vedeva del lato nascosto della Terra in quella maestosa grandezza.
Per mostrare che si tratta dello stesso mondo in cui il karma viene elaborato insieme alle entità delle due Gerarchie più alte, in questa figura venivano posti i massimi iniziati, quelli che durante la loro esistenza terrena avevano già vissuto quella visione a cui l’uomo normale ha accesso solo fra la morte e una nuova nascita. I prossimi iniziati vengono allora posti davanti (i cerchi inferiori).
Dopo di che si realizzava un’altra struttura con attorno delle figure umane. Lì venivano collocati gli iniziati ad un livello leggermente più basso (i cerchi superiori), quelli che avevano ancora a che fare con il corpo umano fisico ed eterico.
E inserendo gli uomini in questa rappresentazione, si otteneva un’immagine di quello che gli iniziati vedevano nei misteri. Era l’inizio dell’altare, incorniciato sul davanti e sul quale il culto viene celebrato dai sacerdoti superiori e inferiori, come immagine di ciò che può essere visto dalla scienza iniziatica.
E ancor oggi, quando andate in una chiesa cattolica, se dalla navata alzate lo sguardo verso l’altare, potete ritrovare un debole residuo di quanto è stato inaugurato dalla scienza iniziatica, ricavando così un’idea di come nasce un culto.
Un culto non nasce perché lo si inventa, così non sarebbe un culto. Un culto nasce per il fatto di essere un’immagine di quello che avviene nel mondo spirituale.
Se mi è concesso servirmi di un esempio, direi che se oltre a questo culto, che rappresenta quello più completo di una cerimonia solenne di cui ora non voglio trattare, se prendo solo una piccola parte del culto già introdottosi nella comunità per il rinnovamento cristiano e che la maggior parte di voi conosce, se vi presento il ricordo di quel che avete visto come culto dei morti – come culto nel corso di una cremazione, a cui la maggior parte di voi ha partecipato, o in caso di inumazione – che cos’è questo culto, che è nato nel senso della nostra comunità dei cristiani?
Lo vedete svolgersi, il culto. Vedete là davanti la bara che contiene le spoglie terrene del defunto. Vedete lo svolgimento di un certo culto. Sentite il sacerdote pronunciare delle formule e delle preghiere. Potrebbe anche essere più elaborato, ma anche così com’è, nella sua semplicità, permette all’umanità di acquisire quello che deve conquistarsi. Che cosa?
Miei cari amici, se qui c’è uno specchio, qui un oggetto o un essere qualunque, ne vedete l’immagine rifl essa nello specchio. Avete allora due cose: l’essenza e l’immagine allo specchio. Allo stesso modo in una cerimonia funebre avete due elementi. Il culto celebrato dal sacerdote davanti alla bara è solo un’immagine speculare. È una vera e propria immagine allo specchio, e se non fosse tale non sarebbe neppure una realtà. E che cosa riflette?
Quello che il sacerdote fa qui, mentre si trova davanti al cadavere e celebra il culto, ha la sua immagine originaria nel mondo spirituale adiacente, dove, mentre noi qui celebriamo il culto terreno davanti al corpo fisico e al corpo eterico ancora presente, dalle Entità all’altro lato dell’esistenza viene celebrato il culto celeste, laddove l’elemento animico-spirituale viene accolto con il culto di accoglienza – mentre noi qui stiamo davanti al cadavere con il nostro culto di commiato. Un culto è qualcosa di vero solo quando ha questa origine reale.
Vediamo così come la vita ultraterrena incida su quella terrena, come la vita ultraterrena sia presente ovunque.
Quando celebriamo un vero culto dei morti, a questo culto corrisponde la liturgia sovrasensibile. Queste due liturgie interagiscono fra loro. E se nella preghiera per i morti ci mettiamo raccoglimento, veracità, dignità, allora in quelle orazioni risuonano anche le preghiere delle entità delle Gerarchie superiori del mondo spirituale. Vibrano all’unisono con il mondo fisico.
Abbiamo ovunque un’interazione fra il mondo spirituale e quello fisico. E i due mondi interagiscono nel modo più reale quando sulla Terra appare l’immagine di ciò che viene tessuto nel mondo ultraterreno fra la morte e la nuova nascita con le entità delle Gerarchie superiori: la realtà del karma.
