Prefazione
Tutto è in evoluzione: pochi altri pensieri sono stati in primo piano nell’umanità moderna quanto questo. Il motivo di tale fatto è che gli uomini si sono concentrati sempre più sul mondo percepibile dai sensi, nel quale tutto si modifica. Non ci si può immergere due volte nella stessa acqua, nessuna pera matura rimane in tale condizione anche solo per pochi giorni, non c’è tempo meteorologico che possa rimanere a lungo ugualmente bello o ugualmente brutto.
Un’umanità più antica era maggiormente ancorata a quanto è costante. Attribuiva meno valore a ciò che è in evoluzione. La verità della geometria euclidea, secondo cui la somma dei tre angoli di un triangolo è di 180 gradi, non è in evoluzione. È valida nei secoli, nei millenni. Concetti quali saggezza e amore, pensare e agire, non cambiano il loro contenuto dall’oggi al domani.
Qualcuno chiede a un suo vecchio amico, che non vede da vent’anni: sei sempre lo stesso o sei un altro? L’amico potrebbe trovarsi in imbarazzo nel rispondere. Sa di essere lo stesso uomo, ma sa altrettanto bene di essere diventato un altro. L’evoluzione presuppone qualcosa che è sempre in mutamento, ma anche qualcosa che rimane uguale a se stesso. Non c’è evoluzione senza qualcosa di costante che si evolve, non c’è evoluzione se ciò che c’è non è in perenne trasformazione.
L’essere umano si evolve dall’inizio alla fine della sua vita. Oggi, molti partono dal presupposto che prima della nascita o del concepimento non c’è evoluzione dell’uomo, perché pensano che a quel punto lì l’essere umano ancora non ci sia. Così per il dopo-morte: alcuni ritengono che in quella condizione l’uomo non esista più, altri parlano di un’anima immortale ma a fatica sanno dire qualcosa di concreto riguardo alla sua successiva evoluzione.
L’idea delle ripetute vite terrene prende l’evoluzione molto più sul serio. Secondo questo modo di vedere ciascun essere umano prende parte a tutta l’evoluzione dell’umanità e della Terra, si evolve a partire dal primissimo inizio fino al termine ultimo. Prima della sua attuale nascita egli ha già vissuto una lunga evoluzione; dopo la sua morte si evolverà ancora a lungo, trascorrerà ancora diverse vite sulla Terra.
E la verità è anch’essa in evoluzione? Si prenda l’esempio appena citato: o è vero che ogni essere umano vive solo una volta sulla Terra, oppure è vero l’altro caso, e cioè che ognuno vive per più volte la vita terrena. In un modo o nell’altro, la verità non muta, non può essere lei stessa in evoluzione. Nessuno dotato di buon senso affermerà essere vera una volta una cosa, una volta l’altra! La capacità dell’uomo di intendere la verità, il suo modo di esprimerla è in evoluzione, non però la verità stessa.
Le conferenze di Rudolf Steiner qui pubblicate sono piene di verità riguardo all’evoluzione dell’essere umano. Esprimono l’oggettiva verità sull’evoluzione della Terra, le trasformazioni attraverso cui sono passati pianta, animale e uomo. Descrivono in modo oggettivo come vivevano, sentivano e pensavano gli antichi Indiani e gli Egizi, i Greci e i Germani. Sono tutti fatti di cui si può dire che sono o non sono veri, ma dei quali non ha senso dire che sono in evoluzione. Nulla si può cambiare alle imprese di un Cesare: qui nulla può evolvere.
In ogni tempo la verità è la realtà inequivocabile e oggettiva di quanto evolve, e del modo in cui evolve. Anche per lo scienziato naturalista sarebbe fatale doversi impedire qualsiasi ferma dichiarazione riguardo a una betulla per il fatto che la betulla è in continua evoluzione, che sempre muta, o addirittura diventa qualcos’altro.
Per la scienza naturale l’inizio del mondo è un problema perché essa muove dal fatto che prima del mondo non esisteva nulla che potesse evolvere. Il discorso del big bang sa molto di credenza nei miracoli: una frazione di secondo prima non esisteva ancora nulla, e poi tutto il mondo materiale esisterebbe improvvisamente – con tutte le sue leggi e le sue forze! All’inizio il miracolo più irrazionale, e subito dopo la ferrea razionalità di tutte le leggi naturali valide fino a oggi. E come sarà la fine del mondo? A detta di molti scienziati naturalisti, dovrà anche lì avvenire qualcosa di miracoloso, per esempio un super-GAU, che farà saltare per aria di botto il mondo intero insieme a tutti gli uomini, i loro pensieri e i loro progetti.
Kant vuole cavarsela negando alla ragione umana la capacità di risolvere la questione in modo univoco. Egli ritiene che la ragione umana possa dimostrare rigorosamente che il mondo deve avere avuto un inizio, ma non meno inopinabilmente essa può dimostrare anche che il mondo non può aver avuto inizio. Si può leggere tutto ciò nella sua Critica della ragion pura, tra le famose antinomie della ragione.
Egli definisce una pazzia della ragione il voler comprendere il vivente, la prima forma del soprasensibile. Goethe è convinto che una tale pazzia rappresenti la cosa più bella per l’ulteriore evoluzione della ragione stessa. Il contrasto fra Kant e Goethe è fino a oggi non risolto nella cultura, forse molti non lo hanno nemmeno notato. La ragione umana è in continua evoluzione – questa è la convinzione di Goethe. Kant prende invece le mosse da una ragione che resta sempre uguale a se stessa.
Una delle maggiori difficoltà della scienza naturale nel rappresentare il formarsi del mondo consiste nel fatto che essa assume come primo stato della materia il gas, l’aeriforme. Ma un vero passaggio dal soprasensibile al sensibile, dallo spirituale al materiale, è possibile solo nell’elemento del calore. Per dirla con Steiner: «Tutto il nostro sistema solare discende da questo antico Saturno. Lo si potrebbe addirittura paragonare, non completamente ma almeno approssimativamente, alla nebulosa cosmica primordiale di Kant-Laplace dalla quale, secondo l’opinione di molti uomini moderni, si è formato il nostro sistema solare. Il paragone non calza però completamente in quanto i più pensano a una sorta di gas come punto di partenza del nostro sistema solare, mentre noi abbiamo visto che non si trattava di un corpo gassoso, bensì di un corpo di calore. Un enorme corpo di calore, questo era l’antico Saturno». (in: Engel und Mensch, conferenza del 14 aprile 1909).
A una scienza dello spirituale non serve nessun big bang, poiché essa parte dal presupposto che prima della creazione visibile esistesse un mondo di Entità invisibili, spirituali. Attraverso il loro operare, con il loro sviluppo interiore, esse formarono il mondo materiale. Qui quegli esseri hanno “espresso” la loro interiorità, in esso si sono “manifestati”. Ciò che un tempo era “inviluppato” nel loro pensare, si è poi sviluppato nel mondo, si è manifestato verso l’esterno. Così fa anche il pittore: egli porta a espressione sulla tela ciò che prima era solo dentro di lui.
La difficoltà dello scienziato naturalista nei confronti della scienza dello spirito sta nell’affermazione di quest’ultima, secondo cui lo spirito è la prima vera origine, la causa prima di tutti gli eventi cosmici. L’uomo odierno non sa fare più l’esperienza dello spirito creatore. Solo se porta il suo pensare in modo libero e individuale a svilupparsi oltre, egli può sperimentare realmente nel pensare lo spirito creatore quale primo inizio di tutte le cose. Solo se nella sua attività pensante l’uomo si sperimenta come spirito creatore, capirà che tutti i contenuti della coscienza ordinaria sono immagini riflesse, che ci fanno diventare coscienti dell’attività dello spirito pensante. Queste immagini riflesse dipendono completamente dal cervello e stanno alla realtà che nel cervello si riflette, come l’immagine riflessa nello specchio sta alla realtà che in quest’ultimo si riflette.
Un esempio importante di come qualcosa evolva in qualcos’altro è il passaggio dall’animale all’uomo.
È oggi ampiamente diffusa la convinzione che l’uomo si è “sviluppato” dall’animale. Il darwinismo parla dell’uomo come animale superiore. Ma in tal modo si afferma che nell’uomo non si è aggiunto niente di sostanzialmente nuovo che non fosse già presente nell’animale. Se nell’uomo deve esistere qualcosa di essenziale che l’animale non possiede, bisogna chiedersi: come può l’animale creare, sviluppare a partire da sé qualcosa di nuovo che non porta affatto in sé, che è completamente estraneo alla sua natura?
Charles Darwin è ben lontano dal negare un creatore divino delle specie animali. Solo, lui ritiene che la divinità avrebbe inizialmente creato una o poche specie animali, le quali si sarebbero poi evolute da sé in tutte le altre, trasformandosi ognuna nelle seguenti. Nella Conclusione della sua famosa opera L’origine delle specie, egli scrive: «Secondo la mia opinione, concorda meglio con quanto conosciamo delle leggi impresse dal creatore alla materia il fatto che il formarsi e lo scomparire di abitanti della Terra passati e presenti siano dovuti a cause secondarie, come quelle che determinano la vita e la morte dell’individuo». (To my mind it accords better with what we know of the laws impressed on matter by the Creator, that the production and extintion of the past and present inhabitants of the world should have been due to secondary causes, like those determining the birth and death of the individual). Con cause secondarie si intende tutto quel che è percepibile nel mondo materiale. Ciò deve bastare secondo Darwin a spiegare l’evoluzione. Una tale idea equivale a dire che l’artefice di una casa è il mucchio di mattoni di cui è fatta, esso si sarebbe “evoluto” da sé, da mucchio di mattoni a casa. I pensieri-forma dell’architetto, lo spirito dell’uomo che idea la casa non avrebbero avuto nessun ruolo causale.
Adattamento e selezione devono appartenere, per Darwin, alle più importanti cause secondarie di tutta l’evoluzione. Entrambi i concetti presuppongono uno spirito dotato di pensiero e volontà. Per esempio, il costruttore della casa deve con il pensiero adattarsi alla quantità e alla forma dei mattoni che ha a disposizione; deve, con un atto di volontà, compiere una “selezione” tra i materiali adatti e quelli non adatti. Darwin rappresenta l’uomo moderno, cioè l’uomo che è molto poco interessato al costruttore della casa, ed è più interessato a ciò che della sua attività è sensorialmente percepibile: è interessato al cosa e al come. Tale attività viene minutamente descritta, ma non si risale alla causa del suo realizzarsi.
Il modo in cui Rudolf Steiner considera l’evoluzione è allo stesso tempo scientifico-naturale e scientifico-spirituale. Per lui lo spirito è ovunque la causa prima, tutto quanto il percepibile è sempre creazione e forma manifesta dello spirito. Non è l’animale a evolvere in essere umano, bensì nell’animale si esprime un tipo di spirito, nell’uomo un altro completamente diverso. Solo che l’uno si manifesta esteriormente prima, l’altro dopo. Questo dà la possibilità allo spirito dell’uomo di plasmare anche lui per un certo tempo le specie corporee animali già presenti, di trasformarle per renderle strumento adatto alla sua incarnazione.
Lo scienziato naturale moderno diventa un materialista quando ritiene che solo quanto è percepibile dai sensi è realtà e che tutto ciò che non è percepibile può solo esserne l’effetto. Questo accade per esempio se si considerano i processi percepibili nel cervello come causa di tutti i fenomeni della coscienza. Allora serve a poco l’esortazione del Dalai Lama di provare a pensare il processo anche al contrario, di vedere cioè la coscienza, lo spirito come causa di quanto avviene nel cervello: «Sollevai allora la domanda: ci si può immaginare anche la sequenza contraria, per cui i pensieri fanno sorgere i processi chimici nel cervello?». Il problema è che un ricercatore naturalista non può soddisfare questa esortazione se è del tutto convinto della non esistenza di una pura realtà soprasensibile a se stante.
Si può dire che c’è un’evoluzione da sotto e una da sopra. Va tutto benissimo quel che lo scienziato naturalista rileva nello sviluppo degli organismi dai più semplici ai più complessi. Si tratta dell’evoluzione di specie corporee, tra cui quelle che furono abitate da esseri umani. Ma l’uomo non è il suo corpo, l’evoluzione delle specie corporee non è ancora l’evoluzione dell’uomo come anima o spirito. I diversi corpi umani vengono creati, edificati da spiriti umani in base al loro grado di evoluzione.
Un pensiero centrale nella teoria evoluzionista della scienza dello spirito è che nell’uomo sia in evoluzione soprattutto il modo di interagire tra spirito e materia, tra coscienza e cervello. Questa evoluzione è fatta sostanzialmente di tre fasi.
All’inizio è all’opera la forza creatrice dello spirito divino. Questo spirito crea il mondo della materia e vi rimane operante come causa. In questo tempo l’uomo vive inserito nello spirito divino come un bambino nel grembo della madre.
Il gradino intermedio di questo sviluppo consiste in un tipo di interazione tra spirito e corpo, nella quale lo spirito umano si unisce sempre più al mondo della materia e così sperimenta una crescente impotenza rispetto a tutti gli eventi naturali. Oggi l’uomo si trova in pieno in questa seconda fase. È un fatto che la maggior parte di quanto avviene nella coscienza dell’uomo odierno è condizionato dalla fisicità, dal sostrato biologico. Ciò fu necessario per dare all’uomo la possibilità di divenire autonomo, poiché solo nella materia, nel corpo, gli uomini sono interamente separati gli uni dagli altri.
Dal modo in cui attualmente spirito e corpo sono in azione reciproca entro l’uomo deriva il compito di realizzare il terzo grado nella sua evoluzione: diventando sempre più libero e autonomo l’individuo può evolvere il proprio spirito pensante, tanto da fargli acquisire sempre più forza creatrice nei confronti della materia, del fisico. Al termine di tale evoluzione c’è di nuovo la forza creatrice dello spirito nei confronti del mondo materiale. Allora questa forza creatrice sarà propria non solo dello spirito divino, ma sempre più anche dello spirito umano individuale.
Pietro Archiati
estate 2008
Prima conferenza
Noi e gli antichi Egizi
Sfinge e mummia nella cultura odierna
Stoccarda, 4 agosto 1908
Miei cari amici°!
Innanzitutto lasciatemi dire che sono profondamente soddisfatto di poter parlare di contenuti scientifico-spirituali° in un contesto più ampio come un ciclo di conferenze.
Come è tanto importante e necessario per il nostro tempo che la scienza dello spirito° fornisca impulsi in singole conferenze, è altrettanto importante per chi vuole approfondirsi nella vita e nella ricerca scientifico-spirituale° accogliere all’interno di un certo contesto argomentazioni più complete sui contenuti scientifico-spirituali. Solo così diventa possibile esprimere con maggior precisione determinate cose, inserirle in un insieme da cui ricevono la giusta luce, la giusta coloritura, altrimenti questa o quell’altra cosa rischia necessariamente di essere fraintesa.
Certe esposizioni scientifico-spirituali danno del filo da torcere se le si vuol capire davvero. Alla scienza dello spirito bisogna accostarsi non solo con l’intelletto e con la buona volontà, ma anche con ciò che in senso esoterico si può chiamare pazienza. In un senso più profondo, pazienza vuol dire: lasciare che l’una o l’altra immagine si illumini solo attraverso qualcos’altro, attendere finché l’una o l’altra cosa divenga comprensibile dall’insieme.
Come introduzione, oggi tratteggerò le linee generali, più che addentrarmi in questo compito. Vogliamo innanzitutto stabilire di cosa parleremo nei prossimi giorni.
Siamo davanti a un tema complesso: Mondo, Terra, Uomo, niente meno che un abbozzo dell’ampio sapere che possiamo acquisire sul mondo visibile e invisibile.
• Quando diciamo Mondo, il nostro sentire va alle parti più lontane del cosmo,
• quando usiamo la parola Terra, il nostro sentire va allo scenario entro cui è collocata l’umanità.
• Infine, il termine Uomo, in senso spirituale, ci rimanda a quel che hanno inteso i mistici di ogni tempo quando dicevano: «O uomo, conosci te stesso!»
Proprio il fatto di proporci un compito così elevato giustifica questo sottotitolo: «Loro natura ed evoluzione, e loro riflettersi nella relazione tra mito egizio e cultura presente».
Se osserviamo la relazione tra la cultura egizia e la nostra, vedremo quali forze misteriose pervadono la vita umana. Quando parliamo della cultura egizia, diventano evidenti all’occhio spirituale tre periodi dell’aspirazione umana, dell’indagine umana e della conduzione morale della vita umana:
• la cultura millenaria che si è diffusa nell’Africa nord-orientale, lungo il Nilo,
• dopo di questa si è sviluppata la civiltà greco-latina, che ha avuto come suo centro da un lato il popolo greco, dedito alla bellezza, dall’altro la forte civiltà romana.
Ricordando quello che è stato espresso in altre conferenze scientifico-spirituali, sappiamo che in quest’ultimo periodo che è subentrato, quello greco-latino, è apparso sulla Terra lo Spirito solare°, e che
• il nostro presente richiama il terzo periodo.
Si mostrerà quali forze agiscono tra il terzo e il nostro periodo. I germi della cultura egizia furono posti nel grembo dell’umanità che si andava poco a poco evolvendo. Rimasero nascosti nel periodo greco-latino, e sarà nostro compito ricondurre all’antica cultura egizia molte delle aspirazioni e dei sogni dell’attuale umanità, molto di ciò che i ricercatori di oggi vanno scoprendo, e riconoscerlo come germe dischiuso di quella cultura.
In una centrale elettrica, negli impianti che per via telegrafica uniscono un luogo della Terra all’altro, la forza motrice corre sotterraneamente come un filo metallico da una zolla all’altra della Terra, anche se gli uomini non lo sanno. Si crea un collegamento attraverso forze misteriose.
Nello sviluppo della storia succede qualcosa di simile. Con lo sguardo dello spirito vediamo tessersi i fili che stanno alla base delle manifestazioni storiche. Vediamo come questi fili continuino a tessersi dal periodo egizio a quello romano-cristiano. Questo lo vediamo nella storia esteriore entro una conduzione sovraterrena, ma ci sono anche forze sotterranee che dall’antico periodo egizio agiscono più o meno direttamente sul nostro.
Oggi dovremo piuttosto fare uno schizzo di quel che ci proponiamo. Per questo motivo ho portato l’attenzione innanzitutto alla particolarità che caratterizza il sottotitolo del nostro tema.
Se guardiamo all’antico periodo egizio vediamo alcune testimonianze che si annunciano con forza. Portiamo lo sguardo sulla piramide e sulla sfinge, poi lasciamolo scivolare dall’antico Egitto all’antica civiltà greca e ci verranno incontro i templi greci. Di nuovo lo sguardo scorre attraverso quel che conosciamo dalla storia esteriore e ammiriamo le opere d’arte della scultura greca, quelle figure che come divinità venivano chiamate Zeus, Hermes, Pallade Atena, Demetra. Poi volgiamoci verso l’antica romanità.
Qui troviamo qualcosa di molto strano. Troviamo come dall’antica civiltà greca all’antica civiltà latina (italica) si formi uno stile, come queste figure dell’antica romanità, che più ci sono rimaste in mente, siano vestite con la toga, la quale è qualcosa di più di un abito esteriore. Che cosa proviamo noi quando volgiamo lì il nostro sguardo? Cosa è rimasto impresso nell’anima?
Si sono impresse certe figure dell’epoca imperiale e del primo periodo repubblicano, come se le figure ideali dell’epoca greca fossero discese e si fossero presentate davanti alla nostra anima come corpi fisici!
Se paragoniamo la disposizione d’animo di un greco – tebano o ateniese – con quella di un romano, troviamo che i cittadini di Sparta o Atene si sentivano parte, come spartani o ateniesi, di un’anima comune. I cittadini della polis greca si sentivano più degli spartani, dei tebani, degli ateniesi che non delle individualità umane singole. Al contrario, il romano ci sembra pienamente centrato sulla propria personalità.
Per questo, il concetto del diritto appare come qualcosa che appartiene in particolare alla romanità. I precedenti concetti del diritto erano tutt’altro. Solo nell’antica Roma l’uomo impara a sentirsi come singolo individuo, non come appartenente ad Alba Longa o alla città di Roma. L’antico romano si sente al centro della sua umanità in quanto cittadino. Con ciò è arrivato il tempo in cui lo spirituale è penetrato nella nostra Terra.
Il greco si percepiva in quanto tebano, spartano o ateniese. Il concetto Atene era per lui come una nube spirituale in cui stava inserita la città di Atene in qualità di comunità, però non visibile, non di questo mondo. L’uomo guarda a qualcosa oltre di sé. Al contrario, il romano guarda prima di tutto a sé. Per lui lo spirituale è disceso completamente, ed è pronto il tempo in cui anche la spiritualità più alta, il divino, può discendere completamente nello Spirito solare.
Quando il primo di questi tre periodi di cultura si estende oltre il periodo greco-romano, si compie un processo meraviglioso.
Quando, in Egitto, Mosè riceve dalle regioni superiori il compito di condurre il suo popolo al dio spirituale, chiede a dio: sì, ma cosa devo dire al mio popolo, se mi domanda: chi ti manda, chi ti ha dato questa missione? La risposta è: «Di’ a coloro ai quali io ti mando che ti ha mandato l’Io sono l’Io-sono». (Es 3,14)
Io sono diventa così il nome del dio unitario che governa e opera in mondi superiori e non è ancora disceso nel mondo° fisico. Di chi è questa voce in grado di rendersi percepibile a Mosè? Chi parla dai mondi spirituali?
Chi parla è proprio Colui che in seguito apparirà come lo Spirito solare incarnato e visibile, che prima poteva parlare solo dalle altezze spirituali a chi intendeva il linguaggio dell’iniziazione.
Vediamo quanto sono importanti queste cose per l’uomo nel mondo. Vediamo che i diversi aspetti della cultura derivano da quello che l’umanità ha ricevuto. Vediamo come la piramide si sviluppa in quel che diventerà chiesa romanica, e come a partire dal sesto secolo appare la croce con il Gesù morto.
A poco a poco nasce poi una figura misteriosa nella forma stupenda della Madonna Sistina raffigurata da Raffaello. Tutti conosciamo quella magnifica Vergine, quel bambino che la Madonna tiene in braccio. Tutti abbiamo sicuramente provato qualcosa di inesprimibile davanti a quel quadro. Ma vogliamo osservare ancora una cosa.
Non a caso l’artista ha lasciato la Madonna avvolta da una formazione di nuvole da cui emerge una moltitudine di figure angeliche. Vogliamo immergerci completamente in questa immagine di Madonna. Chi lo fa, presagisce e sente che qui c’è ancora molto più di quel che ragione e sentimento possono cogliere normalmente di questo quadro. Questi Angeli a nuvola non ci dicono forse qualcosa, se li osserviamo con sufficiente profondità? Sì, alla nostra anima viene sussurrato:
Qui davanti a noi sta un vero e proprio miracolo! Non crediamo che questo bambino, nella forma in cui ci viene incontro, possa essere nato da donna nel modo consueto. No, queste figure angeliche così meravigliose nel loro aleggiante divenire ci dicono che questo bambino è solo più condensato di loro, è stato come desunto dalle nuvole e posto tra le braccia della Vergine.
Ci viene indicato il rapporto meraviglioso tra questo bambino e la madre.
Se dipingiamo questo quadro davanti al nostro spirito, emerge qualcos’altro al nostro sguardo. Forse non molti ci riescono, ma è possibile farlo: affiora l’immagine di un’altra madre verginale, l’Iside con il figlio Horus dell’antico Egitto.
E si può ipotizzare una relazione misteriosa tra la Madonna e quell’Iside presso il cui tempio stavano le parole: «Io sono ciò che era, ciò che è e ciò che sarà. Nessun mortale può sollevare il mio velo». La stessa cosa che abbiamo ora accennato come un delicato miracolo nel quadro di Raffaello, è annunciata anche nel mito egizio dove si racconta di come nacque Horus che cadde come un raggio di luce di Osiride sopra Iside, e fece apparire il bambino.
Andiamo di nuovo con lo sguardo alle origini dell’era cristiana e immergiamoci in ciò che un duomo gotico, con i suoi meravigliosi archi ogivali, può rappresentare per l’umanità.
Richiamiamo alla memoria quel che succede nelle adunanze dove veri credenti stanno di fronte a veri sacerdoti. Come la luce del Sole si frantuma attraverso le vetrate ed entra in singoli colori, e come coloro che, parlando, fanno echeggiare suoni dai quali gli ascoltatori ricevono un’immagine della luce spartita nei colori, cosicché la forza unitaria dell’essere divino si rappresenti frastagliata nei sensi umani, allo stesso modo, quel che dice il sacerdote diventa patrimonio di ogni singolo.
Ora spingiamoci un po’ più a fondo in quel che si pone dinanzi all’anima quando osserviamo la piramide egizia. No, non è speculando col pensiero, per quanto ci si sforzi, che ci viene svelato quel che la piramide ha da dirci. Qui i segreti della Terra e dell’uomo sono espressi simbolicamente. Non è sforzando lo spirito che possiamo scoprire quello che si è inteso con queste forme architettoniche.
Nella piramide si esprimeva quel che sentiva il sacerdote egizio. Oggi voglio solo far notare quel che lui sentiva e comunicava in immagini al popolo egizio.
Questa saggezza era profonda, era l’esperienza immediata di tradizioni antichissime, come un ricordo che si perde nella notte dei tempi. E il saggio egizio che incontrava Solone dava questa descrizione: in realtà, voi greci restate bambini per tutta la vita. Nel vostro animo puerile non vive nulla dell’antica tradizione, della antica sacra saggezza.
Da dove proveniva questa antica saggezza cui il saggio si riferiva?
Proveniva dall’antica epoca atlantica. Quello che gli Atlantidi conoscevano era stato portato in Oriente oltre il diluvio universale, attraverso la nostra attuale Europa, dove ha lasciato i miti nordici. È giunto in Asia come sacra cultura paleo-indiana e persiana, e da lì è ritornato come antica saggezza egizia. Ma anche per via diretta è giunto in Africa e da lì è confluito nella saggezza egizia. Che tipo di saggezza era quella di cui quel sacerdote aveva parlato a Solone, come di una sacra tradizione antica?
Se solo osserviamo la differenza tra l’antica epoca atlantica e la nostra, tutto ci diventa più chiaro. A quel tempo l’uomo era dotato di forze chiaroveggenti. Egli vedeva attorno a sé un mondo che oggi non vede più. Questo mondo si manifesta solo allo sguardo chiaroveggente in grado di riconoscerlo. A quel tempo l’uomo era naturalmente dotato di questa chiaroveggenza. Allora i suoi compagni non erano solamente gli esseri umani in carne e ossa, ma anche le anime di animali, di piante e minerali. Ci viveva assieme, come oggi noi viviamo insieme agli altri.
Ci fu un tempo in cui non esisteva il rigido contrasto tra giorno e notte che oggi viviamo. Oggi, quando il corpo astrale insieme all’io al mattino ritorna entro il corpo fisico, l’uomo vede solo il mondo fisico, mentre di notte normalmente non vede nulla attorno a sé. A quel tempo, in particolare nei più antichi tempi atlantici, non era così.
Quando l’anima umana la sera usciva dal corpo fisico, vedeva un mondo di esseri spirituali. Come oggi, durante il giorno, l’uomo vede esseri in carne e ossa, allora gli apparivano gli dei Wotan e Baldur, oppure Zeus e Apollo. Queste non sono figure inventate, fantastiche, ma espressione di esseri reali che non hanno assunto un corpo fisico-carnale, ma il cui corpo più denso era il corpo astrale.
Poi, il mattino, l’uomo lasciava per un po’ il mondo degli dei ed entrava nel mondo fisico, come a preparare il tempo attuale, ma non esisteva un confine stagliato, netto, tra giorno e notte come lo abbiamo oggi. Parlando di figure divino-spirituali, non ci si riferiva a qualcosa di sconosciuto, ma se ne parlava come noi oggi faremmo nei confronti di uomini del mondo fisico che conosciamo.
I ricordi di quell’antica esperienza fatta da quelli che andavano verso Oriente furono portati qua. E da quei ricordi, insieme alla costituzione del tutto particolare del popolo egizio, si formò la convinzione che nell’uomo vive qualcosa di spirituale, e dunque di eterno. Che l’uomo alla morte venga abbandonato da qualcosa di divino-spirituale, che è eterno, non era un’astratta verità per gli egizi, ma una verità che sperimentavano.
Se vogliamo caratterizzare quello che l’uomo provava di fronte a ciò che chiamiamo immortalità dell’essere umano, gli facciamo dire:
Dell’uomo vedo giacere la cenere che era il portatore del suo io. Dall’esperienza dei miei antenati atlantici so che resta qualcosa che va in altri mondi. L’uomo non assolverebbe il suo compito se volesse vivere unicamente in quei mondi spirituali: deve invece stringere un legame tra questi mondi spirituali e tutto il mondo terreno, il mondo fisico. Noi dobbiamo avere come una specie di laccio magnetico per l’anima che va verso le alte regioni, per suscitare in essa il sentimento costante che deve ricomparire su questa Terra.
Sappiamo dalle nostre conoscenze scientifico-spirituali che l’umanità provvede da se stessa al ritorno in nuove reincarnazioni, che nel periodo del kamaloka (il purgatorio) l’uomo viene inchiodato al fisico-terrestre da certe forze che non lo lasciano immediatamente risalire. Parliamo di quel che l’anima deve attraversare dopo la morte per il fatto che una certa relazione la incatena tuttora alla vita terrena.
Noi siamo esseri umani che vivono nell’astrazione, ma in Egitto viveva la tradizione. L’egizio era l’opposto del teorico.
L’egizio voleva vedere con i sensi il cammino che fa l’anima dopo la morte. E da questo pensiero costruì la piramide. L’architettura della piramide deve stabilire il percorso dell’anima che risale. Qui vediamo l’incatenamento dell’anima a ciò che è terreno, dell’anima che non riesce a svincolarsi. La piramide ci viene incontro come un purgatorio reso visibile. Ci dà una visione esteriore dell’anima abbandonata dal corpo che sale alle regioni più elevate.
Se cerchiamo di capire come fosse questa antica tradizione ai tempi in cui vivevano gli atlantidi, troviamo ancora molte cose che sono completamente nascoste all’umanità attuale.
Teniamo presente che nell’epoca atlantica il corpo eterico non era ancora collegato al corpo fisico come oggi. Allora il corpo eterico sporgeva, come il veggente può vedere ancora oggi nel cavallo: dalla sua testa sporge una figura luminosa, il capo eterico. Altrettanto nell’elefante, e così via. Nell’uomo atlantideo la testa eterica sporgeva in parte, anche se non in modo così evidente.
Solo nell’epoca post-atlantica il capo eterico si ritrasse progressivamente entro il corpo fisico, in modo che i due coincidevano. Siccome nella testa eterica molte forze erano ancora al di fuori, la testa fisica non era ancora di tipo umano. Si vedeva ancora qualcosa della forma della testa di un animale inferiore.
Cosa succedeva quando l’uomo atlantideo osservava alla luce del giorno l’altro uomo? Vedeva la fronte molto arretrata, la dentatura molto prominente. Ci trovava qualcosa dell’animale. Mentre la notte lo sguardo si volgeva alla bella forma eterica umana del capo, di giorno vedeva spuntare la forma di natura più animale. È questo che vediamo osservando gli antichi atlantidi, in tempi nei quali la forma umana era più vicina alla testa animale, ma unita a un capo eterico molto più bello del capo umano odierno. Immaginiamoci tutto ciò descritto simbolicamente dal sacerdote egizio:
Questo hanno visto le vostre anime atlantiche: di giorno si vedevano come testa di animale ma di notte dalla testa animale si sviluppava il bel capo eterico.
Allora hanno dato forma plastica a questo ricordo con la sfinge. La sfinge non è nulla di inventato. Ovunque in queste rappresentazioni abbiamo realtà, realtà piene.
Dalla piramide egizia giungiamo al tempio greco che viene compreso solo da chi ha il sentimento che nello spazio operano delle forze. Chi ha dato forma architettonica al tempio greco sapeva che lo spazio è completamente pervaso da forze che agiscono tra tutti gli esseri spirituali e quelli fisici.
Possiamo vedere in antichi dipinti tre figure di Angeli che si reggono come tre pianeti che stanno nello spazio senza precipitare. Gli Angeli sono dipinti nel modo giusto se danno all’osservatore l’impressione di reggersi senza cadere. Questa impressione non si ha per esempio nella Pietà di Böcklin, in cui l’Angelo sta per cadere sulla Pietà. Egli deve cadere perché non viene sostenuto dalle forze interne dello spazio.
Coloro nel cui spirito sorse l’immagine, la struttura, del tempio greco, sentivano queste forze che fluiscono nello spazio. Non inventarono il tempio, bensì riempirono di materia ciò che vi è di spirituale; fecero di ciò che è occulto il tempio. Il tempio greco è la forma materiale delle forze che agiscono nello spazio.
E dando forma materiale alle forze che stanno nello spazio, il greco diede occasione agli dei di discendere nel tempio. Il dio utilizzò la forma materiale del tempio per stare tra gli uomini nel mondo fisico. Come i genitori mettono a disposizione del bambino la materia del corpo, in modo che lo spirito possa abitare quel corpo, altrettanto nel tempio greco fu data la possibilità agli esseri divino-spirituali di abitare il mondo fisico.
Non è necessaria la presenza di esseri umani, e però il tempio non è vuoto perché la divinità lì è realmente presente. Il tempio greco non necessita di alcuna comunità perché è un tutto in sé, contiene in sé le forme che congiungono la divinità al tempio.
Se passiamo alla costruzione romanica, vediamo l’evoluzione fino al mondo spirituale lì dove, sulla cripta, viene presentata l’offerta per l’anima che ascende dello Spirito solare. Come nella piramide abbiamo la forma architettonica che ha lo scopo di legare alla Terra l’anima in fuga, quell’anima divina che volentieri starebbe ancora nel mondo fisico, così nella costruzione romanica abbiamo il ricordo della croce cui è appeso il corpo dello Spirito solare che porta a coscienza dell’umanità il fatto che l’anima dello Spirito solare è salita alle sfere spirituali.
• Nella piramide egizia abbiamo l’ancoramento dell’anima alla Terra nella vita dopo la morte,
• nel tempio greco abbiamo la discesa della divinità.
• Nella forma della cripta della chiesa romanica abbiamo espressa la vittoria dello spirituale sulla morte in croce, che deve ricordare l’ascesa spirituale dell’anima vittoriosa.
• Procedendo ancora, giungiamo alla costruzione gotica.
La chiesa gotica non è immaginabile senza la comunità dei fedeli. I suoi possenti archi ogivali tesi verso l’alto devono unirsi alle mani giunte della comunità che anela al divino. Qui non abbiamo più un tempio che possa starsene da solo. Il duomo chiama a raccolta la comunità. Questo ci viene detto anche nella parola duomo [in tedesco: Dom], nella quale si esprime lo stesso che in duma, e cioè popolo [in tedesco: Volks-tum]. Questa parola vuol dire: l’assemblea che viene chiamata a raduno. Volks-tum è dove vengono convocati i membri di un popolo, il duomo, dove i singoli membri vengono rammembrati nel tutto, nella comunità.
Vediamo in tal modo come si evolvono i sentimenti umani, e come correnti spirituali sottostanti alle forze che ci si parano davanti, portano a poco a poco nel nostro tempo ciò che vive nel nostro periodo come reincarnazione dell’antico periodo egizio.
Cos’è che nel nostro tempo determina il materialismo?
È che ampie cerchie di uomini hanno perso l’armonia e l’accordo tra fede e scienza: così, volendo guardare entro lo spirituale, l’uomo non vede nulla, conosce solamente come reale quel che è grossolanamente materiale. Perciò arriva alle volte a negare lo spirituale. L’uomo crede che l’esistenza umana sia finita quando vede il cadavere che giace nella polvere.
Ci chiediamo: può un tale modo di pensare derivare, essere conseguenza proprio di un periodo che era colmo di vita spirituale? Sì! Nella cultura non avviene come nella pianta, e qualche valore deve prendere il posto di un altro che all’apparenza non gli somiglia, eppure gli è profondamente simile.
Oggi l’anima dell’uomo è ancorata al corpo terreno. Le stesse anime che oggi guardano ai corpi fisici umani vissero in ceppi di popoli precedenti come greci e romani, come antichi egizi, e sono il risultato di quello che hanno accolto un tempo, di tutto quello che è vissuto allora nelle loro anime.
Pensiamo al nostro corpo imbalsamato nella mummia: l’anima deve sempre guardare giù, se giù si trova il cadavere. Siccome l’antico egizio doveva guardare giù al suo corpo fisico conservato, il pensiero si è radicato nella forma fisica, si è indurito nella forma fisica. E oggi egli appare come un uomo per il quale questa forma è l’unica realtà.
Oggi volevo solo tratteggiare l’evoluzione del pensiero da un’incarnazione all’altra. Nelle nostre prossime considerazioni guarderemo alle regioni supreme, indagheremo natura, meta e destino dell’uomo, e cercheremo di sciogliere l’enigma per cui un’epoca di cultura compare in una successiva in un modo così misterioso e magnifico.
Domani ripartiremo da qui.
Seconda conferenza
Guarigione
a partire dallo spirito
La medicina egizia
e quella scientifico-spirituale
Stoccarda, 5 agosto 1908
Miei cari amici!
Familiarizzeremo meglio con il vasto tema che ci siamo proposti se, prima di tutto, cerchiamo di formarci un’idea profonda delle due principali polarità che si presentano quando vogliamo mettere in relazione tra loro Cosmo e Terra: le grandi polarità
• dello spirituale-animico e
• del fisico-materiale.
Ci riusciremo nel migliore dei modi se cercheremo di spiegare questa polarità con un fenomeno che all’uomo moderno, che guarda la concezione del mondo e il modo di vivere degli egizi, appare più o meno enigmatico. Intendo il fenomeno del cosiddetto sonno del tempio.
Alla base di questo fenomeno sta l’altro fatto particolare: nell’antica cultura umana la saggezza era in stretta connessione con la medicina, con la salute.
L’uomo odierno ha un concetto molto povero dell’intimo legame tra saggezza e salute, tra scienza e medicina. È compito di una scienza dello spirituale far presente all’uomo una concezione dello spirituale che riporta nuovamente sapienza, medicina e salute in stretta relazione.
Questo ci riporta anche a qualcosa dei nostri discorsi di ieri, a quell’antica figura cui abbiamo pensato nel porre dinanzi alla nostra anima l’immagine della Madonna dipinta da Raffaello: l’Iside dell’antico Egitto con il bimbo Horus, l’Iside con l’iscrizione «Io sono ciò che era, che è e che sarà. Nessun mortale ha mai sollevato il mio velo».
Iside veniva posta in relazione con tutta la medicina, come maestra di medicina dei sacerdoti egizi. Su di lei, verso la fine dell’antichità, circolava un detto singolare: che ancora al tempo in cui era già stata posta tra gli immortali, si interessasse particolarmente alla salute degli esseri umani. Questo indica nessi assai misteriosi.
Vogliamo portare dinanzi alla nostra anima la natura del sonno del tempio, che faceva parte dei mezzi terapeutici degli antichi sacerdoti.
Chi a quel tempo era malato non veniva curato con rimedi esterni. Di quelli ce n’erano pochi e venivano usati di rado. Al contrario, per un grande numero di malattie il soggetto veniva condotto al tempio e lì veniva messo in uno stato di sonno. Ma non si trattava del sonno consueto, quanto piuttosto di una specie di sonnambulismo in cui l’uomo non si abbandonava affatto a sogni caotici, bensì era capace di vere e proprie visioni.
Durante questo sonno nel tempio percepiva figure eteriche e i saggi sacerdoti conoscevano l’arte di agire su queste immagini eteriche dell’uomo. Potevano guidarle e governarle.
Immaginiamo ora un malato portato al tempio. Giunto allo stato di sonnambulo in cui vive in un mondo di figure eteriche, il sacerdote guaritore al suo fianco guida lo stato di sonno con le forze che gli provengono dal potere della sua iniziazione e che oggi sono presenti solo in casi rari ed eccezionali.
Il sacerdote dava forma alle Entità eteriche in modo che dinanzi a quest’uomo si presentassero come per magia quelle figure che l’antico abitante dell’Atlantide aveva visto come sue divinità, quelle figure divine che diversi uomini della nostra epoca ricordano solo nella mitologia germanico-nordica e in quella greca.