Seconda conferenza
L’evoluzione morale dell’uomo quale causa
prima delle
catastrofi naturali
Dornach/Svizzera, 29 giugno 1924
Ho tentato l’altro ieri di porre innanzi alle vostre anime l’immagine cosmico-cultica che ci mostra l’uomo in un tale rapporto con gli Esseri del mondo spirituale che da esso sorge non solo l’elaborazione del karma ma anche il suo operare nell’esistenza fisica terrestre. Oggi vorrei sviluppare ulteriormente un pensiero già accennato anche nella conferenza dell’altro ieri.
Dicevo che proprio il presente momento dell’evoluzione umana pone al conoscitore della scienza iniziatica, nel senso più profondo del termine, domande relative al karma del divenire storico universale. Prima di affrontare la conoscenza vera e propria del karma vogliamo considerarlo dal punto di vista cosmico-storico relativo alla civiltà umana del presente.
Oggi accadono nel mondo cose che toccano da vicino la coscienza ordinaria ed il cuore umano ad essa congiunto.
Sulla civiltà europea grava una pesante nube e, in verità, riempie di meraviglia quanto poco l’umanità nel suo complesso voglia occuparsi di questa pesante nube che grava sull’Europa.
Ci basti pensare a tutta prima a ciò che si manifesta nel modo di concepire la vita da parte di una grande fetta dell’umanità.
Guardiamo a ciò che è stato fatto del cristianesimo nell’Europa orientale. Riflettiamo sulla non incredibile notizia secondo la quale l’attuale regime sovietico avrebbe destinato al macero i libri di Tolstoj, per far sì che spariscano una volta per tutte. Anche se, naturalmente, tali cose oggi non possono essere subito attuate come si vuole, tuttavia non possiamo chiudere gli occhi davanti alla gravità del momento storico nel quale viviamo.
Dobbiamo ascoltare il monito della scienza iniziatica, che ci viene ripetuto ogni giorno: oggi è già venuto il momento in cui si dovrebbero mettere a tacere tanti problemi personali che occupano gli uomini, ed il maggior numero possibile di anime dovrebbe dedicarsi ai grandi problemi.
Ma l’interesse per i grandi problemi dell’umanità è piuttosto in calo che non in crescita.
e così vediamo come oggi ci sono concezioni del mondo che si traducono in azione – sebbene il loro agire sia un distruggere – e che sono nate da un elemento umano puramente passionale, emotivo, che si muove solo su strade luciferiche.
Ci tocca constatare che una gran parte dell’umanità respinge tutto quello che è realtà. Perché non è affatto vero che il mondo della materia sia davvero riconosciuto dai “riformatori” sociali materialistici. Può riconoscere davvero la materia solo colui che coglie in essa l’operare dello spirito.
Chi lo nega non conosce la vera realtà della materia, ma solo il suo simulacro idolatrico.
L’idolatria che sorge in questo modo è peggiore di quella degli uomini cosiddetti “primitivi”, dei quali così spesso si parla come di uno stadio infantile della civiltà. Rappresentazioni fantastiche di qualcosa che non è reale dominano, da un lato, l’umanità.
Fenomeni analoghi sono certo sorti di frequente durante l’evoluzione dell’umanità. Ma proprio l’osservazione scientifico-spirituale mostra la loro relazione con la totalità del mondo e rende così attenti alla serietà con la quale debbono essere considerate queste cose.
Dobbiamo dunque dirigere la nostra attenzione a ciò che sorge per il fatto che ci sono riforme sociali in grande stile messe in atto a partire da rappresentazioni fantastico-materialistiche, scaturite completamente da una fuorviata natura umana, che non hanno nulla a che fare con la realtà oggettiva e che hanno il loro fondamento unicamente nell’interiorità umana.
Dopo aver considerato una realtà storica, che è tuttavia attuale, osserviamo degli elementi naturali ai quali abbiamo accennato l’altra volta, una realtà che compare anche oggi, quando gruppi di uomini improvvisamente vengono strappati dall’esistenza terrestre in seguito ad eventi naturali: terremoti, eruzioni vulcaniche o simili.
Veniamo per esempio a sapere che nel mondo è accaduta una catastrofe naturale. Molte persone vi hanno perso la vita o ne sono state danneggiate.
Passiamo poi ad osservare, partendo da tali catastrofi di natura, le catastrofi maggiormente connesse con la nostra civiltà. Pensiamo, ad esempio, alle relazioni karmiche che compaiono in occasione di certi incidenti ferroviari, quando di nuovo, ma ora a partire da condizioni legate alla nostra civiltà, improvvisamente vengono per molte persone recisi i fili dell’esistenza nei loro effetti karmici.