Davanti a quell’uomo venivano presentate le figure che avevano a che fare con un principio guaritore. Se fosse stato cosciente come lo è l’uomo d’oggi al risveglio, quelle forze non avrebbero mai potuto essere esercitate. I sacerdoti guidavano dunque la vita di sogno in modo che in queste immagini della visione eterica venissero sprigionate potenti forze. Queste equilibravano le forze fisiche disarmoniche.
Questo sonno del tempio aveva dunque un significato molto reale. Perché questa azione guaritrice dei sacerdoti viene posta in relazione con l’iniziazione?
Riportando in vita l’antica facoltà di guardare nei mondi superiori, i saggi sacerdoti possedevano le forze superiori tramite cui lo spirituale può operare sullo spirituale, perciò l’umanità raggiungeva un rapporto profondo con lo star bene in salute. A quel tempo l’elevarsi allo spirituale aveva in sé un elemento risanatore.
Se gli uomini ricominceranno ad afferrare queste cose, potranno anche comprendere il grande compito del movimento universale della scienza dello spirito. La realizzazione di questo compito ricondurrà l’uomo verso i mondi spirituali, lo condurrà di nuovo a guardare ai mondi da cui è disceso. Ciò non avverrà certo nello stato di sonnambulismo, ma conservando l’autocoscienza.
Allora, avere di nuovo la visione nei mondi superiori sarà qualcosa che regola e risana la nostra vita.
Chi guarda più a fondo la natura umana, chi conosce la natura interiore di determinate malattie può comprendere la relazione dello spirituale con la salute, con ciò che è curativo. Qui non si parla infatti di malattie di natura esteriore, di cause esterne come per esempio la frattura di una gamba, e nemmeno di quelle malattie chiamate interne perché si estendono a organi interni e che invece sono di natura esterna come, per esempio, l’infezione gastrica e così via.
Noi parliamo di cause interiori di malattia, di qualcosa che penetra più a fondo. E qui dobbiamo imparare a vedere che nei diversi esseri umani esistono condizioni diverse per la guarigione.
Un uomo che si occupa molto e volentieri di matematica presenta per esempio condizioni di guarigione molto più favorevoli. Naturalmente non è la matematica a guarire l’uomo, ma in un uomo così ci sono presupposti diversi.
Prendiamo per esempio – ma può essere ovviamente solo un caso ipotetico – due persone colpite dalla stessa identica malattia. Una di loro non vuole saperne di matematica, l’altra se ne interessa molto. La prima non potrà essere guarita, la seconda sì.
Prendiamone altre due: una è atea, l’altra ha una profonda inclinazione religiosa. Non riusciremo a curare l’ateo con gli stessi mezzi con cui curiamo il religioso. Per una gran parte dell’umanità questa è un’assurdità, una pura follia, eppure è vero. Perché?
Perché le rappresentazioni piene di materialismo o quelle non materialistiche esercitano un’influenza completamente diversa sulla natura umana. C’è una grande differenza tra chi ama la matematica e chi la odia. A quest’ultimo piace e vuole pensare solo ciò che può afferrare con i sensi. Però, è di grande beneficio vivere in rappresentazioni che non sono visibili. Così come giova vivere in rappresentazioni religiose perché anch’esse sono rappresentazioni non sensoriali.
Questi delle rappresentazioni religiose e matematiche sono solamente due esempi. 3 x 3 = 9 è una semplice rappresentazione che i bambini si raffigurano molto meglio se si fa a meno di tutto quanto ha a che fare con i sensi. Perché il concetto sia libero dalla sensorialità, non è bene continuare a mettere vicini 3 x 3 volte fagioli. Se abituiamo il bambino a procedere nella matematica solo contando con le dita, e poi con il proprio pensiero puro, agiamo in modo risanatore su tutto il suo organismo.
Ma nella pedagogia di oggi queste cose vengono contrastate – per esempio utilizzando il pallottoliere o la calcolatrice. Quel che andrebbe rappresentato solo nello spirito viene reso “visibile”. Ciò può far comodo per la lezione, ma i maestri che vanno avanti così non sanno niente della forza pedagogica della rappresentazione non sostenuta dalla percezione.
Più le cose nell’uomo sono a contatto dello spirito, tanto più facile sarà per noi guarirlo. Per questo anche il triangolo, il quadrato, le combinazioni numeriche e le figure simboliche hanno il compito di sollevare l’uomo oltre la semplice visione di quel che viene disegnato. Naturalmente il concetto astratto di triangolo non è di per sé di grande importanza, ma se tramite il concetto si viene condotti alla visione della trinità divina, allora diventa una rappresentazione terapeutica.
La scienza dello spirito ha da condurre gradualmente l’uomo alla visione dello spirituale. E come fa? Dalla visione di quel che ci circonda qui sulla Terra andiamo a quel che è accaduto sull’antica Luna, sull’antico Sole e sull’antico Saturno; ovviamente non possiamo vederlo con gli occhi fisici né possiamo afferrare l’antica Luna con le mani.
Ma se arriviamo alle cose accadute nel passato senza queste stampelle fisiche, faremo nostre quelle rappresentazioni che armonizzano la nostra vita spirituale. Per questa ragione la scienza dello spirito che penetra nelle anime degli uomini sarà un grande mezzo terapeutico, come accadeva presso gli antichi sacerdoti egizi che agivano, attraverso il sonno nel tempio, su ciò che è puramente spirituale. E in questo senso la scienza dello spirito è qualcosa di terapeutico.
A questo punto può sorgere facilmente la domanda: sì, ma questi scienziati dello spirito sono gente completamente sana?
Qui c’è da dire che l’uomo singolo, l’individuo, può poco per la sua salute o la sua malattia. Oggi possiamo avere concetti sani che in condizioni favorevoli non ci farebbero mai ammalare dall’interno, però esistono altre cause – per esempio l’ereditarietà, l’influsso di un ambiente circostante innaturale, i dintorni cittadini. Tutte queste sono cose che costituiscono cause esterne risanabili solo con il tempo, grazie a un sano pensiero scientifico-spirituale.
Persino la persona più sana può ammalarsi, anche di una malattia grave o mortale. Ma questo non deve portare a dire che nel corso dei millenni la scienza dello spirito non possa diventare una concezione del mondo che risana e che porta a un futuro in cui non ci saranno cause interne di malattia; per chi raggiunge condizioni esteriori e interne salutari, e se la giusta medicina prenderà sempre più piede, può diventarlo.
Se comprendiamo l’agire dello spirito nel senso giusto, questo sonno del tempio degli egizi non avrà più nulla di enigmatico. Quale forza risanatrice veniva allora evocata per magia? Si evocava l’immagine eterica degli dei tra i quali vissero gli uomini quando si trovavano nella chiaroveggenza eterica.
Torniamo ancora un po’ indietro fino a un tempo assai singolare dell’evoluzione umana. Giungiamo a tempi che precedono di molto l’epoca atlantica, quando l’uomo iniziava a diventare quello che è oggi, iniziava cioè a entrare nella personalità individuale che ha oggi. Chiamiamo questo tempo l’antica epoca lemurica.
Dell’epoca atlantica sappiamo che popoli atlantidei migrarono verso Oriente e popolarono l’Asia e l’Africa. Invece, quel che c’era durante l’epoca lemurica fu distrutto da catastrofi vulcaniche. Era quello il tempo in cui l’io iniziava a destarsi. Per mezzo di cosa l’io si destava?
L’uomo di allora non era ancora di carne e ossa come oggi. Aveva una forma molto più viscida, molto più molle: una sostanza molliccia, quasi liquida. Tutto quel che è diventato muscolo e ossa si è indurito solo più tardi.
Allora il modo di riprodursi era completamente diverso. L’uomo viveva per lo più nell’ambiente attorno alla Terra che era ricolmo di ogni sorta di vapori, non solo acquei. Qui egli viveva come una vera forma gassosa. Correnti esterne lo contraevano e lo espandevano. Nella nube che cambia di forma abbiamo un’immagine dell’uomo di quel tempo.
Quello fu il periodo in cui comparve quel che oggi chiamiamo rapporto sessuale. All’interno del genere umano, la riproduzione sessuale sostituì un antico sistema di riproduzione. Solo a questo punto ebbe inizio l’incarnazione del primo germe dell’Io nell’umanità.
Prima l’uomo aveva una forma labile ed era indotto da tutt’altri influssi di natura esteriore, presenti in tutta l’atmosfera, a generare da se stesso i suoi simili. Intorno alla Terra operava la riproduzione asessuata.
A quel tempo l’uomo era ancora dotato di un’ottusa coscienza chiaroveggente. Questa riproduzione esisteva nei tempi antichi quando l’uomo non possedeva ancora un io particolare, ma riposava nel grembo della divinità. Quando faceva qualcosa, quando si muoveva, ciò avveniva per influsso di tutto l’ambiente circostante così che egli poteva dire a se stesso: l’ambiente che mi circonda mi fa esistere.
L’uomo giaceva nel grembo della Terra vivente, e le forze vitali della Terra scorrevano dentro e fuori di lui. Allora non c’era nulla di non sano, non esistevano malattia e morte. Esse comparvero quando, con la riproduzione sessuale, fu trasmesso all’uomo l’io che possiede oggi.
Quando pensiamo a queste cose, lo sguardo va all’antica epoca lemurica. Così come l’uomo oggi respira, così allora prendeva sostanze dal suo ambiente, le quali allo stesso tempo contenevano la forza generatrice. In lui e in quel che lui generava come suo simile c’erano forze sane.
Perciò gli antichi sacerdoti sapevano molto bene che più risalivano indietro alle condizioni precedenti cui conducevano l’uomo, tanto più risanatrici erano tali condizioni. Già la vista degli dei poteva agire terapeuticamente. E i sacerdoti potevano operare ancor più terapeuticamente se guidavano chi dormiva in modo che avesse dinanzi a sé quell’antica figura umana, quella donna che si feconda da sé, generatrice del suo simile senza essere fecondata da un suo simile.
La donna generatrice, la vergine paritura che regge il bimbo, la dea compagna dell’uomo al tempo che noi chiamiamo lemurico, veniva chiamata sacra Iside nell’antico Egitto. Allora gli uomini potevano vederla normalmente, non essendo ancora stati raggiunti dalla morte. Allora gli esseri umani erano compagni di queste figure che generavano in modo verginale i loro simili.
Quando poi Iside si ritrasse entro la cerchia degli dei, continuò ad avere a cuore la salute degli uomini. Ciò significa che, se li si conduceva in via d’eccezione, alla visione di Iside, lei agiva terapeuticamente su di loro come al tempo prima del velo, che causava la morte. Iside è la grande saggezza guaritrice che gli uomini riconquisteranno se si approfondiranno di nuovo nella saggezza in modo realmente spirituale.
In quel meraviglioso simbolo della Madonna con il bambino, nell’immagine terapeutica della Madonna, trovano espressione queste forze. Così l’immagine stessa della Madonna diventa un mezzo terapeutico. Se l’uomo se la imprime profondamente nell’anima in modo che agisca su di lui, non solo nello stato di veglia ma anche nel sonno, ha una forza risanatrice.
Abbiamo dunque rivolto lo sguardo a quel tempo in cui gli uomini dell’epoca atlantica avevano ancora per compagni delle divinità di alto rango. Chiediamoci ora: dove si trovavano a quel tempo le forze fecondatrici?
Immaginiamoci la nostra Terra circondata da sostanze metà acquose e metà vischiose, un corpo terrestre irraggiato esternamente dal Sole, e al suo interno l’uomo lemurico.
L’uomo non poteva vedere il Sole con lo sguardo, ma i suoi raggi agivano attraverso la nebbia. Insieme alla forza dei raggi solari la Terra accoglieva la forza fecondatrice. Dagli invisibili esseri spirituali solari affluiva forza alla Terra. Essa veniva irradiata esternamente dal Sole, che l’uomo non vedeva, ma che allo stesso tempo lo irradiava con la stessa forza che oggi vive nella forza fecondatrice. Quella forza che operava in modo asessuale su quella forma umana, veniva percepita come forza maschile, cioè attiva. Questa forza veniva riversata sulla Terra.
Giungiamo poi a un tempo che ha condizioni differenti, a un passato remotissimo in cui questo corpo solare poi distaccatosi era ancora completamente unito alla nostra Terra. Allora Sole e Terra erano un unico corpo. In questo corpo solare-terrestre tutto era più fine ed eterico.
Poi viene un tempo in cui entrambi erano ancora uniti come nella forma di un biscotto, in cui c’era il Sole come corpo eterico, e attaccata al Sole c’era la Terra con la Luna al suo interno. I raggi di energia del Sole passavano alla Terra, le forze andavano e venivano quando i due erano ancora un solo corpo.
Comprendiamo il senso di questa evoluzione se ci chiediamo: cosa sarebbe accaduto se il Sole, dopo essersi separato dalla Terra, se ne fosse completamente allontanato? Cosa sarebbe successo se la Terra insieme alle creature terrestri fosse rimasta da sola?
Si sarebbe indurita, gli esseri terrestri si sarebbero fossilizzati. L’influsso fecondatore del Sole e l’azione reciproca tra gli elementi dovevano restare. Quel che si trovava sulla Terra avrebbe portato all’indurimento, ma la vita del Sole continua a fornire vita in evoluzione, dal Sole proviene tutto quanto significa vita in divenire.
Ancora più indietro, giungiamo al tempo in cui Sole e Terra erano completamente uniti, dove le forze del Sole confluivano con quelle della Terra.
Abbiamo così tre periodi di tempo:
• Il primo tempo in cui la Terra è una con il Sole,
• il secondo tempo in cui la Terra è più labilmente unita al Sole, e
• il terzo tempo, in cui i due si separano completamente.
Questo è il tempo in cui subentra il vero e proprio io dell’uomo, e nel quale compare la riproduzione sessuale. Come quarta epoca segue poi quella atlantica e come quinta la post-atlantica, la nostra.
Per chi penetra più a fondo nel divenire universale, tutto quel che ora avviene esteriormente in modo visibile è sotto l’azione di Entità spirituali.
Quando Sole e Terra erano ancora un solo corpo, erano pure animati da Entità spirituali che agivano insieme, che governavano le forze allora ancora indivise. Ora che l’evoluzione è proseguita, che il corpo solare si è ritratto dalla Terra, col Sole se ne vanno anche le Entità più alte e le sostanze più fini. Le Entità che danno slancio alla vita abitano ora sul Sole.
Sulla Terra restano le Entità che di per se stesse porterebbero solo condensazione, fossilizzazione, indurimento e oscurità. Luce e oscurità operano insieme nel secondo stadio dell’evoluzione cosmica.
Nel terzo stadio subentra per l’uomo la facoltà dell’io. È il tempo in cui nell’uomo fa la sua comparsa l’io autocosciente. Egli lo sente in particolare come contrapposizione tra una coscienza più chiara e una più oscura. Infatti ora possiede una coscienza che gli viene dalla Terra e una che gli viene dal Sole. L’io deve alternare una forma eterna a una che nasce e che muore.
Le Entità che hanno la coscienza sempre più chiara escono dal corpo della Terra; queste Entità che agiscono come fecondatrici abitano sul Sole. L’Entità che conserva la forma esce con la Luna.
• Con il Sole escono quelle Entità che da sole avrebbero condotto le creature della Terra a una vita che si consuma rapidamente;
• con la Luna escono le forze che da sole avrebbero portato la fossilizzazione e conservato staticamente la forma.
• La Terra sta, per così dire, nel mezzo.
E l’uomo vive un’alternanza tra attività che gli danno una forma durevole e attività che gli forniscono una natura eterna. Le figure che prima accompagnavano gli uomini si sono ritirate su Sole e Luna. L’uomo viveva con queste divinità eteriche nell’epoca atlantica.
Nell’epoca post-atlantica l’uomo fu catapultato tutto entro il mondo fisico. È come se lì la porta verso il mondo spirituale superiore gli fosse chiusa. Gli resta solo ciò che agisce quasi come un ricordo dell’antico mondo spirituale. E tramite la legge della evoluzione ciclica fa via via il suo ingresso nella conoscenza quel che l’uomo ha vissuto nel corso di vari periodi.
Alla catastrofe del diluvio atlantico segue il periodo dell’antica cultura indiana in cui gli uomini rivivono nell’anima, nello spirito, quel tempo antico che avevano trascorso con gli dei superiori quando Sole e Terra erano uniti.
La divinità che l’uomo sperimentava come ricordo, nell’epoca post-atlantica paleoindiana venne chiamata Brahma. Brahma è ciò che l’uomo rivive di quel che aveva attraversato nel lontano passato, nella prima epoca dell’evoluzione terrestre. Nell’antica cultura indiana l’uomo fece ancora una volta l’esperienza, sul piano della conoscenza, di quel dio che stava nella Terra quando era compenetrata dal Sole.
Poi, quando Sole e Terra si divisero l’uomo sperimentò una dualità divina. Il ricordo si ritrova nel secondo periodo di cultura, nell’esperienza religiosa del contrasto tra Ahura Mazda e Arimane, tra la divinità luminosa, risplendente, e quella oscura dell’antica cultura persiana. Questo non è altro che il risperimentare quel che si è attraversato nel tempo antico.
Abbiamo poi il tempo in cui il Sole con le forze fecondatrici, e la Luna con le forze che conservano la forma, ritornano nel terzo periodo di cultura, quello egizio. Osiride corrisponde alla forza del Sole, Iside alla forza che è fuggita sulla Luna e che prima della separazione aveva agito come forza verginale dalla Terra. Iside fuggì sulla Luna, da dove procura indurimento.
Nel quarto, il periodo greco-latino, l’uomo sperimenta a livello conoscitivo un’eco dell’epoca atlantica.
Vediamo perciò come l’uomo ritorni al suo tempo passato.
Così, nei quattro periodi di cultura, in quello
1. indiano,
2. persiano,
3. egizio-caldaico e in quello
4. greco-latino
vediamo ritornare a livello di memoria le epoche terrestri passate.
E com’è per il quinto periodo di cultura? Nel quinto periodo di cultura non abbiamo nulla da “ripetere”, non ci sono più antichi ricordi perché il quinto periodo è generato a nuovo. Mentre i primi quattro periodi erano ripetizioni, il nostro tempo deve generare una nuova saggezza. La nostra non dovrà essere una remota saggezza conservata nei misteri, ma una saggezza apocalittica, rivolta al futuro.
Qui abbiamo il nuovo principio dell’iniziazione, dove si tratta di creare un legame originario con il mondo spirituale. Questo è il compito del movimento scientifico-spirituale. E questo oggi è più difficile che nel passato quando il legame era tenuto vivace dal ricordo.
Comprendiamo che il mondo dei sensi è divenuto desolato e vuoto senza quelle antiche divinità e quegli spiriti. Ma il mondo spirituale non è scomparso, c’è sempre, vivifica e feconda. Proprio quando gli antichi ricordi parevano venir meno nel periodo greco-latino, è stato posto il germe da cui è sorto il principio dello Spirito solare. E congiunta con esso sta la nuova, vera scienza dello spirito che volge profeticamente verso il futuro, che rende l’uomo un essere creativo e produttivo.
Noi siamo germogliati da quel che fu seminato nel passato. Ma vediamo emergere dinanzi a noi l’intero orizzonte del futuro, e nel corso del nostro tema dovremo parlare anche delle forze operanti verso il futuro. Mondo, Terra e Uomo non sono, infatti, solo passato, la Terra ha ancora un pezzo di futuro che l’aspetta. Se vogliamo conoscere tutto l’uomo, non dobbiamo osservare solo il passato e il presente, ma anche quello che agirà nel futuro.
Il mondo si evolve verso il futuro. Ma l’uomo ha in sé qualcosa che è ancora più futuro della Terra. Egli porta in sé qualcosa che ancora agirà e creerà, che creerà un grande domani cosmico anche quando la Terra sarà passata.
Terza conferenza
Lʼuomo tra Terra e Cosmo
Spiriti della natura e Gerarchie angeliche
Stoccarda, 6 agosto 1908
Miei cari amici!
Se nelle prossime considerazioni vogliamo richiamare il rapporto tra Cosmo, Terra e Uomo, oggi sarà necessario portare davanti alla nostra anima qualcosa che offre una specie di fondamento.
Dobbiamo considerare che quando ci serviamo solo dei sensi esteriori e dell’intelletto che è loro collegato, possiamo avere una visione limitata sia della Terra che dell’uomo, e ancor più del cosmo, perché una gran parte dell’essenziale rimane completamente nascosta ai sensi esteriori e al giudizio intellettuale.
Perciò, accennare alla presenza nascosta delle Entità che ci circondano sarà per noi un fondamento. A questo proposito vanno dette alcune cose di cui si sa già molto, ma che comunque devono essere richiamate al nostro animo perché necessarie alla successiva comprensione dell’insieme di fatti. Daremo un’occhiata soprattutto al pianeta che abitiamo: la nostra Terra.
Ieri abbiamo considerato un passo della nascita della nostra Terra, abbiamo visto come delle Entità abbiano preso parte al corso dell’evoluzione terrestre, dal tempo in cui la Terra era ancora entro il corpo solare fino al nostro tempo. Abbiamo visto come l’uomo, nell’epoca post-atlantica, abbia ripetuto a livello di conoscenza quel che la Terra ha attraversato nel corso della sua evoluzione.
Per questo dobbiamo addentrarci sempre più nella Terra, conoscere l’essenza di quel che innanzitutto ci circonda, l’insieme di quelli che chiamiamo i quattro regni della natura: regno minerale, vegetale, animale e umano.
Sappiamo che l’uomo non è solo l’essere materiale-fisico di cui ci parlano i sensi esteriori, quello che una scienza esteriore vuole descrivere e spiegare intellettualmente. Noi sappiamo che l’uomo è una natura complessa, formata da corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io.
Se ci volgiamo agli altri esseri, agli altri regni, dobbiamo essere coscienti che le espressioni corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io non sono affatto prive di significato per loro, anzi hanno anche per loro una certa importanza.
Restando nel fisico, tra gli esseri terrestri possiamo attribuire un’Entità-io solo all’uomo, solo lui ha un io autocosciente. Chi guarda più a fondo vede nell’animale una condizione del tutto diversa. L’animale non ha nel mondo fisico un tale io.
La differenza consiste innanzitutto nel fatto che mentre ogni essere umano ha il suo io come individualità singola e chiusa in sé, non ogni singolo animale bensì ogni gruppo di animali consimili, comprende in sé un tale io. Per esempio l’insieme di tutti i leoni, o l’insieme di tutti gli orsi, ha un io. Perciò chiamiamo questo io un io di gruppo. Non incontriamo questo io di gruppo nel mondo fisico ma in quello astrale, a differenza dell’uomo che ce l’ha in sé, anche se non lo vediamo.
Potremo farci un’idea dell’io di gruppo degli animali con la nota immagine della parete con dieci fori, attraverso i quali un uomo infila le sue dieci dita, in modo che da un lato si vedano solo quelle. Vedendole muoversi, non si può supporre che lo facciano autonomamente, deve muoverle un qualche essere che ne fa parte.
Questo paragone ci porta alla natura dell’anima di gruppo degli animali. Guardando a tutti i leoni nel mondo fisico, guardiamo a esseri che ci nascondono qualcosa. Come dietro la parete sta l’essere umano il cui io è comune alle dieci dita, anche qui si nasconde qualcosa che è comune a tutti i leoni – e cioè a tutti i leoni indifferentemente, non importa se vivono a casa loro in Africa o in gabbia in Europa –, ma non è presente nel mondo fisico. Lo stesso io che nel caso dell’uomo si muove nel mondo fisico, nell’animale si trova nel mondo astrale.
Possiamo rappresentarci la cosa schematicamente come un confine tra il mondo fisico e quello astrale. Nel mondo fisico gli animali hanno solo corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale. L’io dell’animale si estende entro il mondo astrale formando per ogni gruppo animale il quarto corpo. L’io del leone vive nel mondo astrale come l’io umano sta qui nel mondo fisico.
Quando il chiaroveggente entra nel mondo astrale incontra gli io degli animali, come qui incontra quello degli uomini. Non dobbiamo immaginarci tutto ciò solamente in modo schematico, dobbiamo abituarci a rappresentarci queste cose nella loro vera realtà. Il mondo astrale compenetra il nostro mondo fisico. Si tratta di penetrarci coi nostri sensi astrali, [interiori], aperti.
La domanda adesso è questa: se il mondo astrale è attorno a noi, il chiaroveggente come vede l’io di gruppo degli animali?
Il chiaroveggente lo percepisce per il fatto che percepisce lungo la colonna vertebrale qualcosa come una scia chiara, luminosa. La nostra atmosfera è percorsa non solo dalle correnti materiali che conosciamo, ma anche da vere correnti di natura astrale. Nelle correnti che attraversano la Terra il chiaroveggente riconosce gli io di gruppo degli animali.
Una seconda domanda è: anche gli esseri inferiori come le piante hanno un io?
Quando il chiaroveggente investiga le piante giunge a questo risultato: quel che le piante hanno di fisico, altro non è che una combinazione di corpo fisico ed eterico.
Dobbiamo pensare che radici, fusti, foglie e fiori delle piante si sviluppano sulla Terra in modo che confrontate con le quattro parti dell’uomo, le piante hanno solo il corpo fisico e il corpo eterico. Qui l’animale ha ancora anche il corpo astrale, la pianta non più. La pianta non ha più corpo astrale nel mondo fisico, ma questo non vuol dire che l’astrale che è dentro di noi e che ancora agisce nell’animale non sia presente nella pianta.
Lo sguardo aperto del chiaroveggente vede il corpo astrale anche lì: vede come la pianta, in alto, sia accesa e irradiata tutt’intorno da sostanza astrale. È questa che contribuisce alla formazione del fiore. Mentre, per influsso del corpo eterico, la pianta cresce foglia a foglia, in alto si conclude nel fiore per il fatto di essere lambita da sostanza astrale.
Ma nella pianta c’è qualcos’altro: l’io. Dove si trova?
Se vogliamo cogliere l’io della pianta dobbiamo cercarlo nel centro della Terra. Tutte le piante hanno l’io nel centro della Terra. Questa è una verità importante, essenziale. Mentre vediamo gli io degli animali circondare la Terra, per vedere gli io delle piante dobbiamo rivolgere lo sguardo chiaroveggente verso il centro della Terra.
Andando più a fondo in questa visione la Terra si amplia allo sguardo chiaroveggente, diventa una specie di organismo che ha al suo centro un io formato dall’insieme di tutti gli io delle piante.
Proprio come la nostra testa ha dei capelli che crescono dal nostro essere, così tutte le piante – come tutte le formazioni simili a quel che sono per noi i capelli – fanno parte della Terra intera come capelli del suo organismo. Quando sradichiamo o strappiamo piante, questo provoca dolore alla Terra. L’anima della pianta prova dolore quando la pianta viene strappata dalla Terra con l’intera radice. Sarebbe invece un errore pensare che recidere un fiore le provochi dolore. Anzi, quando in autunno il contadino che miete passa la falce sul grano, con lo sguardo chiaroveggente possiamo vedere nubi di voluttà scorrere a fiotti sulla Terra.
Qui non dobbiamo dare spazio a obiezioni morali del tipo: è forse un peccato minore quando i bambini spezzano di proposito delle piante, dato che fa bene alla Terra, rispetto a quando le si trapianta accuratamente con la radice?
Questo non muta i fatti: sradicare la pianta dà dolore alla Terra; reciderla le giova. Infatti la Terra dona volentieri i suoi prodotti, gioisce quando gli animali pascolano. Prova benessere come la mucca quando il vitello succhia dalla mammella. La Terra prova benessere quando cede il suo nutrimento agli esseri viventi. I prodotti che dona, anche se si presentano solidi, sono come succhi nutritivi simili al latte fornito dagli animali.
Lo sguardo chiaroveggente che guarda nel mondo astrale non vede ancora nulla dell’anima delle piante. Solo chi riesce a guardare entro il mondo spirituale e vi si inoltra, vede l’io delle piante nel centro della Terra. Abbiamo così:
• l’io delle piante nel mondo spirituale°, mentre abbiamo
• l’io degli animali nel mondo astrale.
Come gli io degli animali sono riuniti in anima di gruppo nel mondo astrale, così gli io delle piante sono riuniti nel centro della Terra.
Cosa avviene nel mondo minerale, nel mondo della cosiddetta pietra morta? C’è anche qui qualcosa come l’io o le parti superiori?
Se al posto della pianta osserviamo il minerale, troviamo che qui, nel mondo fisico, c’è solamente il suo corpo fisico. La pianta ha ancora il corpo eterico nel mondo fisico, il quale agisce sulla sua crescita e sulla circolazione dei succhi. Nel mondo fisico vediamo solo il corpo fisico del minerale.
Il corpo eterico circonda il minerale da ogni parte, e dove sta la sostanza fisica, non c’è proprio. Se prendiamo un cristallo di rocca dobbiamo immaginarci che tutta questa forma è un vuoto nell’eterico: è come una cavità eterica. Solo dove la forma fisica termina, viene lambita dall’eterico.
Ma questo eterico dimora nel mondo astrale. Abbiamo qui un eterico che dimora nel mondo astrale mentre nelle piante abita nel fisico. Infatti, non tutto l’eterico deve stare nel mondo fisico, così come non tutto l’astrale deve stare nel mondo astrale. Abbiamo addirittura l’io dell’uomo nel mondo fisico anche se la sua natura non è affatto fisica – e vale altrettanto per il suo corpo astrale e per il suo corpo eterico. Solo un chiaroveggente che vede il mondo astrale attorno a sé, vede il corpo eterico del minerale.
Ora, dov’è il corpo astrale del minerale? Si trova nelle regioni inferiori del mondo spirituale. Si comporta come una raggiera di forme particolari i cui raggi ce li dobbiamo immaginare come lance che si conficcano nel corpo eterico. Abbiamo così figure astrali in forma di raggi che da ogni minerale irraggiano nello spazio verso l’infinito.
Se per esempio osserviamo un cristallo di rocca vediamo lo spazio fisico riempito dal cristallo. Nella chiaroveggenza vediamo questo spazio circondato dalla luce del corpo eterico, e poi vediamo conficcati nell’eterico innumerevoli raggi che si allungano all’infinito nello spazio. Il nostro sguardo si amplia se ci immaginiamo che da ogni punto dello spazio riempito in qualche modo di sostanza minerale partono raggi all’infinito, come se ogni singolo minerale fosse appeso a migliaia di fili di luce che si estendono nello spazio infinito.
Immaginiamoci queste luci così vaste da fluire infine le une nelle altre e scomparire nella volta celeste come in una sfera cava. Se osserviamo il minerale in questo modo si risvegliano in noi questi pensieri: queste sfere cave sono presenti in tutto il mondo, infinite sfere cave incastrate una nell’altra. E se pensiamo che la facoltà chiaroveggente si amplia sempre più, arriviamo al punto in cui questi raggi si uniscono, in cui da ogni parte dello spazio irradiano verso di noi gli io dei minerali. Arriviamo al punto in cui il nostro io entra nelle regioni superiori del mondo spirituale.
I raggi astrali dei minerali sono nelle regioni inferiori, i loro io nelle regioni superiori del mondo spirituale. Abbiamo quindi:
• l’io dell’uomo nel mondo fisico,
• l’io degli animali nel mondo astrale,
• l’io delle piante nel mondo spirituale inferiore
• e l’io dei minerali nel mondo spirituale superiore
(V. disegno, p. 61)
Perciò qui sulla Terra i minerali sono in una condizione opposta rispetto agli uomini che portano l’io racchiuso dentro di sé.
Gli uomini sono centri, ognuno un centro umano. Le piante formano già un centro più lontano, il centro terrestre. I minerali circondano con i loro io la nostra sfera cosmica e formano un centro cosmico.
L’io umano, ovunque l’uomo si trovi, è al centro; l’io minerale è ovunque intorno alla Terra, esattamente all’opposto dell’uomo. L’anima del minerale è in tutt’altra condizione rispetto all’anima umana e a quella animale.
Quando si spacca un minerale la sua anima non prova dolore, bensì piacere. Correnti di piacere pervadono le cave mentre gli operai fanno saltare e demoliscono rocce e giacimenti. Al contrario l’anima del minerale prova dolore se ricomponiamo con i suoi pezzi la pietra frantumata.
Lo stesso ci si mostra nei processi chimici. Se per esempio sciogliamo con dell’acqua calda del sale in un bicchiere, non solo la materia si espande, ma durante lo scioglimento si sviluppa un benessere, una voluttà nella separazione delle componenti minerali. Al contrario, il raffreddamento dell’acqua e la cristallizzazione del sale si associano a dolore.
Gli iniziati l’hanno sempre saputo e detto agli uomini, ma gli uomini devono prima imparare a capirlo. Uno dei grandi iniziati ha parlato proprio di questo in un passo molto bello.
Osserviamo la Terra: per come è ora l’uomo, questi deve avere sotto i piedi un terreno solido; il suolo è duro. Più guardiamo indietro al divenire della Terra e più troviamo che è molle, che infine è fluida e addirittura vapore. Perché l’uomo oggi ci possa camminare sopra, dovette formarsi il solido per cristallizzazione. Nel processo di solidificazione la Terra ha dovuto attraversare un’infinità di dolore. Ha dovuto giungere con dolore alla sua evoluzione attuale.
Per questo l’apostolo Paolo dice: «Tutte le creature gemono con dolore [...] nell’attesa dell’adozione a figli». Per giungere all’adozione nello spirito, all’adozione divina, l’evoluzione terrestre ha dovuto mineralizzarsi nel dolore. (Rm 8,18-23). In queste parole stanno nascosti grandi, possenti segreti cosmici. Ma queste verità porteranno pieni frutti solo quando non penetreranno solo nell’intelletto, ma attraverso una vera conoscenza entreranno nel sentimento umano, nella vita dell’umanità.
Osserviamo ancora una volta la pianta, come nella parte alta sia tutt’intorno resa ardente dal corpo astrale mentre il suo io si trova nel centro della Terra. Cosa fa il corpo astrale là in alto? Fa veramente qualcosa per la vita della pianta. Lo comprenderemo entrando più a fondo nella struttura spirituale dell’esistenza terrestre.
Al tempo in cui la Terra era ancora un unico corpo con il Sole l’uomo viveva già, anche se in condizioni diverse, in un’ottusa coscienza chiaroveggente. Se oggi la Terra con gli esseri umani entrasse nel Sole succederebbero cose ben strane, ma allora era possibile. Oggi l’uomo è fatto così che quando un raggio di Sole lo raggiunge, questo raggio gli è visibile o vede per mezzo suo.
A quel tempo l’uomo vedeva il raggio di Sole dall’interno, vedeva cioè la forza dell’anima che compenetra il raggio di Sole. Il raggio di Sole è compenetrato dalla stessa forza che noi abbiamo nel nostro corpo astrale. La luce fisica è solo il corpo fisico della luce irraggiata dal Sole.
Quel che circonda il corpo delle piante è affine a quel che giunge come anima dal Sole. Gli uomini hanno desideri e volontà perché hanno un corpo astrale. Quel che in alto lambisce pianta e fiore è a sua volta desiderio e volontà: è la volontà di accogliere l’anima del raggio di Sole. La pianta assorbe quest’anima e con essa la cosa più pura, l’io, la continuazione del raggio di Sole che va al centro della Terra.
Con questa attività spirituale del raggio solare che va al centro della Terra si esprime l’attività dell’io della pianta. La forza spirituale che sta nel Sole viene continuamente trasmessa alla Terra, perché l’astralità che lambisce il fiore della pianta desidera i raggi del Sole e attraverso il corpo della pianta li fa scendere nella Terra.
Così anima e spirito della pianta cooperano con il Sole. Anelano all’anima che nei raggi del Sole fluisce alla Terra.
Da qui possiamo vedere che queste cose hanno risvolti pratici. Pensiamo a un uomo – non l’uomo di oggi bensì quello del futuro –, a un uomo che sarà in grado di percepire tutto quanto è stato appena detto dell’ardente desiderio delle piante di assorbire l’anima del Sole. Quest’uomo avrà a un grado superiore quello che gli animali hanno già a un grado inferiore quando si cibano delle piante a loro adatte e ne lasciano stare altre – grazie a un istinto inconscio guidato da alti spiriti.
Così l’uomo, un giorno, non si ciberà più in modo astratto come fa oggi misurando gli alimenti secondo la composizione chimica, come escogita il raffinato intelletto, ma avrà uno scambio vivente con ogni singola pianta. Saprà che passa anche a lui quello che la pianta ha assorbito di animico. Cibarsi non sarà più un’attività inferiore, avverrà invece con spirito e anima perché l’uomo sa che quello che assume a ogni boccone è la forma esteriore di qualcosa di animico.
Per il nostro tempo, per la nostra epoca di passaggio in cui gli esseri umani normalmente non possono sapere molto del rapporto vivente con l’anima del mondo, devono essere create delle alternative.
Perché le guide spirituali hanno raccomandato di pregare prima di mangiare? Per destare il sentimento che la materia esteriore è solo un abito dello spirituale, che lo spirituale fluisce nell’uomo quando egli assume in sé la materia. Tutto il mondo delle sensazioni sarà diverso se l’uomo accoglierà veramente la saggezza spirituale. Come l’animale non mangia nulla di nocivo, così l’uomo «saprà cosa fa» con smagliante chiarezza per il fatto che conoscerà l’anima di quello con cui si unisce.
Vediamo quale effetto pratico avrà per l’uomo la saggezza. Mentre la Terra assorbe l’anima del Sole attraverso il manto costituito dall’involucro astrale della pianta, ogni cosa viene compenetrata di anima e di spirito.
Ma possiamo andare anche oltre. Abbiamo visto i quattro regni: umano, animale, vegetale e minerale. Questi sono solo i regni che l’uomo vede nella sua normale evoluzione.
Però ancora nell’epoca atlantica, per esempio, l’uomo era compagno di quelle Entità che come involucro più basso non hanno il corpo fisico, ma solo un corpo eterico. Quello che ancora troviamo come ricordo nelle mitologie – divinità quali Zeus o Apollo – erano nell’antica epoca atlantica figure reali con cui gli uomini vivevano nel sonno, come noi oggi viviamo di giorno con gli altri uomini.
Ci sono esseri superiori all’uomo. Così, dall’uomo possiamo salire anche a regni superiori. In un primo momento troviamo tre regni che devono interessarci se vogliamo osservare il mondo nella sua interezza. Il regno che prima di tutti confina verso l’alto con quello umano è
• il regno degli Angeli in senso cristiano, o Spiriti del crepuscolo,
• in secondo luogo, il regno degli Arcangeli o Spiriti del fuoco, e infine
• in terzo luogo, il regno delle Forze primigenie o dei Principati, chiamati anche Spiriti della personalità.
Questi sono i tre regni più vicini al di sopra dell’uomo, che agiscono entro il nostro regno così come l’uomo interviene nella vita del regno vegetale quando coltiva il campo.
Pensiamo un po’ a come l’uomo proseguirà la sua evoluzione. Adesso ha il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale e l’io. Come avviene la sua ulteriore evoluzione? Avviene per il fatto che lavora sempre di più a se stesso.
Sotto molti aspetti oggi l’io è impotente nei confronti delle altre parti, tanto che non domina le passioni ma viene dominato da queste, e dunque dal suo corpo astrale. C’è un uomo ancora completamente abbandonato alle sue forze astrali selvagge, per esempio il cannibale che mangia i suoi simili. Pensiamo solamente al divario tra un uomo così e l’attuale uomo civilizzato, per non dire un idealista come Schiller, o uno ancora più elevato come Francesco d’Assisi.
Verrà in futuro un tempo in cui l’io dell’uomo avrà il completo dominio del corpo astrale, lo accenderà, lo compenetrerà. Allora l’uomo avrà edificato una parte superiore: il manas, o sé spirituale. Questo è il corpo astrale trasformato dall’io.
Se ci rappresentiamo l’uomo del presente, possiamo dire: il suo corpo astrale consiste di due parti – quella che è già stata trasformata in sé spirituale e la parte inferiore che l’io non riesce ancora a dominare. Perciò devono intervenire altre forze spirituali affinché quest’ultima non distrugga l’io.
Per apportargli altre forze che lo conservino, nel corpo astrale sono sempre presenti anche Entità che lo compenetrano e lo dominano così fortemente, come farà l’io quando l’uomo sarà giunto al termine dell’evoluzione terrestre. Questi esseri devono trovarsi a un gradino più alto rispetto all’uomo, e sono gli Spiriti del crepuscolo, gli Angeli della visione del mondo cristiano.
Sopra ogni uomo veglia uno spirito superiore di questo tipo, che ha il dominio sul suo corpo astrale. Quando si parla di Angeli custodi non si tratta solo di una rappresentazione infantile, ma di una grande verità. Comprendiamo il loro compito osservando il cammino di un essere umano sulla Terra attraverso molte incarnazioni.