Se prendiamo sul serio l’esame del karma, dobbiamo da un lato chiederci:
• Come agisce il karma negli uomini che creano un ordinamento sociale a partire unicamente da ciò che vive nell’interiorità dell’uomo, da un elemento puramente emotivo e fantastico che non ha riscontro nel mondo esterno?
• Come si conforma il karma quando i fili della vita vengono improvvisamente recisi da catastrofi di natura o di civiltà?
Di fronte a tali domande, miei cari amici, la scienza dell’iniziazione incide profondamente sull’animo umano. Per la coscienza ordinaria non sorge la domanda: “che conseguenze ha tutto questo nelle successive vite terrene?” Per la coscienza ordinaria posta di fronte alle catastrofi originate dalla civiltà non sorge il problema del significato del destino dell’uomo, inteso in senso ampio. Ci si limita a ritenere che quando un uomo è coinvolto in simili catastrofi il suo destino sia concluso.
La scienza iniziatica guarda, da un lato, a ciò che, in un certo senso, accade agli uomini nel proscenio della vita sulla Terra, ma guarda anche a quanto succede dietro le quinte, quali azioni divine nelle anime umane.
Proprio a partire da quanto si svolge dietro le quinte la scienza dell’iniziazione trova le premesse per la sua valutazione della vita terrena. Nelle nostre ulteriori considerazioni sul karma vedremo come nella vita terrena alcune cose assumano una certa conformazione piuttosto che un’altra affinché ciò che è “divino” in quanto retroscena possa manifestarsi come “umano”, naturalmente sempre secondo la volontà degli dei.
Se si considera ciò che avviene dietro le quinte si vede tutto ciò che le anime umane intessono fra loro karmicamente nel tempo fra la morte e una nuova nascita. Si vede anche la collaborazione delle anime umane nel loro insieme con gli Esseri delle più alte gerarchie, come abbiamo già mostrato.
Ma dall’altra parte si scorge dappertutto anche l’intervento delle forze luciferiche ed arimaniche. All’interno di quell’organismo divino che sta dietro quello terrestre si vede la legittimità di questo intervenire delle Entità luciferiche ed arimaniche. Si comprende che per l’ordinamento spirituale che sta alla base del mondo è necessario che ci siano Lucifero ed Arimane. Ma pur riconoscendo tale necessità, a volte si osserva con profondo sgomento il loro interferire nel mondo terrestre.
Quando lo sguardo oltrepassa il piano fisico e si volge verso lo spirituale, occorre avere in una visione d’insieme per vedere nel suo contesto più ampio ciò che la coscienza ordinaria non ha bisogno di osservare nel suo contesto. A questo bisogna fare attenzione.
E perciò, nei tempi antichi, in cui la scienza dell’iniziazione era considerata sacra nel suo modo di essere, così come dovrà di nuovo esserlo, in quei tempi antichi, quando sorgeva la domanda se qualcuno fosse un iniziato, gli uomini sapevano come prendere posizione in merito. Quando nel corso della sua vita un uomo, che vivesse seriamente, ne incontrava un altro altrettanto serio, ma di un parere diverso riguardo a un iniziato, poteva succedere spesso, a quei tempi, quando uno dei due era incerto sulle capacità iniziatiche di una terza persona, che sorgesse la domanda: “Hai osservato bene i suoi occhi?”
Da ciò che si esprime nello sguardo in conseguenza di un approfondimento che dà la serietà della vita veniva riconosciuto l’iniziato, in quei tempi antichi nei quali c’erano ancora civiltà basate sulla chiaroveggenza. Accadrà di nuovo qualcosa di simile. Pur senza perdere il senso dell’umorismo dovremmo di nuovo tornare alla serietà di vita.
Possiamo prendere in considerazione alcune cose che succedono ora e metterle in relazione con fatti che accadono sempre, ma che ora si presentano agli uomini come un grande enigma. Osserviamo i fatti, concentriamoci su un fenomeno concreto:
una certa località viene colpita da un terribile terremoto. Moltissime persone muoiono contemporaneamente.
Se osserviamo il fatto dal punto di vista della scienza dello spirito non sempre si può dire che per quelle persone il filo karmico di questa esistenza terrestre fosse giunto a termine. Consideriamo più da vicino il filo karmico di coloro che muoiono in un terremoto.
Per gli anziani, che avrebbero comunque presto completato il loro karma terrestre di questa vita, forse il filo dell’esistenza è stato accorciato solo di pochi mesi o anni. Per i giovani, nel pieno vigore dell’esistenza terrena, che magari avevano molto riflettuto su ciò che volevano realizzare negli anni a venire, per sé, per la loro famiglia, per il mondo, il filo dell’esistenza viene accorciato di molti anni.
Bambini, ancora in età scolare, che si volevano educare nella loro anima per introdurli alla vita, vengono anch’essi strappati via dall’esistenza terrena assieme agli anziani. Lattanti, magari appena svezzati o ancora attaccati al seno materno: anch’essi vengono strappati dalla vita, assieme ai giovani ed ai vecchi.
E il grande enigma si pone: come opera il karma in un tale evento?
E guardiamo ora alla differenza che c’è tra una catastrofe naturale e una provocata dalla civiltà, quale, ad esempio, un grave incidente ferroviario: c’è una bella differenza, che risulta importante, essenziale quando la si esamina alla luce del karma.
Normalmente quando a causa di un terremoto muoiono insieme degli uomini, come ho appena descritto, essi sono in qualche modo karmicamente legati fra loro, così come lo sono le persone che abitano in un medesimo luogo, unite da legami karmici più o meno accentuati e che, in ogni caso, hanno a che fare le une con le altre essendosi incarnate in condizioni di vita comuni. Sono venute dall’esistenza preterrena ad incarnarsi nel medesimo luogo e, di conseguenza, sono andate insieme incontro alla conclusione improvvisa della loro esistenza.
Osserviamo ora una catastrofe ferroviaria e vedremo l’opposto: fra tutte le persone coinvolte, di regola solo poche saranno karmicamente legate fra loro. Chi c’è perlopiù su un treno? Solitamente non sono persone che hanno già avuto a che fare le une con le altre, ma sono individui che si trovano assieme senza che fra loro esistesse prima un legame, come invece succede sempre quando accade un terremoto.
Si potrebbe dire che il destino mette insieme per la prima volta coloro che muoiono in una catastrofe ferroviaria. Non vediamo un agire del karma completamente diverso nell’uno e nell’altro caso?
Ed ora osserviamo con gli occhi della scienza iniziatica la devastante catastrofe di un terremoto. Non vi scorgiamo certo persone il cui karma fosse predisposto, fin dalla nascita, così che il filo della loro esistenza venisse rotto proprio nel momento di quella catastrofe comune. Le persone, in un certo senso, sono state strappate dal loro karma personale mediante quell’evento.
Come è possibile? Nel consiglio divino la cosa più importante è portare a termine il proprio karma!
Vedete, tutto quello che si manifesta negli eventi naturali, come nei terremoti, le eruzioni vulcaniche, le inondazioni e simili non fa parte del consueto naturale evolversi della Terra ma, pur seguendo leggi naturali, compare nell’evoluzione terrestre qualcosa di estraneo.
Quello che così prorompe nell’evoluzione terrena era favorevole e necessario all’evoluzione ai tempi in cui l’umanità non sottostava ancora nella forma odierna alla nascita e alla morte. E se vogliamo farci un’idea precisa di quanto è appena stato detto, allora volgiamo lo sguardo indietro all’antica epoca lunare.
Nell’antica era lunare, che ha preceduto quella terrestre, l’uomo non sottostava alla vita e alla morte in modo da entrare nell’esistenza fisica grazie ad un passaggio improvviso cagionato dalla nascita o dal concepimento, o da uscirne altrettanto improvvisamente nel momento della morte. Il passaggio era molto più dolce, si trattava di una graduale trasformazione, di una metamorfosi, piuttosto che di un salto improvviso. L’uomo terreno, o meglio l’uomo lunare, non era materializzato come quello del giorno d’oggi. E l’uomo non era nel mondo spirituale così spiritualizzato come quello di adesso.
L’umanità che viveva sulla Luna aveva bisogno di leggi naturali completamente diverse – leggi naturali che mostravano la vita lunare in un continuo movimento, interiormente fluttuante e spumeggiante, come ondeggiante. Quello che a quei tempi era interiormente spumeggiante, mosso, oggi si è irrigidito, benché solo in parte, anche nella Luna, che è la nostra attuale accompagnatrice nel cosmo. Ma l’elemento rigido della Luna, che in realtà è una cheratinizzazione, rimanda all’antica mobilità interiore della Luna, che agisce ancora sulla Terra quando si manifestano quegli eventi elementari a cui ho accennato. Lì non sono all’opera le consuete leggi di natura della Terra, ma è l’antica Luna che prende a rumoreggiare, quella Luna che è in orbita nell’universo nella forma per lei oggi legittima, ma che dopo essersene andata via ha lasciato una parte delle sue forze nella Terra.