A un certo punto dell’evoluzione l’uomo si incarnò per la prima volta sulla Terra come io animico. Morì, ritornò nell’incarnazione successiva – e così via da un’incarnazione all’altra. La fine delle incarnazioni giungerà in un lontano futuro, perché solo allora l’uomo avrà raggiunto la facoltà di dominare completamente il suo corpo astrale.
Ora, uno spirito angelico superiore segue l’intima natura umana che passa da un’incarnazione all’altra e guida l’uomo in modo che possa veramente raggiungere il suo fine terreno, il suo compito sulla Terra.
Quando l’uomo si è incarnato per la prima volta ha potuto guardare in alto a uno spirito superiore e dirsi: tu devi diventare come lui che ti guida di incarnazione in incarnazione. Che si dica: l’uomo guarda in alto al suo sé superiore al quale deve diventare sempre più simile; oppure che si dica, nel senso dell’esoterismo cristiano: l’uomo guarda in alto a un Angelo come a un grande modello – si tratta fondamentalmente della stessa cosa.
Quando questo gradino è raggiunto e il corpo astrale completamente trasformato, l’io deve continuare a lavorare trasformando il corpo eterico in Buddhi o spirito vitale.
Un giorno l’uomo farà questo coscientemente, ora avviene inconsapevolmente, perciò deve nuovamente intervenire un essere spirituale superiore. Si tratta degli Spiriti del fuoco o Arcangeli secondo l’accezione cristiana, Archangeloi secondo quella greca. Ma siccome il corpo eterico di un uomo non è individualmente così diverso da quello di un altro – com’è il caso del corpo astrale –, siccome sono piuttosto simili, ciascun individuo non ha il suo Arcangelo così come ha il suo Angelo custode, bensì sono i popoli e le razze che rivelano somiglianza nel corpo eterico ad avere in comune uno Spirito del fuoco che li guida.
A questo punto lo sguardo del ricercatore spirituale si amplia, e una cosa che per l’uomo ordinario è molto astratta, diventa qualcosa di molto concreto per chi guarda nei mondi superiori.
Mentre certa letteratura racconta che l’«anima di popolo» è qualcosa che ci si inventa quando si vede ciò che è simile, ciò che caratterizza un popolo – così che per esempio tutti i tedeschi vengono chiamati tali perché si assomigliano –, per l’occultista si tratta di qualcos’altro: elementi comuni inseriti in una sostanza spirituale comune. Questa sostanza è il corpo di uno Spirito del fuoco o Arcangelo, che viene portata di popolo in popolo. Gli Spiriti del fuoco hanno il loro corpo nelle anime di popolo e guidano il cammino evolutivo dei popoli.
Vi è poi qualcos’altro che in certo senso è indipendente dai popoli e dai loro elementi comuni.
Guardiamo per esempio al periodo intorno al dodicesimo secolo. Non vediamo forse svolgersi certi eventi spirituali presso tutti i popoli dell’intera Europa, anzi, oltre l’Europa? Lo Spirito del tempo esiste veramente come un essere che va oltre le anime di popolo. Se l’anima di popolo è il corpo degli Arcangeli, lo spirito del tempo è il corpo di spiriti ancora più alti: il corpo degli Inizi primigeni, degli Spiriti della personalità o Principati.
E adesso vediamo la nostra Terra inserita in un’atmosfera spirituale. Il suo suolo è di forma minerale, ricoperto di piante, animali e uomini. Tutto ciò è avvolto da spiriti superiori che guidano l’uomo, i popoli e lo spirito dei tempi.
Per il fatto che le piante hanno la loro parte spirituale nel centro della Terra, vediamo la Terra intera pervasa di spirito così che è compenetrata – avvolta, circondata di vita e di anima – e guidata dalle Entità che abbiamo conosciuto come la Gerarchia degli Angeli, degli Arcangeli e dei Principati.
Oggi abbiamo cercato una visione d’insieme di ciò che c’è di spirituale nella nostra Terra, nel nostro Cosmo, per poter poi osservare insieme quel che avremo da dire sul rapporto tra Cosmo, Terra e Uomo.
Quarta conferenza
I vostri occhi si apriranno
Divenire dellʼIo
negli Angeli e negli uomini
Stoccarda, 7 agosto 1908
Miei cari amici!
Ieri abbiamo parlato di quelle Entità spirituali che sono un completamento a tutto quanto ci circonda nel mondo fisico. Abbiamo visto come anche la pietra, la pianta e l’animale abbiano il loro io, e come pietra, pianta e animale abbiano un corpo astrale e un corpo eterico.
Poi abbiamo visto come lo sguardo spirituale si apra a una moltitudine di realtà oltre quelle percepibili dal nostro occhio fisico e raggiungibili dal cervello. Abbiamo visto come Entità superiori lavorino a quel che l’uomo compie nel corso dell’evoluzione terrestre.
Vediamo che esseri superiori intervengono già nel rapporto col singolo uomo, mentre la cultura comune ritiene l’individuo dominatore incontrastato della propria volontà tra nascita e morte. Noi sappiamo che la sua vera essenza attraversa molte incarnazioni e che l’uomo non è ancora capace di intervenire oltre la singola incarnazione. Entità spirituali superiori devono governare le forze direttive che agiscono di incarnazione in incarnazione oltre la morte.
Abbiamo chiamato queste Entità Angeli (Angeli custodi, Spiriti della semioscurità o del crepuscolo o, come sono chiamati nella scienza spirituale rosicruciana, Figli della vita.)
Quindi abbiamo osservato che le comunità umane vengono dirette da principi ancora più elevati, da spiriti che chiamiamo Arcangeli nel linguaggio cristiano, Spiriti del fuoco in quello teosofico. Poi abbiamo osservato come al di là dei popoli e delle altre comunità intervengono quelli che nello scorrere del tempo si esprimono come Spiriti del tempo, chiamati anche Principati o Spiriti della personalità, Asura nel linguaggio teosofico.
Nel nostro mondo, ovunque ci troviamo, agisce una somma di esseri spirituali. Abbiamo così aggiunto tre regni a quelli che ci circondano nel mondo visibile. Sarà bene se, allo stesso tempo, ci rappresenteremo come avviene effettivamente la manifestazione, la rivelazione esteriore, di queste Entità.
Se osserviamo la nostra Terra dal comune punto di vista fisico-materiale, la vediamo composta da quel che chiamiamo terra, acqua, aria e fuoco (calore). Questi sono per noi i primi quattro stati della materia esteriore.
Nella scienza dello spirito non si definisce terra quel che oggi chiamiamo comunemente così. Nella scienza dello spirito si chiama:
• terra tutto quanto tra i nostri corpi è solido,
• acqua tutto quanto è fluido, indipendentemente dal tipo di sostanza,
• aria tutto quanto è aereo e gassoso, a prescindere anche qui dalla sostanza e
• fuoco sostanziale tutto quanto viene percepito con un certo grado di calore.
Per cominciare, abbiamo dunque posto dinanzi ai nostri occhi quel che ci circonda materialmente. Però, in questi differenti elementi materiali che possiamo elencare come terra, acqua, aria e fuoco, le diverse Entità di cui abbiamo parlato ieri dimorano come nella loro corporeità esteriore.
Per chi osserva il mondo con sguardo chiaroveggente, quel che si chiama acqua in quanto elemento fluido, non è popolato solo da pesci e altre creature acquatiche. Nonostante la sua forma fluida, nonostante questo elemento acquoso non si possa fissare in nessuna forma stabile, qui ci abitano Entità spirituali realmente “incarnate” che hanno forme in continuo mutamento che, non con occhi esteriori ma con quelli aperti del chiaroveggente, si possono distinguere. Qui vivono gli esseri del regno degli Angeli o del crepuscolo che hanno il loro corpo fisico nell’elemento liquido, fluido.
Quando miti antichi e saghe parlano di queste Entità, questo corrisponde a un fatto reale.
Nell’elemento aereo, specialmente nella nostra aria, vivono quegli esseri che noi chiamiamo Arcangeli. Non è affatto un mito o una saga quando nell’infuriare della tempesta, nell’aria che rintrona, vediamo la manifestazione corporea di questo regno spirituale. Quando prima è stato detto che gli Angeli vivono nell’acqua, si è inteso in particolar modo il vapore acqueo, l’acqua che si frantuma nei suoi singoli atomi, in cui è percepibile la corporeità di quelli che chiamiamo Angeli.
Nel calore che sulla Terra pervade ogni cosa abbiamo la corporeità di quegli esseri che indichiamo come Principati o forze primordiali.
Dato che l’uomo è composto di questi quattro elementi, capiremo che in lui non solo questi si mescolano tra loro, ma che agli elementi si mescolano anche quelle Entità che abbiamo appena nominato.
Ma le Entità descritte ieri non esauriscono affatto la serie degli esseri spirituali che entrano in relazione con l’uomo.
Tra gli esseri che hanno a che fare con Cosmo, Terra e Uomo, abbiamo ancora quelle che ci vengono incontro nella luce, nella luce che per noi è uno stato ancora più sottile del calore. Ovunque vi sia qualcosa che risplende, questa luce è la veste di quelle Entità che chiamiamo Potestà (Exusiai) o Spiriti della forma. Sono quelle che conferiscono la forma a tutto quanto ci sta intorno.
Ovunque vediamo qualcosa di forma definita, lì operano gli Spiriti della forma, esseri ancora più alti degli Spiriti della personalità. Abbiamo visto che quanto appare come spirito del tempo è guidato dagli Spiriti della personalità. Gli Spiriti della forma hanno un compito notevolmente più alto.
Riusciremo a immaginarceli meglio se teniamo presente che dall’inizio dell’evoluzione terrestre vera e propria in cui l’uomo attraversò la sua prima, incipiente incarnazione, lo Spirito del tempo si è di epoca in epoca modificato. Ma c’è qualcosa che attraversa l’intera umanità terrestre e abbraccia quello che realizzano tutti gli Spiriti del tempo.
Quando l’uomo ha cominciato la sua vera missione sulla Terra, in questa umanità terrena sono intervenuti degli esseri spirituali, e noi dobbiamo loro il fatto di potere essere attivi come uomini terrestri. Tutto quello che dall’inizio dell’evoluzione terrestre è apparso come Angeli, Arcangeli e Principati, tutto quello che fanno, viene guidato, governato dagli spiriti che indichiamo come Potestà (Exusiai) o Spiriti della forma.
Essi hanno il compito di agire nella missione terrena in quanto unità, hanno un compito planetario. Se andando oltre gli Spiriti del tempo giungiamo allo spirito di tutta l’umanità terrestre, troviamo che a guidarla ci sono questi Spiriti della forma.
Come sappiamo, la nostra Terra ha compiuto, come pianeta, delle incarnazioni come quelle che compie l’uomo. Prima è esistita come antica Luna, e lì quello che oggi chiamiamo missione terrestre non c’era ancora come oggi sulla Terra. Ogni stato planetario ha il suo compito specifico all’interno del cosmo. Nulla nell’evoluzione si ripete allo stesso modo, tutto è sottoposto a evoluzione.
A quel tempo, in quella precedente incarnazione della Terra che chiamiamo antica Luna – che non ha niente a che vedere con la Luna attuale che è solo un residuo dell’antica Luna – a quel tempo, dunque, quegli spiriti che l’esoterismo cristiano chiama Spiriti del movimento o Virtù (Dynamis), avevano per l’umanità un compito simile a quello che gli Spiriti della forma hanno oggi.
Tornando ancora più indietro, giungiamo allo stato planetario che la Terra ebbe prima di essere Luna, allo stato solare che, di nuovo, nulla ha a che fare con l’attuale Sole. Come oggi sulla Terra gli Spiriti della forma e come gli Spiriti del movimento sull’antica Luna, dominavano allora Entità che indichiamo come Kyriotetes con il termine greco, e cioè Dominazioni o Spiriti della saggezza. Sono quegli spiriti che hanno dovuto sovrintendere alla missione solare, come gli Spiriti del movimento a quella lunare e gli Spiriti della forma a quella terrestre.
Retrocedendo ulteriormente fino al più antico stato planetario che possiamo rintracciare, l’antico Saturno, lo stadio della Terra prima di diventare Sole, troviamo come Entità i Troni (così denominate nella terminologia cristiana, e che il linguaggio scientifico-spirituale chiama Spiriti della volontà.)
Siamo così saliti a gradi superiori di Entità spirituali che non solo governano qualcosa che si modifica secondo lo spirito del tempo, ma anche qualcosa che si modifica da pianeta a pianeta. Abbiamo dunque conosciuto:
1. Troni o Spiriti della volontà, per lo stato saturnio della Terra,
2. Kyriotetes o Spiriti della saggezza, per l’antico Sole,
3. Dynamis o Spiriti del movimento, per l’antica Luna e
4. Exusiai o Spiriti della forma, per la Terra.
Vediamo dunque un regno di Entità che anche oggi continuano a stare con noi in un nesso o nell’altro, anche se non sono percepibili così vicini come gli esseri spirituali sottostanti. E adesso con un esempio particolare ci dobbiamo chiarire come agiscono veramente questi esseri.
Ce lo chiariremo nel modo migliore se prendiamo in considerazione lo sviluppo di quegli esseri che chiamiamo Angeli, Arcangeli (o Spiriti del fuoco) e Principati (o Spiriti della personalità). Sono esseri che stanno più in alto dell’uomo attuale. E l’uomo, a sua volta, un giorno attraverserà gradi più alti della sua evoluzione. Già al gradino seguente della Terra che chiamiamo stato di Giove, l’uomo sarà, per esempio, al livello degli Angeli oggi. L’uomo sale a gradi sempre più alti di perfezione.
Altrettanto è successo a quegli esseri superiori. Non furono sempre come oggi. Anche loro hanno attraversato prima gradi evolutivi più bassi.
Prendiamo gli Angeli: guardiamoli come gli esseri superiori a noi più prossimi. Come noi qui sulla Terra, hanno vissuto sull’antica Luna il loro gradino umano. Per il fatto di aver lavorato su di sé nell’antica Luna sono diventati gli esseri superiori che sono oggi.
Allo stesso modo gli Arcangeli, o Spiriti del fuoco, hanno attraversato il loro grado umano sull’antico Sole e stanno quindi due gradi sopra di noi. Gli Spiriti della personalità hanno attraversato il loro grado umano sull’antico Saturno, stanno quindi un grado più in alto dell’umanità del Sole (Arcangeli) e tre gradi sopra la nostra attuale umanità.
Arrivando alle Potestà, o Spiriti della forma, cui guardiamo come a esseri eccelsi, troviamo che hanno attraversato la loro umanità in un lontanissimo passato. Quando nello stato di Saturno iniziò la prima incarnazione della nostra Terra, loro avevano già superato il loro grado umano. Da qui possiamo farci un giudizio del livello di grandiosità che va suscitato in noi quando li contempliamo.
Eppure, nonostante la loro altezza, tutti questi esseri sono soggetti a evoluzione. Anche se gli Spiriti della forma sono esseri molto più elevati dell’uomo attuale, è su Saturno, sul Sole e sulla Luna che si sono ulteriormente elevati. Sono diventati esseri che oggi possiedono questo vasto campo d’azione, cosicché non hanno più bisogno di un pianeta in cui trovare della sostanza per mezzo della quale poter esistere.
Gli Angeli hanno ancora bisogno della nostra Terra, vale a dire dell’elemento acqueo, gli Arcangeli dell’aria della nostra Terra, i Principati del fuoco. Ma le Potestà, o Spiriti della forma, non necessitano più del nostro stato planetario. Per questo, quando la nostra Terra iniziò la sua evoluzione, hanno dovuto trovare una dimora diversa e questo fu il motivo per cui si sono separati dalla nostra Terra.
Ho raccontato che ci fu un tempo in cui la nostra Terra era un corpo solo con il Sole. A quel tempo anche quegli Spiriti della forma erano ancora uniti alla nostra Terra, ma erano così evoluti da vedere che avevano bisogno di sostanze più sottili. Le estrassero dalla Terra e se ne andarono insieme al Sole. Questo è il motivo spirituale per cui Sole e Terra si separarono.
I corpi celesti si separano, a seconda che la loro materia sia necessaria come dimora per esseri spirituali. Così è nato il globo solare, nel momento in cui gli Spiriti della forma si sono separati dalla Terra e hanno estratto le parti più sottili. Nella luce del Sole ci scorre incontro l’essenza spirituale degli Spiriti della forma.
Per questo abbiamo detto: la luce è l’abito di queste Entità. Quando vediamo la luce del Sole che irradia, questa luce solare diventa per noi la veste di quegli spiriti che inviano dal Sole le loro forze-guida e da lì dirigono la missione terrestre. Dunque abbiamo visto che il motivo per cui le sostanze si separano nel cosmo risiede nelle Entità spirituali che vi sono connesse.
Questo ci renderà un po’ più comprensibile un fatto che altrimenti non si può chiarire.
La scienza esteriore indica come inizio del sistema planetario una nebulosa primordiale. Certo, alcuni ricercatori hanno ritoccato la teoria di Kant-Laplace, ma in generale si rimane fermi lì. Si ipotizza che la nebulosa iniziale separò da sé il nostro Sole, la Terra e gli altri pianeti che ruotano attorno al Sole. Nella nebulosa primordiale sarebbe stata presente tutta la materia più densa, e con la rotazione, il Sole che ci si trovava dentro, avrebbe espulso verso l’esterno gli altri pianeti.
La scienza dello spirito non contraddice quello che la scienza naturale insegna – seppure come ipotesi. Ma per sostenere quello che si fa in maniera così accattivante con un recipiente d’acqua e una goccia d’olio, è necessario che un uomo – più o meno un gigante – sieda nel cosmo e metta in moto la rotazione, e che poi si sia preso una sedia dal cosmo e ci si sia seduto per osservare il tutto, cioè la differenziazione della nebulosa cosmica fino a Urano e Nettuno. Quando con l’occhio spirituale guardiamo indietro alla nebulosa primordiale, non è poi così diverso da quanto suppone questa ipotesi fisica. Cosa abbiamo allora davanti a noi?
Abbiamo davanti a noi questo stato molto sottile del sistema planetario, una grande, possente sfera in cui Sole, Terra e gli altri pianeti non sono ancora distinguibili. Questa nebulosa primordiale era la Terra. Ma la nebulosa ha anche un passato: l’antica Luna, che indichiamo come il precedente stato planetario della nostra Terra e, come la Terra, ce lo rappresentiamo come un pianeta più antico circondato da altri.
Questo pianeta ha attraversato uno stato di spiritualizzazione. Tutto quel che era già differenziato venne nuovamente condotto attraverso uno stato indifferenziato, passò attraverso una sorta di sonno cosmico. E dal grembo del cosmo emerse la sfera eterica nebulosa, la quale era la rinascita dell’antica Luna.
Non si trattava solo di una massa materiale, bensì ci vivevano Entità spirituali, gli Spiriti della forma, gli Spiriti della personalità, i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli, nelle condizioni particolari loro adatte per quel tempo. L’uomo era lì solo come germe. Non aveva ancora un io, ma solo corpo fisico, eterico e astrale. E tutte le Entità che stavano in questa nebulosa primordiale avevano dei gradi evolutivi dietro di sé.
Cosa fa, ora, la scienza naturale? Prepara uno strumento con cui si vuol rendere visibile questo processo. Fa galleggiare sull’acqua una macchia oleosa, e cerca di far passare dal centro una specie di ago con cui fa ruotare la macchia oleosa. Si vede allora come gocce più piccole si separano, roteando, e con questo si ha davanti agli occhi, in piccolo, un’immagine del sistema planetario. Perché non si può rappresentare in questo modo la rotazione di questa palla di vapore e la separazione dei pianeti?
Così si sta mostrando solo come un sistema così può formarsi meccanicamente, dimenticando però una cosa, cioè se stessi! Se non si fosse lì a far ruotare il tutto mettendolo in movimento, non sorgerebbe nulla di un simile sistema planetario. Ma nella scienza naturale si usa considerare solo una parte e osservarla. Occorrerebbe pensare a un gigante nel cosmo che metta in moto il sistema planetario con una gigantesca manovella. Solo che un gigante simile non esiste.
In questa nebbia cosmica c’è qualcos’altro: non è fatta solo da materia, ma è pervasa anche di spirito, di Entità spirituali con bisogni e desideri. Sono loro che causano ogni maturazione, che determinano separazioni tali per cui, come ho descritto, quando esseri superiori che hanno bisogno di sostanze più sottili se ne vanno insieme al Sole, Terra e Sole si distaccano, e le parti più grossolane restano sulla Terra. In questa ribollente massa cosmica primordiale operano queste Entità spirituali che suddividono quel che conosciamo come sistema planetario.