E ora ricordatevi come ho illustrato il fatto che con il karma dell’uomo sono in relazione quelle Entità che un tempo erano i grandi maestri primigeni dell’umanità, che hanno portato al genere umano la grande saggezza originaria e che vivevano sulla Terra non in un corpo fisico ma in uno eterico, e che ad un certo punto hanno abbandonato la Terra e oggi abitano la Luna, così che noi li incontriamo nel periodo che trascorriamo fra la morte e una nuova nascita.
Sono le Entità che, con una vera e propria scrittura animico-spirituale, scrivono nel profondo dell’etere cosmico ciò che appartiene al karma umano.
Ma nell’universo c’è una specie di congiura che trova la sua massima espressione nel fatto che non viene usato solo ciò che accompagna la nostra Terra come debita Luna, ma anche quello che è rimasto come residuo lunare a brontolare dentro la Terra. E questo viene usato dalle forze arimaniche, che così possono intervenire nelle vite degli uomini. Si può così anche vedere come siano le forze arimaniche a mostrare il loro volto voluttuosamente soddisfatto dalle profondità della Terra ogni volta che si verificano queste catastrofi naturali.
Perciò si può vedere, con l’aiuto della scienza iniziatica, l’uomo che, in casi simili, muore dopo aver svolto quella parte del suo karma che giunge fino al momento nel quale il filo della sua vita venne improvvisamente tagliato. Avrebbe dovuto vivere ancora un pezzo della sua esistenza, breve o lungo a seconda che fosse anziano, adulto o lattante quando è stato strappato alla vita. Ci sarebbe stata la possibilità che il filo della sua vita si dipanasse ancora per tutte le vicende previste per la sua esistenza. All’improvviso sopravviene invece nel corpo fisico come in un attimo quel che doveva accadere nel corso di un lungo tempo.
Cari amici, riflettiamo su ciò che qui si presenta in realtà. Supponiamo che un uomo di trent’anni sia stato travolto da una catastrofe (vedi il disegno nella quarta di copertina). Se così non fosse stato, secondo il suo karma avrebbe raggiunto, supponiamo, i 65 anni, attraversando una quantità di esperienze nel corso della sua vita. Queste sono rimaste a livello potenziale, ma nel suo karma, nella costituzione del suo corpo eterico, così come in quella del suo corpo astrale e dell’Io, esse sono una realtà.
Cosa sarebbe successo fino al sessantacinquesimo anno? Dopo la fase di crescita, il suo organismo sarebbe entrato in quella di invecchiamento. Sarebbe avvenuto un lento e sottile decadimento, fino al suo compimento a 65 anni.
Questa lenta decadenza, che avrebbe abbracciato trentacinque anni, procedendo con un ritmo molto più lento, corrispondente a quella durata, è stata in un certo senso compiuta in un attimo, si è concentrata in un istante. Ma questo può avvenire solo nel corpo fisico, non in quello eterico, non in quello astrale o nell’organizzazione dell’Io.
Nel caso descritto quell’uomo entra nel mondo spirituale con un karma non vissuto fino in fondo.
In questo modo viene introdotto nel mondo spirituale qualcosa che non era previsto vi entrasse: un corpo eterico, un corpo astrale e un’organizzazione dell’Io che avrebbero potuto restare ancora sulla Terra. Invece di continuare a vivere sulla Terra, essi vengono portati nel mondo spirituale. Realtà destinate alla Terra vengono introdotte nel mondo spirituale.
Così in ognuna di queste catastrofi naturali vediamo che elementi terrestri fluiscono nel mondo spirituale.
Uomini il cui karma è stato deviato dalle forze arimaniche entrano in quella condizione nel mondo spirituale.
Ora dobbiamo porci una domanda che sorge, miei cari amici, dal fatto che se accogliamo seriamente la Scienza dello spirito dobbiamo imparare a farci le domande dal punto di vista del mondo spirituale e degli Esseri del mondo spirituale, così come, con la coscienza ordinaria, si pongono le domande a partire dai mondi e dalle realtà fisico-terrestri.
La domanda che si pone è questa: come accolgono gli Esseri delle tre Gerarchie gli uomini che giungono a loro, portando a quel modo delle realtà dal mondo fisico a quello spirituale?
Sorge il compito, per quegli Esseri, di ricondurre all’armonia quel che è andato apparentemente storto, quel che sembra essere avvenuto in disaccordo con l’ordinamento cosmico. Gli Esseri divini devono confrontarsi con questa realtà per metamorfosare il male arimanico in un bene superiore.
Ci facciamo così una rappresentazione di quale sia nell’ordine cosmico il modo in cui vengono particolarmente scelti proprio quegli uomini che raggiungono i mondi spirituali morendo nel modo indicato. Le Entità spirituali delle alte Gerarchie si trovano di fronte a quanto segue. Devono dire a se stesse:
«Là c’è un uomo con la sua passata incarnazione (vedi il disegno nella quarta di copertina: tratteggio rosso lungo a sinistra).
Attraverso di essa e di ciò che la precedette nella totalità della sua esistenza era stato pianificato un certo insieme di fatti (linea gialla più spessa, sotto), un mondo di esperienze previste per l’incarnazione attuale. Ma di quanto era stato predisposto si è realizzata solo la prima parte, ne è venuto ad espressione solo un pezzo (linea verde). La seconda parte non ha avuto modo di realizzarsi. Perciò abbiamo (disegno in basso a destra: linea rossa) una parte di vita umana che doveva corrispondere karmicamente a questo tratto della sua vita (linea rossa a sinistra), ma che non gli corrisponde, perché ce n’è solo un pezzo (linea verde accorciata a destra). Questo corrisponde solo in parte alla vita precedente, non totalmente».
Allora gli Esseri divini devono guardare a quella vita precedente e dirsi: Ci sono delle cause che non hanno sortito gli effetti dovuti. Ci sono cause rimaste inutilizzate.
Quelle cause non utilizzate gli Esseri divini le possono accogliere e portare all’uomo per rafforzarlo nella sua interiorità in vista della prossima incarnazione (linea in basso a destra). Così la forza di ciò che aveva operato come causa in una precedente incarnazione eromperà ancor più vigorosamente (rafforzamento della linea a destra) nella successiva incarnazione.
Ecco quindi un uomo che se non fosse stato coinvolto in quella catastrofe forse sarebbe venuto al mondo con qualità più modeste, oppure con talenti del tutto diversi rispetto a quelli della successiva incarnazione. Questo uomo si incarna come se fosse un altro nel suo pareggiare il karma, ha anche talenti particolari, perché il suo corpo astrale è stato rafforzato per il fatto che in esso sono racchiuse delle cause rimaste inutilizzate.
Miei cari amici, potete allora meravigliarvi di quella leggenda che parla di un filosofo (Empedocle) gettatosi nel cratere di un vulcano? Quale può essere la causa di una simile decisione in un individuo che era stato iniziato ai misteri dell’universo? L’unica pensabile è che così viene provocato per volontà umana qualcosa che altrimenti può venir causato solo da catastrofi: l’improvvisa morte di chi, invece, se ne sarebbe andato lentamente.
Ciò che viene raccontato di quel filosofo esprime il proposito di comparire in una successiva incarnazione con speciali qualità spirituali. Certo che il mondo assume un aspetto diverso se ci accostiamo in questo modo alle domande profonde che riguardano il karma.
Così abbiamo visto, almeno in linea di principio, cosa avviene in relazione alle catastrofi naturali. Osserviamo ora qualcos’altro. Pensiamo ad una catastrofe causata dal progresso della civiltà, quando le persone coinvolte, non collegate strettamente fra loro da un punto di vista karmico, vengono quasi ammucchiate insieme dagli Esseri arimanici per trovare una morte comune.
La situazione è qui completamente diversa. Sono ancora in azione Esseri arimanici, ma operano su uomini che non sono già in partenza legati fra loro karmicamente in forma di gruppo, ma che proprio grazie a quell’evento vengono a partire da ora uniti fra loro. Qui avviene qualcosa di essenzialmente diverso rispetto alle catastrofi naturali.
Queste evocano nell’uomo che vi è coinvolto una rafforzata memoria di tutto ciò che, quale causa, è contenuto nel suo karma. Quando l’uomo oltrepassa la porta della morte ricorda tutto quanto è contenuto nel suo karma.
• C’è una memoria rafforzata, un ricordo ben chiaro nell’anima dell’uomo morto in una catastrofe naturale; e, al contrario,
• c’è un dimenticare il karma in seguito ad una catastrofe ferroviaria o, in generale, a una catastrofe legata al progresso civile.