Ma tra queste Entità c’erano anche spiriti che non hanno raggiunto lo stadio stabilito per gli Spiriti della forma. Infatti, non si viene bocciati solo nei ginnasi e alle scuole superiori, ma dappertutto. Dove ci sono esseri che progrediscono in modo giusto nella loro evoluzione, ce ne sono anche altri che restano indietro. È così anche nell’evoluzione cosmica. Ci furono esseri che erano troppo maturi per avere il loro campo d’azione sulla Terra, e che non erano abbastanza maturi per essere trasferiti sul Sole insieme agli altri.
C’erano due categorie di questi esseri intermedi. Come le Potestà, o Spiriti della forma, mature che guardano giù dal Sole e ci guidano, così fanno anche questi spiriti intermedi ma da una prospettiva inferiore. Come quelli, anche loro prelevano materie e sostanze dall’antica Terra e con queste sostanze formano corpi intermedi tra Sole e Terra: Venere e Mercurio, sui quali essi si trasferirono. Anche gli altri corpi del nostro sistema si sono separati per il fatto che determinati esseri ne avevano bisogno.
Volgiamo ora lo sguardo indietro a quel tempo in cui il Sole esce e la Terra rimane indietro con i germi che ha entro di sé.
Troviamo allora esseri che hanno già dietro di sé la loro evoluzione umana, ma che non sono ancora giunti all’altezza degli Spiriti della forma. Inoltre troviamo i germi del regno umano, animale e vegetale, che si erano evoluti in precedenti stadi della Terra. L’uomo era rimasto dunque sulla Terra. In precedenza, le potenti forze che se ne andarono con il Sole erano ancora unite alla Terra. Ma gli uomini, che provenivano dallo stato lunare, erano dotati solo di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale, e inoltre il corpo fisico era più sottile, non era come quello di oggi. L’io non era ancora formato.
Quando il Sole iniziò a irradiare sulla Terra dall’esterno e gli esseri solari superiori agirono sulla Terra, iniziarono per l’uomo condizioni terrestri completamente diverse. Il fatto che il Sole sia uscito con gli esseri superiori cambiò tutte le condizioni.
Ce ne facciamo un’idea se pensiamo che, finché la Terra era unita al Sole, il potere e la forza dominatrice di quegli alti esseri che più tardi se ne andarono per evolversi, erano frenati dalla materia terrestre grossolana. Ora, svincolati dalla Terra, potevano muoversi liberamente, accelerare l’evoluzione, mentre prima avevano dovuto trascinare con sé tutto il peso della massa terrestre.
Si liberarono dunque per la loro evoluzione, e acquisirono così più forza per agire sugli uomini. Mentre prima gli uomini erano in loro potere e gli spiriti solari uniti alla Terra agivano su di loro, ora furono posti sotto il potere di questi spiriti solari che agivano su di loro dall’esterno.
Se fosse avvenuto solo questo nell’evoluzione esteriore, l’evoluzione umana avrebbe avuto un’incredibile accelerazione. Queste Entità avrebbero talmente accelerato i tempi che sarebbe stato eccessivo per l’evoluzione umana.
Per questa ragione dall’insieme di questi spiriti, che prima erano uniti a Sole e Terra, ne venne escluso uno con la sua schiera che rimase inizialmente unito alla Terra. Uno Spirito della forma rimase unito alla Terra con il compito di ostacolare quel che gli spiriti solari avrebbero diretto a una velocità incredibile, e perché non fossero gli unici ad agire.
Ma se questo Spirito solare fosse rimasto sempre nella Terra, la Terra si sarebbe irrigidita, avrebbe esercitato un potere troppo forte mentre doveva semplicemente tenere a freno il potere degli Spiriti della luce. Perciò prese le forze più grossolane e con queste lasciò la Terra. Quel che allora se ne andò dalla Terra è l’attuale Luna. Abbiamo dunque quel che segue:
• Il Sole si stacca da Terra e Luna;
• dalla Terra si stacca poi la Luna.
E ora gli uomini si trovano sotto l’influsso di due forze: quelle che provengono dal Sole e quelle che provengono dalla Luna. Mentre sotto l’influsso delle forze solari gli uomini evolverebbero a una velocità così grande che sarebbero già vecchi alla nascita, sotto l’influsso delle forze lunari si irrigidirebbero, si mummificherebbero, indurirebbero.
L’uomo può evolvere solo se Sole e Luna si tengono a vicenda in equilibrio. Dall’esterno agiscono da Sole e Luna quelle forze che dirigono e guidano l’uomo, in modo che egli possa attraversare l’evoluzione attuale sulla Terra.
Di incarnazione in incarnazione gli Angeli guidano l’uomo. Ma nel grande cosmo gli Angeli non hanno autonomia, hanno sopra di sé guide superiori, e queste guide sono gli abitanti del Sole. Se agissero solo queste forze solari tutto sarebbe concentrato in un’incarnazione. E se operassero solo le forze lunari, in un’incarnazione si concluderebbe a malapena qualcosa.
Il solido, quel che all’uomo dà forma solida nella sua natura transitoria, proviene dalle forze lunari. Quel che conduce alla nuova incarnazione proviene dalle forze solari.
Vediamo allora come nel mondo tutto abbia il suo compito, se lo osserviamo in senso spirituale. Oggi alla nostra Luna è legata l’Entità che dirige soprattutto quel che è principio evolutivo tra nascita e morte. Tutto quello che è al di là di questo principio evolutivo viene guidato dalle Entità solari superiori.
Ora, in modo più concreto, vogliamo porre innanzi all’anima quel che accadde allora sulla Terra.
Quando giunse dall’antica Luna l’uomo era un essere diverso da oggi. Aveva già corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale, ma il suo corpo fisico non era ancora formato al punto che gli organi di senso potessero percepire e guardare un oggetto esterno.
Certo, gli organi di senso erano in evoluzione già da Saturno, ma sulla Luna non erano ancora arrivati ad avere una percezione esteriore. A quel tempo gli uomini potevano percepire solo dall’interno. Quando per esempio un uomo della Luna si avvicinava a un altro che aveva cattive intenzioni, non lo percepiva nella sua figura esteriore. Sorgeva in lui una specie di figura, come un’immagine di sogno, e dalla colorazione di tale figura capiva se l’altro era bendisposto o maldisposto nei suoi confronti.
Esisteva una coscienza per immagini. Nell’uomo sorgevano immagini che erano realmente in rapporto con le qualità animiche circostanti, ma non poteva percepire le cose esteriori. Al tempo in cui il Sole si separò non esisteva ancora la coscienza oggettiva. L’uomo non poteva ancora vedere se stesso: percepiva la sua luce interiore in immagini. Egli vedeva in modo animico-spirituale quelle azioni benefiche che inviavano gli spiriti del Sole. Le vedeva splendere in sé come immagini che erano un’aura, ma esse non avevano nulla a che fare con gli attuali oggetti esteriori nella luce solare fisica. Quando all’uomo fluiva la luce esteriore, ma possedeva solo luce interiore, non poteva ancora vedere il Sole.
Quando la Luna se ne andò dalla Terra l’uomo ricevette una primissima disposizione alla coscienza dell’io, al viversi come un essere separato. Prima egli stava nel grembo di altri esseri, attraversò dapprima un periodo in cui le forze del Sole gli arrivavano e lui vedeva risplendere le immagini delle forze solari animico-spirituali, ma non vedeva il Sole all’esterno.
Poi la Luna si separò e l’uomo ricevette un inizio di coscienza dell’io. Gli divenne a quel punto possibile vedere le cose esteriori. Fu il primo barlume per poter vedere l’esteriorità fisica. Finché non ci si distingue dall’esterno, non si è un io. Il primo barlume nella coscienza dell’io, se prendiamo per esempio una facoltà sensoriale, coincide con l’aprire gli occhi sull’esterno. Questo però è connesso anche con l’uscita della Luna.
Prima la Luna era unita alla Terra e guidava le forze di crescita dei singoli individui dalla nascita alla morte, come fa ancora oggi dall’esterno. Nella Luna stavano le forze di crescita per il singolo uomo tra nascita e morte. Affinché l’uomo non diventasse un individuo solo tra nascita e morte, dovevano giungere da fuori le forze che agivano dal Sole.
Abbiamo quindi le forze interiori della Luna e quelle esteriori del Sole. Il Sole si separò dalla Terra e l’uomo sentì il beneficio delle forze solari, anche se non le vedeva perché si univano con le forze lunari all’interno del corpo terrestre, e da questo risultava la costituzione umana.
In seguito la Luna uscì dal corpo terrestre e furono aperti i sensi dell’uomo. Con l’uscita della Luna quella percezione spirituale-animica del Sole che operava beneficamente in immagini si trasformò in percezione fisico-sensibile e iniziò la vista esteriore del Sole.
La Terra era inizialmente coperta di vapori densi attraverso i quali l’uomo non poteva ancora vedere quel Sole le cui forze egli aveva prima percepito in una ottusa chiaro-veggenza. Ora questa era svanita e in compenso egli avrebbe potuto vedere il Sole da fuori, se non fosse stato avvolto dall’atmosfera di vapori. Così, quando il Sole irradiò da fuori, l’uomo vide sparire la visione interiore.
Gli antichi egizi, ricordandosi di quelle condizioni, chiamarono Osiride le forze del Sole che irraggiavano in modo da essere percepite dall’uomo con l’antica chiaro-veggenza. La condizione in cui Osiride veniva percepito interiormente per chiaroveggenza sparì, Osiride morì. E con le forze plasmatrici che operavano tra nascita e morte, l’uomo non poteva ancora percepire esteriormente quel che gli era sfuggito interiormente, che si era sottratto alla sua coscienza d’immagine. La nebbia di vapori gli impediva di vedere Osiride, quelle forze operanti che avrebbe potuto riconoscere. Fu così che l’uomo cominciò a cercare ardentemente l’antico Osiride.
Nel corso dell’evoluzione terrestre le nebbie si diradarono sempre più e l’uomo iniziò a vedere il Sole, ma non più in una coscienza unitaria. I raggi solari cadevano ora entro ogni singolo uomo, quando ora vedeva il Sole c’era un Osiride frantumato.
Abbiamo visto ripetersi il possente processo cosmico nell’antico periodo egizio. Questo è quanto intendeva l’antico saggio sacerdote egizio e che rivestiva di un’immagine dicendo: quando all’inizio Luna e Sole stavano fuori, l’uomo era nel centro, tenuto in equilibrio tra forze solari e lunari. Prima non c’era riproduzione sessuale, c’era riproduzione verginale.
In seguito, le forze che dominavano la nostra Terra uscirono nel segno della Vergine e attraversando la Bilancia passarono al segno dello Scorpione. E quando il Sole si trovò nel segno dello Scorpione e la Terra con le sue Entità nella Bilancia, il pungiglione dello Scorpione perforò gli organi di senso. Allora Osiride venne ucciso. E invalse, sorse, la ricerca dell’umanità verso la forza che fu vedere Osiride.
Questo mito è il risultato, il contenuto, della visione chiaroveggente dell’antica saggezza sacerdotale egizia. Così tutti i miti, anche quelli astronomici, si fondano su fatti reali del mondo spirituale.
Quinta conferenza
Gradi del divenire umano
Saturno, Sole, Luna e Terra
Stoccarda, 8 agosto 1908
Miei cari amici!
Ieri abbiamo visto come le nostre condizioni terrestri si siano formate dal cosmo, come la nostra Terra in un remotissimo passato fosse unita con quel che oggi ci irraggia dal cielo come Sole e come a un certo punto il Sole si sia separato dalla nostra Terra. Abbiamo poi visto che in un tempo successivo la Luna, dopo la separazione del Sole, sia uscita da quell’essere cosmico che era la Terra, e che portava ancora in sé la nostra Luna attuale.
Abbiamo osservato come questa separazione di una originaria unità e comunità in tre corpi celesti abbia una stretta relazione, un intimo rapporto in senso spirituale, con l’evoluzione dell’uomo e di tutto il cosmo; abbiamo considerato come alcune Entità, che prima agivano dall’interno sugli esseri della Terra e dunque anche sugli uomini, uscissero dalla nostra Terra insieme al Sole. Dopo la separazione esse operano dall’esterno.
Naturalmente questo mutò tutte le condizioni della Terra, così come in seguito le trasformò il fatto che la Luna si fosse separata dalla Terra, che si fosse diviso quel che conosciamo come Terra e Luna dapprima unite.
Il senso di tutta questa evoluzione era che, se l’uomo fosse rimasto sotto l’influsso delle forze solari, si sarebbe imbattuto in un tempo evolutivo troppo veloce. E se la Luna fosse rimasta interamente nella Terra, allora sotto l’influsso della Luna la Terra si sarebbe sviluppata in modo da irrigidire, mummificare l’uomo. Così invece si mantiene l’equilibrio, perché da una parte agiscono le forze solari potenti e veloci, dall’altra gli esseri lunari svolgono un’azione di rallentamento.
Come ho già sottolineato, gli esseri che con le forze del Sole irradiano sulla Terra le loro forze spirituali e realizzano l’evoluzione dell’uomo, sono gli Spiriti della forma. Sono loro i più vicini alla Terra. Ma uno delle guide di questa schiera si separò da questi Spiriti della forma. Egli continuò inizialmente ad abitare la Terra e si separò più tardi insieme alla Luna; ed ecco che abbiamo la divinità lunare che la scrittura biblica chiama Jahve o Jehova.
Ma quando la Bibbia parla delle altre potenze solari che irraggiano la loro luce dall’esterno, parla di Elohim, degli Spiriti della luce. L’umanità è tenuta in equilibrio sotto l’influsso degli Elohim da una parte, e di Jahve dall’altra.
Abbiamo anche visto che non solo l’uomo si evolve, ma che tutti gli esseri nel cosmo si evolvono.
Anche gli esseri superiori hanno attraversato la loro evoluzione, un tempo erano ad altri livelli. Quando la Terra era ancora Luna e Sole, essi si conquistarono il loro attuale grado. Quel che si dice qui vale per i più maturi di questi spiriti che dal momento della separazione dalla Terra trovarono la loro ulteriore evoluzione sul Sole o sulla Luna.
Ma ovunque nel cosmo ci sono anche esseri che sono rimasti indietro a un certo grado. Venere e Mercurio devono la loro esistenza al fatto che queste Entità stanno tra gli uomini e gli spiriti solari superiori.
Si tratta di esseri elevati, molto, molto superiori all’uomo, che però non hanno ancora raggiunto la condizione superiore di quegli spiriti solari. Ma sono esseri importanti per l’evoluzione dell’umanità terrestre. Nel loro insieme li definiamo esseri luciferici, prendendo il loro nome dalla figura che per così dire li guida e che chiamiamo Lucifero.
Dobbiamo chiarirci che nell’evoluzione dell’umanità cooperano da un lato Jahve (o Jehova) con gli spiriti solari (o Elohim), e dall’altro gli esseri luciferici.
Dalla collaborazione degli spiriti del Sole e della Luna derivano due cose. Possiamo chiarircelo ricordando il passato della Terra, in primo luogo l’antichissimo stato di Saturno. Dopo una pausa seguì lo stato solare, dopo una nuova pausa il Sole divenne Luna e nello stesso modo, solo dopo una nuova pausa, sorse la nostra attuale Terra.
L’evoluzione dell’uomo è collegata a tutte queste incarnazioni della Terra. Oggi l’uomo ci appare come un essere molto complesso, consistente di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io. Queste quattro componenti della natura umana si inseriscono in modo molto complesso l’una nell’altra.
Un essere che oggi ha solo il corpo fisico si trova al grado di minerale; un essere che ha corpo fisico e corpo eterico si trova al grado di pianta; un essere che ha corpo fisico, eterico e astrale si trova al grado del mondo animale. E solo un essere che, come noi qui sulla Terra, ha corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io, si trova al grado di esistenza umana.
È solo un parlare per sommi capi dire che oggi l’essere umano ha queste quattro parti. Quanto ciò sia schematico ce lo mostrerà uno sguardo gettato alla sua lunghissima evoluzione.
Se chiediamo qual è la parte costitutiva più antica, si potrebbe credere che sia l’io, in quanto parte superiore. Ma non lo è. E non lo è nemmeno il corpo astrale e neanche quello eterico. Quel che l’uomo ha avuto prima di tutto è il corpo fisico. Esso ha iniziato a strutturarsi sull’antico Saturno.
Non dobbiamo però rappresentarci che il corpo fisico dell’uomo di allora fosse simile a quello dell’uomo attuale. Quando lo osserviamo oggi, l’uomo ha innanzitutto membra solide, un sistema osseo, poi ha parti molli, è percorso da liquidi e gas, e ha inoltre un importante elemento sostanziale: il calore, il calore interno umano.
Proviamo a pensare al calore dell’uomo nei confronti dell’ambiente che lo circonda. Diversamente da altri esseri, l’uomo non dipende dal calore esterno. In un ambiente freddo l’uomo non è necessariamente freddo, come succede per esempio al minerale, ma ha sempre una propria fonte di calore interna.
Proviamo a pensare di eliminare dall’uomo tutto quanto è solido, fluido e gassoso, e immaginiamo uno spazio formato solamente da calore, immaginiamo il corpo fisico formato da calore come quello che sta nel nostro sangue. Abbiamo allora il corpo fisico così come esisteva su Saturno: un corpo fisico in germe consistente solo di calore.
Saturno ha uno stadio iniziale, uno intermedio e uno finale. Sarebbe troppo difficile descrivere lo stadio iniziale perché non ci sono le facoltà adatte a comprenderlo. Se vogliamo calarci nello spirito di questi antichi tempi di un remotissimo passato, pensiamo al tempo intermedio dell’evoluzione di Saturno. Solo, non dobbiamo credere che lì l’uomo vedesse qualcosa. Non c’era luce, niente gli riluceva ancora.
Se un uomo si fosse avvicinato a un altro, avrebbe sentito un aumento di calore nello spazio occupato dall’altro come all’interno di un forno che ha un ambito circoscritto. Dobbiamo immaginarci quella situazione come un corpo di calore conchiuso che circoscrive se stesso.
Ma non dobbiamo immaginarci questo corpo di calore come qualcosa di omogeneo, perché l’antico Saturno è percorso da linee di calore che vanno in ogni direzione. Tutto Saturno consiste di forme fatte esclusivamente di calore, e tali forme di calore sono l’organizzazione primigenia del corpo fisico umano. Saturno si limita a questo finché è proficuo per l’evoluzione umana. In seguito non lo sarà più.
Passiamo ora allo stato solare. Dopo una pausa, Saturno si trasforma nel Sole. Dal punto di vista esteriore-materiale succede che al centro è sopraggiunta una condensazione composta non più solo di calore ma anche di aria. Di nuovo, tutto quanto si trova nel Sole sperimenta un’evoluzione, nelle condizioni possibili entro calore e aria.
L’uomo che su Saturno era fatto solo di calore e non poteva ancora accogliere il corpo eterico, sul Sole viene compenetrato dal corpo eterico e ora consiste di corpo fisico e corpo eterico. Ma anche allora il corpo fisico non è ancora come quello di oggi. Possiamo farci un’idea grossolana di quel corpo fisico pensando a quanto segue.
Immaginiamo di aver inspirato aria, che l’aria sia entrata in noi e immaginiamone l’effetto come un’azione di calore che prende la forma del corpo fisico umano. Dobbiamo pensare che non ci sia nulla tranne il corpo di calore e di aria. Se seguiamo le forme che assume l’aria inspirata e il calore che si sviluppa nell’uomo, abbiamo la forma dell’uomo nel mezzo dell’evoluzione solare.
Se vogliamo riconoscere queste correnti di calore e gas che hanno formato il corpo fisico sul Sole, ci chiediamo: come vede l’uomo questo gas nella retrospettiva chiaroveggente? A quel tempo non splendeva un Sole dall’esterno. Quando il calore si condensa in aria, nel momento in cui il gas si separa dal calore, inizia a rilucere.
Il corpo umano è a questo punto una specie di forma di calore, ma ben lontano dal nostro sistema sanguigno, e una forma di correnti gassose che rilucono di meravigliosi colori. Tutto il corpo solare, che era allora la nostra Terra, consisteva di corpi luminosi di calore che erano l’organizzazione primitiva del nostro corpo fisico pervaso da corpo eterico. E l’uomo stesso era una parte della formazione solare che irraggiava luce nel cosmo.