La dimenticanza del karma evoca però una ricettività amplificata per le impressioni che sono nuove nel mondo spirituale dopo la morte. Ne consegue che quell’uomo deve chiedersi: cosa ne sarà del karma inutilizzato che è in me?
E mentre sono in particolare le facoltà conoscitive di un uomo che vengono rafforzate nel suo corpo astrale in seguito alle catastrofi naturali, sono invece le facoltà volitive dell’uomo che vengono condensate e rinvigorite dalle catastrofi connesse col progresso della civiltà. Così opera il karma.
Distogliamo ora lo sguardo da queste catastrofi e guardiamo a ciò che viene attuato in modo fanatico e a partire dalle emozioni umane da un gruppo di persone, come quelle di cui ho parlato, dove opera solo ciò che proviene dall’interiorità umana, dove l’uomo vive completamente al di fuori della realtà, causando distruzione. Osserviamo una simile aberrante organizzazione sociale, quale è quella dell’odierno Oriente europeo e seguiamo che cosa accade agli uomini che appartengono a tali rivoluzioni sociali quando oltrepassano la porta della morte.
Come in seguito ad altre catastrofi, anche in questo caso qualcosa viene immesso nei mondi spirituali, qualcosa di luciferico. Viene immesso nei mondi spirituali qualcosa che genera tenebra e devastazione.
• Con le catastrofi sia di natura che di civiltà viene sempre portata dal mondo fisico al mondo spirituale luminosità;
• Con le aberrazioni sociali, invece, viene portata nei mondi spirituali tenebrosità.
Passando dalla porta della morte, gli uomini entrano nei mondi spirituali come chi attraversa una nuvola oscura e pesante. Infatti la luce che Lucifero accende nelle emozioni degli uomini sulla Terra opera come la più densa tenebra nel mondo spirituale, quando l’uomo vi entra passando per la porta della morte.
Entrano così nel mondo spirituale quelle forze che provengono dall’interiorità dell’uomo. Passioni e brame che dovrebbero agire solo dentro l’uomo vengono introdotte nel mondo spirituale, fiammeggiano anche nel mondo spirituale.
Anche queste sono forze che la potenza di Arimane può modificare nei mondi spirituali, servendosi delle forze evolutive lunari ancora presenti nella Terra. Qui Lucifero tende davvero la mano ad Arimane:
«Ciò che viene introdotto nel mondo spirituale quale impulso culturale fondato esclusivamente su emozioni, che è sorto soltanto da una fuorviata coscienza terrena, proprio questo è ciò che, trasformato in eruzioni vulcaniche o in terremoti, erompe dall’interno della Terra verso la sua superficie».
Da queste premesse noi impariamo a porre la giusta domanda riguardo al karma della Terra, al karma dei popoli e riguardo al karma individuale umano in quanto ad essi connesso.
Impariamo a porre questa domanda così da saper cercare le cause originarie nelle azioni umane luciferiche in un certo ambito della Terra, dove un’antica cultura viene distrutta dall’emotività umana, dove istinti selvaggi vogliono creare qualcosa di arbitrariamente nuovo, ed invece possono agire solo in forma distruttiva. Dobbiamo chiederci: dove un giorno esploderà l’eruzione vulcanica oppure la scossa di terremoto scaturite da ciò che ora avvampa nelle selvagge passioni umane? La scienza dell’iniziazione, quando guarda a questi eventi, può e deve porre a modo suo la domanda:
«Quando sono state create le cause di queste catastrofi di natura»? E la scienza dello spirito risponde: «Nel corso degli orrori e delle atrocità delle guerre, a causa delle efferatezze sorte con l’evoluzione ed il progresso dell’umanità».
Così sono collegate fra loro le cose, quelle che si svolgono dietro le quinte dell’esistenza. Osservando gli eventi in questo modo, essi non rimangono isolati. Si inseriscono nel nesso del divenire universale. Ma come entrano poi a far parte del destino dei singoli?
Cari amici, gli Esseri divini esistono davvero, sono realmente collegati con l’evoluzione umana. Il loro compito, come ho già ricordato, è quello di trasformare sempre di nuovo quel che succede nel modo descritto in qualcosa di positivo, tale da favorire il destino umano.
Qualcosa del genere succede continuamente nella connessione del mondo terrestre-spirituale, cioè che destini umani vengano strappati dalle ali di Lucifero e dagli artigli di Arimane – poiché le Entità divine sono buone.