Se chiediamo: cosa splendeva nel pianeta solare? Dobbiamo dire: gli uomini stessi! Il loro corpo fisico era divenuto un corpo luminoso. Ma questo fece sì che il corpo fisico si trasformasse.
Sull’antico Saturno il corpo fisico umano non aveva ancora incluso un corpo eterico, se ne stava ancora da solo. Ora il corpo eterico lo pervade, per cui esso si trasforma, raggiunge il secondo gradino di perfezione. Il corpo fisico raggiunge il primo grado di perfezione su Saturno, il corpo eterico compie il suo primo grado di perfezione sul Sole.
Prima che il Sole passasse allo stato lunare, fece anch’esso una pausa. Come ha conseguito allora il corpo lunare? È avvenuto materialmente per il fatto che quanto aveva forma aerea si condensò in elemento acqueo.
L’antico corpo lunare era una sfera cosmica liquida in cui si formano plasticamente i corpi fisici umani i quali consistono di elementi acquei, fluidi, nei quali entrano ed escono correnti d’aria. Essi si compongono di tre parti: acqua, gas o aria, e calore.
Il corpo eterico che l’uomo ha ottenuto e che ha compiuto il suo primo perfezionamento sul Sole, nel periodo lunare entra di nuovo nel corpo fisico. Per il fatto che l’evoluzione prosegue in questo modo, l’uomo è in grado di accogliere il corpo astrale, cosicché ora abbiamo un essere umano che consiste di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale.
Ora diventa impossibile per tutti gli esseri collegati all’antica Luna tenere lo stesso passo. A questo punto il Sole esce cosicché, nel tratto intermedio, abbiamo il corpo lunare composto di Terra e Luna. Con il Sole se ne vanno in quell’epoca le Entità più progredite che necessitano per la loro evoluzione di un campo di azione più elevato.
Per questo fatto, al corpo formato da Terra e Luna restarono gli esseri più grossolani, quelli superiori se ne erano andati con il Sole nell’antico periodo lunare. Già allora la conseguenza fu che il Sole e le sue Entità per un certo tempo agissero dall’esterno sull’antico corpo costituito da Terra e Luna. Questo corpo visse per così dire un ispessimento, in quanto aveva mantenuto quel che era grossolano. Voglio ora descrivere questo corpo lunare da cui è uscito il Sole, perché noi ci abbiamo trascorso una grande parte della nostra evoluzione.
Sull’antico Saturno c’erano solo uomini con un corpo fisico che è l’equivalente di quel che è oggi il minerale sulla Terra. Sul Sole l’uomo si elevò all’equivalente delle attuali piante, perché là aveva corpo fisico ed eterico. Ora però, alcuni esseri rimasero al grado dell’antico Saturno, e anche sull’antico Sole questi avevano solo il corpo fisico. Si tratta dei predecessori dei nostri animali, o almeno di una parte dei nostri animali, e compaiono come secondo regno durante lo stato solare.
Per questo motivo gli uomini che sulla Luna erano ascesi al regno animale, erano circondati da altri due regni generati dagli esseri rimasti indietro: in primo luogo dal regno precursore dei successivi animali e che sulla Luna si trovava al grado vegetale, secondariamente dal regno precursore delle piante e che sulla Luna si trovava al livello del minerale. Quel che oggi forma l’intero regno minerale della nostra Terra, non ha origine sulla Luna, non esisteva ancora sulla Luna di allora. Il nostro regno minerale si è formato per ultimo.
Si tratta di condizioni diverse da quelle attuali, oggi si potrebbe obiettare che è assurdo parlare dell’esistenza di piante senza il sostrato minerale, ma quando non avevano ancora la loro base minerale, le piante erano in condizioni completamente diverse. Sull’antica Luna raggiunsero l’evoluzione:
• l’uomo a regno animale,
• gli animali a regno vegetale e
• le piante a regno minerale.
Quando il Sole uscì dalla Luna, tutti gli esseri avanzarono per cui sull’antica Luna gli uomini corrispondono al regno animale, il regno animale a quello vegetale, e le piante al regno minerale. Per questa ragione il regno minerale non è affatto come l’attuale minerale.
Quando il Sole uscì, gli esseri solari furono liberati dalla materia grossolana e poterono evolversi tanto più fortemente e agire più efficacemente. Per questa ragione i regni della Luna progredirono di mezzo gradino. Il corpo astrale umano, per esempio, venne liberato dal suo stretto legame con il corpo eterico e con il corpo fisico. Per il fatto che il Sole penetrava da fuori, il corpo astrale dell’uomo venne in parte sollevato, liberato dalla materia grossolana. Anche il corpo eterico venne in parte liberato.
Perciò il corpo astrale e il corpo eterico erano sporgenti dall’uomo, e in parte esterni a lui. E grazie al fatto di essere stati liberati dalla pesantezza del corpo fisico, l’uomo fu fatto salire dal suo livello animale a un’umanità-animale e divenne un essere che stava tra il grado animale di allora e quello umano attuale, guidato dagli spiriti solari di allora.
Così, sulla Luna abbiamo solo regni intermedi, tant’è che anche gli altri regni furono innalzati a piante-animali e minerali-vegetali.
E come oggi i minerali formano il suolo terrestre su cui noi e gli altri ci muoviamo, così gli esseri dell’antica Luna si muovevano sui minerali-vegetali, il regno più basso dell’antica Luna. Tutto questo suolo lunare non era minerale come quello della nostra Terra, ma era una specie di essere semi-vivente, molto più vivente di quanto non sia una nostra palude di torba. Era piuttosto simile a insalata cotta o a spinaci cotti che però ribollono ancora in modo vivace.
Questa era, all’incirca, la sostanza dell’antica Luna. Non esistevano rocce, ma al loro posto si ergeva una massa di alberi simile a una formazione cornea. Masse lignee spuntavano dall’antica Luna. Allo sguardo chiaroveggente l’antica Luna si mostra in questa condizione. Poi spuntano, più o meno radicate al suolo, le piante-animali che si muovono in un elemento viscoso.
Il predecessore dell’uomo, l’uomo-animale dal corpo fisico composto delle sostanze più fini in continua trasformazione, era viscoso, era composto dalle sostanze più sottili. Il chiaroveggente non riesce a scoprire sull’antica Luna un capo umano come quello di oggi. Nel corpo fisico scopre solo una forma di testa simile ad animale, e quel che ne sporge è corpo eterico e corpo astrale di natura molto più bella dell’attuale testa fisica.
Così era la popolazione dell’antica Luna.
Se osserviamo in profondità l’evoluzione culturale umana dal punto di vista spirituale, troviamo che quanto ci tramandano miti e saghe è per molti versi molto più saggio della nostra scienza. In alcuni miti è riconoscibile una saggezza molto più profonda della nostra scienza apparentemente tanto progredita.
Pensiamo alla nostra antica Luna su cui potevano crescere solo le antiche piante-animali, e rendiamoci conto che in questi esseri lunari abbiamo predecessori degli esseri terrestri, di modo che i minerali-vegetali di allora sono diventati il nostro regno minerale e le piante-animali di allora il nostro regno vegetale. Il regno umano-animale della Luna, nella misura in cui non è progredito, è diventato il nostro regno animale attuale. I nostri esseri sono discendenti degli esseri lunari di allora.
Esistono ancora adesso piante che non possono crescere su un suolo minerale. Prendiamo per esempio il vischio: è diverso dalle piante che abbiamo descritto ieri. Il vischio mostra un corpo astrale che, come negli animali, penetra nel suo corpo fisico. Questo deriva dal fatto che il vischio appartiene a quegli animali-vegetali della Luna rimasti indietro che non poterono diventare piante, così che anche ora non può crescere su suolo minerale. In passato è cresciuto su minerali-vegetali, perciò ha bisogno di altre piante. È rimasto all’antica abitudine lunare.
Gli antichi popoli lo sapevano e l’hanno incarnato in una meravigliosa saga. I popoli nordico-germanici vedono in Loki una figura che ancora appartiene alle antiche forze lunari, una divinità di provenienza lunare che ha trovato un campo di attività sulla Terra. Al contrario, nel dio Baldur abbiamo il rappresentante di tutte quelle forze operanti sugli esseri terrestri maturi. Ma gli esseri che sono rimasti allo stato lunare sentono la loro affinità con Loki.
Da qui è nata quella meravigliosa saga secondo cui una volta, mentre gli dei giocavano tra loro, tutti gli esseri fecero il giuramento di non ferire Baldur. Solo il vischio non lo fece, perché non era imparentato con le forze terrestri guidate dalle forze operanti nel dio Baldur. Il vischio è un sopravvissuto delle antiche condizioni lunari, può colpire le forze proprie della Terra insite in Baldur.
Per questo Loki deve servirsi di un essere che gli appartiene. Comprenderemo quale grande intuizione istintiva ha portato i saggi a trovare nel vischio particolari forze curative, se sappiamo che ciò che ostacola il sano sviluppo deve servire alla malattia. Da qui deriva la considerazione che gli è stata attribuita e le saghe che vi si collegano.
Questo è un esempio di come le saghe e le fiabe nascondano grandi saggezze dell’evoluzione cosmica.
Per il fatto che sulla Luna una parte del corpo eterico e del corpo astrale dell’uomo-animale sia stata per così dire elevata, già sulla Luna sorge la necessità di un cambiamento di coscienza. E ora dobbiamo parlare di un’altra evoluzione che procede parallela a quella di cui abbiamo appena parlato.
Ogni grado evolutivo è al contempo un grado di sviluppo di coscienza.
Quando sull’antico Saturno l’uomo possedeva solo il suo corpo fisico, aveva una coscienza completamente ottusa simile a quella che possiede oggi il minerale. Quando sul Sole al corpo fisico si aggiunse quello eterico, la coscienza salì di un grado. Sul Sole l’uomo divenne una sorta di essere dormiente. Aveva la coscienza che possiede oggi la pianta, una specie di coscienza dormiente senza sogni.
Quando sulla Luna il corpo fisico raggiunse il terzo grado di perfezione, con l’inserimento del corpo astrale dovette avvenire un cambio di coscienza. Una coscienza per immagini subentrò alla precedente coscienza dormiente dell’antico Sole, che era stata a sua volta preceduta dalla coscienza di sonno profondo sull’antico Saturno. Possiamo paragonarla per certi versi all’attuale coscienza di sogno.
Nel nostro sogno odierno si avvicendano immagini che assumono significato solo in casi eccezionali o in presenza di un particolare esercizio. Ma non era così nell’antico periodo lunare. Sebbene le immagini che occupavano la coscienza umana fossero anch’esse immagini che sorgevano e sparivano, avevano tuttavia un significato. Quando l’uomo a quel tempo si avvicinava a un altro oggetto o a un altro essere, sentiva sorgere qualcosa come quando oggi nel sogno vediamo un’immagine. Solo che questa immagine stava in relazione agli esseri dei quali riproduceva la natura interna. Nelle sue azioni l’uomo poteva orientarsi secondo questa coscienza per immagini.
Per il fatto che il Sole era uscito e il corpo astrale era stato elevato, sorse la necessità di un’alternanza di coscienza. Già sull’antica Luna c’erano periodi nei quali la coscienza era più vivace, altri in cui era più ottusa.
L’odierno passaggio dalla notte al giorno avviene quando, con l’azione del Sole dal di fuori, il mondo degli esseri fisici esterni compare ai sensi, quei sensi di cui l’uomo si serve al mattino quando il corpo astrale entra nel suo corpo fisico. Quando alla sera il corpo astrale lascia nuovamente il corpo fisico, si fa scuro intorno all’uomo. Così la coscienza solare senza sogno si alterna alla coscienza terrena che l’uomo possiede di giorno. Abbiamo così:
• una coscienza terrena dal mattino alla sera e
• una coscienza solare nel sonno senza sogni dalla sera alla mattina.
Ciò è stato già preparato nell’antico periodo lunare. Già allora il corpo eterico e il corpo astrale non erano sempre fuori. Anche l’antica Luna si muoveva già attorno al Sole e per mezzo di questa rotazione l’uomo-animale di allora veniva in parte illuminato dal Sole e in parte no. Per questo fatto sull’antica Luna abbiamo già l’entrare e l’uscire del corpo astrale e di quello eterico.
Non si alternavano ancora nella coscienza quei contrasti che abbiamo oggi, ma quando l’antica Luna era per così dire illuminata dalle forze del Sole, allora corpo eterico e astrale uscivano, e l’uomo si trovava in uno stato di coscienza spirituale più chiaro. E quando il corpo astrale e il corpo eterico erano nel corpo fisico, la coscienza diveniva più oscura. Per certi aspetti era dunque il contrario di come è oggi.
In tempi molto più lunghi avvenne anche l’alternarsi di stati di coscienza più chiara e più oscura. Nello stato di coscienza più oscuro sull’antica Luna, senza che l’uomo ne fosse consapevole, avveniva quel che si chiama fecondazione. L’Entità superiore dell’uomo scendeva nella Luna fisica per far avvenire la fecondazione, e quando era conclusa saliva nuovamente ai gradi superiori.
Per il fatto che il Sole si era separato e aveva dato più potere alle sue Entità, anche l’uomo e tutti gli altri esseri poterono evolversi oltre sulla Luna. Se il Sole fosse rimasto legato all’antica Luna, se le forze solari avessero continuato a essere ostacolate dall’antica Luna, tale progresso nell’evoluzione non avrebbe avuto luogo.
Solo per il fatto che il Sole era uscito le sue forze ricevettero una maggior potenza e anche la Luna procedette più rapidamente. Allora, quando la Luna fu matura al punto da poter essere di nuovo accolta dal Sole, l’intero corpo subì un pralaya, una pausa spirituale, dalla quale si produsse quel che chiamiamo il primo corpo eterico della Terra e da cui si separò tutto quel che c’è stato in seguito.
Alla domanda: da dove proviene il corpo fisico dell’uomo? possiamo allora rispondere: la sua prima organizzazione è su Saturno. Ottiene il corpo eterico sul Sole e il corpo astrale sulla Luna.
Ma allora da dove provengono tutte le cose? Uno scienziato dello spirito però non pone la domanda in un modo filosofico così astratto. Si fanno domande a vanvera, senza fine, se non ci si eleva all’osservazione spirituale del mondo.
Anche nella normale vita dell’uomo a un certo momento si pone fine al domandare. Pensiamo di andare su una strada, di osservare dei solchi nel terreno e di chiedere: da dove vengono? Un carro è passato sulla strada e ha lasciato i solchi sul terreno molle. Da dove viene il carro? Lo ha usato un tizio per un certo scopo. A che scopo? E così si potrebbe continuare a chiedere all’infinito.
Ci renderemo conto che il porre domande a un certo momento termina di avere un senso, perché si entra in un altro ambito. All’uomo è appena saltata in testa un’idea – e allora inizia a riflettere! Se osserviamo le cose nel concreto, ci accorgiamo che dove inizia questa riflessione, approdiamo su un terreno spirituale.
Troviamo degli esseri spirituali e chiediamo prima di tutto: «Che cosa fanno?». La domanda «Perché?» invece a questo punto non ha più senso per chi è saggio. Bisogna educarsi a riconoscere il limite del domandare. Torniamo allora alla nostra origine a partire da esseri spirituali!
Quando Saturno iniziò a formarsi, alcune Entità spirituali emanarono dalla loro propria sostanza, come un sacrificio, la sostanza di base: il calore. Erano diventate così mature da potersi sacrificare, da averne abbastanza non solo per sé ma da poterne anche cedere.
Tramite questa emanazione da se stessi, tramite questo sacrificio, gli alti spiriti che l’esoterismo cristiano chiama Troni forniscono il sostrato per il corpo fisico umano. Dall’emanazione della sostanza che essi hanno sacrificato, viene creata la base per il corpo fisico umano.
Questa sostanza si è modificata gradualmente fino alla nostra Terra, ma è sempre la sostanza modificata che i Troni ci hanno donato. Così, sono le emanazioni delle Entità dei Troni sull’antico Saturno che a partire dalla loro essenza forniscono la sostanza per il corpo fisico dell’uomo.
L’uomo passò poi sull’antico Sole, nel quale il corpo eterico viene annesso al corpo fisico umano. Di nuovo, qui sono attive Entità che stanno sotto i Troni, gli Spiriti della saggezza (Dominazioni) che sull’antico Saturno non erano ancora così progrediti da poter emanare la loro essenza. Ma sul Sole sono in grado di emanare dai loro corpi la sostanza del nostro corpo eterico.
Sulla Luna si aggiunge il corpo astrale. Sono di nuovo Entità spirituali che sacrificano la loro sostanza e la fanno fluire entro l’uomo. Si tratta degli Spiriti del movimento (Virtù).
Infine, nel passaggio da Luna a Terra, altre Entità trasmettono in noi la loro forza più intima. In aggiunta ai corpi fisico, eterico e astrale otteniamo l’io.
Dobbiamo questo io agli Spiriti della forma (Potestà), in quanto la sua essenza ci è conferita dagli spiriti che guidano l’evoluzione cosmica. Negli Elohim che ci irraggiano con la luce solare e nelle forze di Jahve che dalla parte lunare agiscono sulla figura umana, abbiamo gli spiriti che conferiscono all’uomo la predisposizione all’io. Abbiamo allora
• l’organizzazione fisica dagli Spiriti della volontà (Troni),
• l’organizzazione eterica dagli Spiriti della saggezza (Dominazioni),
• l’organizzazione del corpo astrale dagli Spiriti del movimento (Virtù) e
• l’organizzazione dell’io dagli Spiriti della forma – dagli Elohim e da Jahve.
È un mistero quel che troviamo nella Thora, nella Bibbia, dove uno degli Elohim, unito alle forze lunari col nome di Jahve, agisce da là come Spirito della forma, e fa dell’uomo ciò che lo rende divino: «E formò l’uomo a Sua immagine e somiglianza». (Gn 1,26).
Gli altri Elohim fanno fluire sulla Terra la forza del Sole nei raggi solari, nella veste luminosa. Un dio ha rinunciato alle forze di luce entrando nei limiti dell’uomo che vive nel tempo tra nascita e morte. Prima di poter penetrare, i raggi solari attraversano l’aria e gli Spiriti dell’aria si uniscono a loro.
Ed effettivamente all’uomo giunge aria. Con le forze del dio-Jahve le forze degli Elohim entrano nel corpo umano. Le parole: «E fece fluire all’uomo l’alito vivente, ed egli divenne anima vivente» (Gn 2,7) ci rimandano al momento in cui Jahve fa fluire nell’uomo le sue proprie forze.
Queste cose della Bibbia sono da prendere alla lettera. Un profondo senso di venerazione permea la nostra anima dinanzi a questo possente documento quando iniziamo a comprendere che, dopo che Sole e Luna hanno fatto fluire le loro Entità nell’uomo, subentrarono gli Spiriti della forma, e che l’entrata di una di queste Entità è espressa con le parole: «E Dio alitò nell’uomo ed egli divenne un’anima vivente».
Vedremo la prossima volta come intervengono gli esseri luciferici.
Sesta conferenza
Dalla legge alla libertà
Gli Spiriti della forma portatori
del progresso e del regresso
Stoccarda, 10 agosto 1908
Miei cari amici!
È nella natura del nostro tema avvicinarci al punto in modo del tutto singolare, quasi procedendo in cerchi per raggiungere ciò che vogliamo. Pertanto può sembrare che fin dall’inizio le nostre osservazioni manchino di un’intrinseca sistematicità, ma proprio per il fatto di accostarci gradualmente al nocciolo muovendo dall’esterno arriveremo alla giusta comprensione.
L’altro ieri abbiamo spinto le nostre osservazioni fino a incontrare gli Spiriti della forma come guide dell’esistenza umana terrena. Abbiamo visto come questi spiriti intervengono nel corso della nostra evoluzione terrestre in tutto ciò che è materiale e anche in tutto quanto è animico; abbiamo visto che si trovano a un livello di sviluppo così superiore che a un certo momento dell’esistenza terrestre non hanno potuto più avere la Terra come dimora, hanno estratto le sostanze più fini e fatto del nostro Sole il luogo della loro evoluzione.
Uno di questi spiriti si sacrificò e rimase legato alle forze lunari. Si tratta di quella figura che stando alla Bibbia è chiamata Jahve o Jehova. Passato il tempo in cui la Terra era unita al Sole, quando quest’ultimo se ne uscì con gli altri spiriti, Jahve rimase ancora unito alla Terra fino al seguente grande evento cosmico: la separazione della Luna. Le forze di Jahve operarono entro la Terra fino a quando le forze della Luna non agirono dall’esterno.