Ciò che di ingiusto viene da Arimane e da Lucifero seminato nel mondo dietro le quinte dell’esistenza, tutto questo, miei cari amici, mediante le divinità buone viene di nuovo indirizzato sulle vie della giustizia così che, alla fine, il nesso karmico è sempre buono e giusto.
Il nostro sguardo, che deve essere assolutamente ricolmo di comprensione per il karma umano, viene distolto dal destino umano ed indirizzato verso il destino degli Esseri divini.
Negli orrori, nelle efferatezze, nelle atrocità della guerra, nel loro rapporto con le catastrofi naturali che portano gli uomini a morire noi vediamo svolgersi la lotta delle Entità divine buone contro quelle malvagie in due direzioni opposte.
Spingiamo lo sguardo oltre la vita umana per rivolgerlo a quella divina: vediamo la vita degli Esseri divini dietro a quella umana. La consideriamo non secondo aride e teoriche concezioni, ma con la partecipazione del cuore; vediamo questa vita divina nel suo rapporto con quanto si svolge nel karma individuale dell’uomo sulla Terra, perché i destini umani e quelli divini sono intrecciati tra loro.
Quando guardiamo a tali cose, allora il mondo che sta dietro l’uomo ci appare molto vicino. Ci si mostra qualcosa che può essere osservato soltanto con la più intima partecipazione. Si mostra, infatti, come il destino umano sia inserito in quello divino, come, in un certo senso, le Entità divine anelino a compiere con gli uomini quello che devono fare a partire dalla loro stessa lotta reciproca. Quando ci avviciniamo a queste rappresentazioni noi torniamo a ciò che, negli antichi tempi della chiaroveggenza, era entrato nel mondo mediante i misteri.
L’iniziato degli antichi misteri veniva dapprima introdotto nel mondo degli elementi, e lì scorgeva come la sua interiorità, quella delle sue qualità morali, si spostava verso l’esterno. Poi aveva imparato a riconoscere le divinità inferiori e quelle superiori, quelle arimaniche e quelle luciferiche: una designazione verbale di immensa portata. Nella posizione di equilibrio fra i due estremi si muovono le Entità divine buone.
Mentre apprendeva progressivamente queste verità, che oggi devono di nuovo essere imparate, il discepolo dei misteri veniva iniziato, a poco a poco, alle profondità dell’esistenza. Se si comprendono a fondo tali nessi si perviene ad una convinzione sorprendente, ma che illumina e ravviva:
A che scopo esiste l’infelicità nel mondo? Per permettere agli Esseri divini di trasformarla in felicità! La felicità da sola non ci farebbe accedere alle profondità della vita. Soltanto la felicità che si sprigiona dall’infelicità del passaggio dell’uomo per il mondo sensibile conduce fin dentro le profondità del mondo.
Quando osserviamo il karma dobbiamo sempre e dovunque non solo fare appello a concetti teorici, ma anche rivolgerci all’uomo nella sua completezza. Non possiamo conoscere il karma senza la partecipazione del cuore, dell’intero sentire, della volontà dell’uomo.
Se si impara a conoscere il karma in questo modo, come è giusto che sia, allora si approfondisce anche questa vita umana. Allora si dà anche il giusto peso ai rapporti di vita che uniscono karmicamente gli uomini fra loro.
Allora ci sono anche momenti, e nella vita di chi non è superficiale non possono mancare, nei quali il karma pesa tanto sull’animo umano. Ma tutti questi momenti vengono compensati dagli altri in cui il karma mette le ali, così che l’uomo può innalzarsi con la sua anima dalla Terra al cielo.
Noi dobbiamo sentire profondamente nell’interiorità dell’animo l’unione del mondo divino con quello umano, se vogliamo parlare del karma nel suo vero senso.
Perché ciò che qui sulla Terra ci appartiene o ci circonda nel corso di un’esistenza viene dapprima distrutto nel percorso fra la morte e una nuova nascita. Ma quel che rimane è ciò per cui le Entità divine, gli Esseri delle Gerarchie ci danno la mano per condurci. Nessuno potrà sviluppare la giusta disposizione animica verso la conoscenza del karma se non lo riconoscerà come un venir guidati per mano da parte delle Entità divine.
Miei cari amici, sforziamoci di conoscere il karma così che sorga dentro di noi il sentimento: mentre mi avvicino al sacro terreno spirituale nel quale mi si chiarirà qualcosa sul karma, devo afferrare la mano che mi porgono gli Esseri divini.
I nostri sentimenti devono diventare così concreti se vogliamo accostarci alle vere conoscenze del mondo spirituale, come sono quelle relative al karma.