Come forze operanti al servizio dell’evoluzione umana sulla Terra, abbiamo da un lato gli alti Spiriti solari e dall’altro Jahve con la sua schiera. Ora vogliamo occuparci di questo.
Cosa significa che gli Spiriti della forma sono le vere guide del regno terrestre? Non agivano già anche durante l’esistenza di Saturno, del Sole e della Luna? Sì, anche allora agivano, ma sulla Terra si offrì loro un diverso campo di azione.
Su Saturno gli Spiriti della saggezza non avevano ancora immesso il corpo eterico nel corpo fisico, così che non era ancora pronto il terreno, il campo di azione, per quegli Spiriti della forma. Quando gli Spiriti della saggezza sul Sole ebbero riversato il corpo eterico nel corpo fisico umano, e sulla Luna gli Spiriti del movimento ebbero riversato il corpo astrale nel corpo fisico e nel corpo eterico, solo allora gli Spiriti della forma trovarono un campo d’azione pronto: un essere umano dotato di questi tre corpi.
Solo a un essere umano preparato così essi potevano dare quel che noi chiamiamo forma umana. La forma umana che vediamo oggi non era presente in nessuna delle fasi evolutive precedenti. Allora c’era solo una forma preparatoria. Solo quando tutto ciò che è stato descritto fu compiuto, la forma preparatoria poté essere elevata alla nobile forma umana.
Ma perché gli Spiriti della forma non potevano intervenire su Saturno? È perché i germi che si erano formati là, erano ancora troppo giovani. Dovevano prima giungere a un certo grado di maturazione.
E quando vi giunsero? Solo quando la nostra Terra si trovò a quel punto dell’evoluzione di cui ho parlato quando ho detto che la Terra unita al Sole formava una specie di corpo di sostanza sottile.
Procedendo, gli Spiriti della forma sono sempre all’opera, finché il corpo umano è pronto per ottenere l’attuale forma umana. Questa formazione si è essenzialmente conclusa prima di quel grande diluvio che ha spazzato via i nostri antichi predecessori. A metà dell’epoca atlantica troviamo il momento in cui l’uomo ha ricevuto sostanzialmente la sua forma attuale, quale noi la conosciamo.
Prima non aveva ancora una forma solida, era fatto di un materiale più molle. Nel primo periodo dello sviluppo atlantico troviamo l’uomo di una materia molle, che non aveva nemmeno la consistenza cartilaginea che hanno alcuni animali oggi. Nuotava per così dire in un insieme di aria pervasa di acqua densa, una specie di bolla d’acqua.
C’era la disposizione per tutti i futuri organi e anche per la costruzione ossea, tutto ciò era predisposto nelle forze ma l’uomo non esisteva ancora nella sua attuale forma. C’era una relazione completamente diversa tra le parti superiori e quelle inferiori.
Oggi, quando l’uomo dorme, l’io esce insieme al corpo astrale mentre il corpo fisico e quello eterico restano nel letto. Siccome il corpo eterico attuale è simile per forma e grandezza al corpo fisico, l’uomo esce molto in fretta anche dal suo corpo eterico.
A quel tempo il corpo eterico sporgeva dal corpo fisico da tutte le parti, specialmente sulla testa. Quando il corpo astrale era esterno al corpo fisico non era ancora fuori dal corpo eterico, gli era ancora unito – mentre oggi, nel momento in cui il corpo astrale lascia il corpo fisico, è subito fuori anche dal corpo eterico.
A quel tempo l’uomo rimaneva unito al corpo eterico ancora a lungo, e la conseguenza di questa unione durante il sonno notturno era che egli non aveva quell’oscurità in sé e attorno a sé come avviene oggi di notte. In stato di chiaroveggenza crepuscolare poteva percepire Entità spirituali, come se noi distogliessimo lo sguardo dagli esseri fisici e al loro posto vedessimo un mondo di esseri spirituali.
A un uomo che doveva vivere così non era necessario un sistema osseo duro. Essendo il suo corpo fisico molle, egli era anche elastico. Perciò, quando andiamo all’inizio dell’epoca atlantica vediamo che l’uomo aveva un grande potere sulla forma del suo corpo.
Quando per esempio voleva allungare elasticamente una certa parte che doveva fungere da mano, questa si allungava. Egli poteva modificarsi in modo elastico, gonfiarsi e via dicendo. Non solo poteva utilizzare le sue dita per afferrare come oggi, ma poteva anche allungarle, estenderle di molto. Se andiamo ancora più indietro all’epoca lemurica, l’elasticità era ancora più grande.
Vedremo adesso come si mettono insieme i fatti. Quand’è che l’uomo ha perso la facoltà di modificare elasticamente il suo corpo? Quando gli Spiriti della forma ebbero finito di elaborare la sua forma.
Finché l’uomo non aveva ancora ricevuto la forma solida definitiva da loro, poteva ancora modificarsi, poteva sempre metamorfosarsi. Ora doveva arrivare il momento giusto, normale, in cui gli Spiriti della forma dovevano compiere quanto c’era da fare per plasmare la forma umana in modo a essa conforme.
Supponiamo che degli esseri umani non abbiano saputo attendere fino a quel momento. Che perciò si siano arrestati a un grado precedente, che si siano prima fossilizzati nella forma, che abbiano mantenuto una forma antecedente. L’uomo invece conservava la sua conformazione mobile finché la forma non fosse stata pronta.
Supponiamo che a quel tempo la natura esterna dell’uomo necessitasse ancora delle forze che elaboravano e nobilitavano il corpo fisico, e che per un certo evento alcuni esseri umani si siano sottratti all’influsso delle forze formatrici ancora attive. Gli uomini dovevano restare nella regione di queste forze formatrici; gli esseri che se ne erano andati, restarono indietro.
Questi esseri che, pur essendo a noi più prossimi non hanno però lasciato agire abbastanza gli Spiriti della forma, sono le scimmie (V. disegno, p. 109). La scimmia non è rimasta abbastanza a lungo nel grembo di queste Entità, non ha saputo attendere la conclusione della loro guida, si è separata prima.
Questo fenomeno è riscontrabile per certi esseri durante tutta l’esistenza della Terra. In ogni epoca, ci sono sempre stati esseri che sono rimasti indietro e si sono irrigiditi in forme precedenti. Le forme animali si sono ritirate prima.
L’uomo percorse dritto la sua evoluzione. Egli restò al di sopra del suolo terrestre nelle pure altezze spirituali e si condensò solo quando era giunto il suo tempo.
Lo troviamo nella Bibbia come saga del paradiso. Il “paradiso” si trova attorno alla Terra, non sta affatto sulla Terra. L’uomo “cadde” su di essa solo in seguito, dopo aver ricevuto la sua forma definitiva.
Ma ora chiariamoci cosa sarebbe dovuto succedere quando gli Spiriti della forma ebbero terminato la costruzione del corpo umano. L’uomo, a quel punto, avrebbe dovuto guardarsi intorno con i sensi e vivere nell’ambiente fisico esterno; prima, tutto aveva contorni confusi. A quel punto sarebbe stato tempo per l’uomo di entrare, diciamo, in un rapporto “normale” con il mondo esterno.
Avrebbe imparato a distinguersi da ciò che lo circondava e a dire io a se stesso. A questo punto il suo corpo fisico sarebbe stato formato, ed egli avrebbe potuto chiamarlo un portatore parlante del suo io.
Ma noi abbiamo accennato che a ogni grado dell’evoluzione cosmica degli esseri sono rimasti indietro. Non tutti hanno raggiunto un certo grado, nemmeno gli Spiriti della forma sono avanzati tutti in modo regolare. Questi esseri vanno ora considerati come essenziali per l’evoluzione dell’uomo sulla Terra.
Alcune Entità superiori operano sull’uomo dal Sole e dalla Luna, ma vi operano anche quelle che sono rimaste a un grado intermedio tra queste alte Entità e l’uomo. In Mercurio e Venere abbiamo dei corpi celesti che stanno tra Terra e Sole. Mentre gli Spiriti solari hanno avuto un’evoluzione normale, queste Entità non hanno colto il tempo giusto e sono intervenute nell’evoluzione umana in un altro momento.
A metà dell’epoca atlantica l’io aveva il compito di trasformare la natura dell’uomo. Di giorno, l’uomo doveva dominare il corpo astrale, doveva venire formato il sé spirituale che è il corpo astrale trasformato. Questo era il momento in cui dovevano intervenire le Potestà.
Ma le Entità rimaste indietro non erano ancora pronte a sostenere l’uomo nell’elaborazione del suo sé spirituale. Esse agivano sul suo corpo astrale non ancora divenuto io.
Abbiamo così un tempo in cui il corpo astrale, non ancora formatosi in io, viene elaborato da queste Entità spirituali rimaste indietro. Questi spiriti avevano il loro normale governo sull’antica Luna, dove si erano formati i tre corpi. Per abitudine essi continuarono ad agire sul corpo astrale anche sulla Terra.
Noi chiamiamo queste Entità gli spiriti luciferici dal nome della loro guida principale (Lucifero). Abbiamo in tal modo le Entità che operano normalmente e quelle che, diciamo, non sono riuscite ad agire fino all’io. Esse frenano l’uomo nella sua evoluzione. Se non avessero influenzato l’uomo, egli sarebbe giunto a metà dell’epoca atlantica là dove le Potestà [Spiriti della forma] agirono sull’io.
È dunque un male quel che hanno fatto all’uomo queste Entità rimaste indietro, cioè rimaste indietro rispetto agli dei? Assolutamente no!
Se teniamo presenti i fatti visibili allo sguardo chiaroveggente, troviamo che effettivamente quelle Entità accelerarono l’evoluzione umana. Gli uomini avrebbero dovuto attendere lo sviluppo di certe facoltà che quegli esseri, per quanto rimasti indietro, potevano dare loro. Così invece quegli esseri ebbero a che fare con gli uomini prima che essi fossero loro destinati dalla normale evoluzione. Gli uomini avevano acquisito da quelle Entità un livello spirituale più alto.
Questo non è un male, è anzi qualcosa che in un senso più profondo significa una conduzione infinitamente saggia dell’evoluzione. Per il fatto che l’uomo ricevette determinate facoltà a un livello più basso, facoltà che gli erano destinate solo a partire dalla metà dell’epoca atlantica, egli incontrò quegli esseri in modo autocosciente, libero. Senza il loro intervento, l’uomo sarebbe stato guidato dal di fuori.
Pertanto non dobbiamo considerare il loro restare indietro alla stregua di una bocciatura nel ginnasio. Essi restano fermi non a causa della loro negligenza o indolenza. Si sacrificano per dare agli uomini la possibilità di accogliere in modo più libero, cioè come esseri superiori, i doni degli Spiriti della forma. Favoriscono un lungo periodo evolutivo, nel quale l’uomo riceve la facoltà del linguaggio, del pensiero nitido, e i germi dell’arte. Tutto questo gli uomini non lo avrebbero ottenuto dagli Spiriti della forma, perché sotto la loro guida avrebbero avuto solo un’attività istintiva.
Ma così fu dato all’uomo anche il potere di abbandonare la retta via. Egli venne esposto al bene e al male. Non vi sarebbe stato esposto senza le Entità luciferiche, ma non avrebbe neppure ottenuto la libertà. Portiamo allora in noi la benedizione degli effetti delle Entità luciferiche.
Gli Spiriti della forma, discesi a metà del periodo atlantico, a quel punto avrebbero potuto dare la forma, così che l’uomo a quel tempo potesse ricevere l’io. Ma gli spiriti luciferici furono attivi prima a modo loro, e accelerarono l’evoluzione in misura significativa. Da un lato essi elevarono l’uomo, dall’altro lo portarono in basso. Per questo avvenne qualcosa di diverso.
Altrimenti l’uomo sarebbe diventato pronto a ricevere i doni degli Spiriti della forma senza esserselo guadagnato. Ma poiché gli spiriti luciferici lo resero pronto prima, tutte le potenze solari superiori non poterono agire su di lui in questo periodo come avrebbero fatto se l’uomo ci fosse arrivato senza libertà – senza esserselo guadagnato – come guidato da un istinto superiore.
Egli ci sarebbe arrivato già a metà dell’epoca atlantica, sarebbe già stato maturo perché potesse discendere lo Spirito solare. Per il fatto che all’uomo fu data la libertà e cadde al di sotto del suo normale livello istintivo, ne seguì che egli dovette maturare completamente in se stesso e poté ricevere i doni degli Spiriti della forma dopo l’intervento degli esseri luciferici.
L’intervento anticipato degli esseri luciferici ritardò la venuta dello Spirito solare. Ma in compenso gli uomini erano più maturi quando lo Spirito solare discese.
Vediamo allora che sono gli esseri luciferici ad aver fatto dell’uomo quello che è oggi. Lo hanno preparato allo Spirito solare. Si sono detti: se lasciamo maturare l’uomo in forma istintiva, accoglierà anche lo Spirito solare istintivamente. Allora rimandiamo il momento in cui potrà vedere lo Spirito solare, sacrificandoci e facendolo scendere più in basso finché non sia maturo per accogliere consapevolmente e liberamente lo Spirito solare. In tal modo questi esseri hanno davvero preparato il campo d’azione allo Spirito solare.
Ora chiediamo: di che natura era il contributo di quegli Spiriti della forma che gli uomini avrebbero potuto accogliere a metà dell’epoca atlantica?
Era qualcosa che veniva solo dal mondo esterno, cui l’uomo non si poteva accostare con la propria anima. Ciò che di questi esseri giunse all’uomo non proveniva dal suo essere, ma era legge cui egli doveva sottomettersi, così come un animale obbedisce istintivamente alla legge naturale.
Così Jahve o Jehova diede la legge agli uomini. Era la legge che esteriormente si realizzò attraverso Mosè e i Profeti. Ma nel frattempo gli uomini maturavano per accogliere l’impulso a fare quel che dovevano fare per spinta propria.
Gli Spiriti della forma preparano l’evoluzione dell’uomo senza il suo intervento; essi operano nella riproduzione dove si destano le forze del sangue. Per tale ragione abbiamo a quei tempi gruppi e spiriti di popoli. Si amava ciò che è affine per sangue, si preferiva l’amore per legge di natura. Il principio-Jahve agiva in tutto quanto aveva a che fare con la parentela. Jahve creò l’ordine e l’armonia di natura.
In questo venne sempre ostacolato dagli spiriti che noi chiamiamo luciferici. Essi vogliono portare l’uomo al centro della sua personalità, finché non arriva lo Spirito solare che pone questo essere umano così prepararato, all’apice della sua individualità facendo delle forze interiori attraverso «verità e grazia» (Gv 1,14-17) gli impulsi più profondi del suo essere.
Gli spiriti luciferici hanno preparato l’uomo: maturo per quel che loro volevano solo quando sarebbe disceso lo Spirito solare. Per questo i seguaci del cristianesimo sapevano bene cosa intendevano con le parole «Christus verus Luciferus» (Cristo è il vero Lucifero), che era il motto dei primi cristiani.
Lucifero ha suscitato il principio di libertà sufficientemente presto perché l’uomo fosse maturo ad accogliere lo Spirito solare. Vediamo allora come, in realtà, continuino ad agire due principi dal tempo pre-cristiano fino alle epoche di cultura post-atlantiche:
• uno unificatore attraverso i legami di sangue e
• uno separatore, che vuole porre l’uomo all’apice della sua personalità.
Tutta l’umanità è plasmata sotto l’influsso di questi due principi.
Pensiamo allo stadio in cui l’uomo era già indurito nella struttura ossea. Gli spiriti-guida dovettero fare attenzione che il sistema osseo non si indurisse troppo velocemente, che restasse sufficientemente molle. Ci vuole un certo tempo perché possa essere modificato a sufficienza. Per il fatto che il sistema osseo fu indurito troppo presto, di nuovo rimase indietro un tipo di corporeità°. Il principio formante aveva ottenuto una grande vittoria nel conservare alcuni generi di corporeità nella forma che avevano un tempo. Questi, quindi, sono i tipi di corporeità rimasti indietro.
Ma l’evoluzione terrestre va oltre, cosicché questi tipi di corporeità rimasti indietro incontrano in seguito condizioni cui non si adattano, dove non si confanno all’ambiente circostante. Una corporeità in cui il sistema osseo ha ricevuto troppo e troppo in anticipo, degenera. Il tipo di corporeità indio-americana era l’ultimo rimasuglio di questo.
A ogni stadio alcuni tipi di corporeità rimasero indietro, per esempio con l’indurimento del sistema della nutrizione che è governato dalle forze del corpo eterico. Il tipo di corporeità nera è un residuo di questo. Ci sono poi i corpi che hanno un sistema nervoso indurito, non avendo conservato la necessaria plasticità per poter essere utilizzato per una più elevata attività pensante. Un residuo di questo è il genere di corporeità malese. Questo è il motivo per cui presso questo tipo di corporeità troviamo un’inclinazione alla sensualità istintiva. Infine giungiamo a quei tipi di corporeità in cui l’io si è indurito in se stesso, nel sangue. Naturalmente, questo non è da prendere alla lettera, ma in senso simbolico. Le ultime ramificazioni di questo genere di corporeità si trovano in tutte le corporeità mongoliche.
Quei generi di corporeità che invece conservarono tutti gli elementi talmente plastici da non arrestarsi a una qualsiasi forma di indurimento, presero origine come gruppo da un punto dell’evoluzione terrestre situato nell’Oceano Atlantico vicino all’attuale Irlanda. Qui si sono sviluppate corporeità che si sono mantenute plasmabili più a lungo.
Per questo troviamo che dal continente atlantico originano flussi migratori di tipi di corporeità indurite nel sistema osseo, i cui discendenti sono stati rinvenuti con la scoperta del continente americano; poi tipi corporeità indurite nel sistema della nutrizione, i cui resti sono migrati verso l’Africa. Quelli induriti nel sistema nervoso sono andati in Asia, e quelli induriti nel sistema sanguigno verso l’Europa.
Il genere di corporeità che più a lungo rimase in “paradiso”, che conservò una forma plasmabile, morbida nella capacità evolutiva, è migrato per ultimo da ovest a est.
Pensiamo di andare a tempi addietro in cui esisteva ancora una grande saggezza, dove gli iniziati avevano ancora grande autorità, e chiediamo: cosa doveva esprimere questo sapere, questa coscienza? Essi si dicevano: se guardo laggiù verso est, vi trovo popoli che sono migrati prima di noi.
Così, trovandosi per esempio in Grecia, essi vedevano mescolata in mezzo a loro un tipo di corporeità che aveva conservato una condizione antecedente. Quando la coscienza greca guardava indietro, si diceva: se guardo su verso l’Asia, trovo tipi di corpi su cui hanno agito i periodi di cultura dell’evoluzione caldaico-babilonese. Se guardo giù verso l’Africa, trovo elementi fisici anteriori con caratteristiche di indurimento nel sistema nutrizionale.
Il greco ha idealizzato ciò che conosceva come risultato della sua iniziazione. Il suo tipo di corporeità apparteneva a quelle che più a lungo avevano conservato la plasmabilità. Lo vediamo inserito in forma di mistero nell’arte greca classica. Qui troviamo tre diversi tipi di divinità:
1. il tipo-Zeus, rappresentato da tutti gli dei che circondano Zeus. Prima si era separato
2. il tipo-Hermes o tipo-Mercurio, dai capelli inanellati, mentre il tipo-Zeus ha una capigliatura liscia. Allo stesso modo, troviamo una diversa forma del naso, una diversa posizione delle orecchie. Qui si è conservata una diversa forma.
3. E a più antichi gradi di umanità appartiene il cosiddetto tipo-Fauno, rappresentante del tipo di corporeità che stava a sud.
Il tipo di corporeità che stava a est è in relazione con il tipo-Hermes, quella del greco era nel tipo-Zeus l’espressione della corporeità nobile che abbiamo visto essere quella dell’epoca post-atlantica. L’artista greco conforma assai finemente quel che vive nella forma fisica secondo le forze formatrici interiori. Qui si esprimono grandi verità universali.
Nella figura di Hermes o Mercurio troviamo il tipo di corporeità asiatico. Essendosi fermato a un’evoluzione umana precedente, prevale in regioni inferiori. Il tipo di corpo fisico di cui fanno parte gli stessi greci opera in regioni superiori, per questo i greci disegnano l’occhio del tipo-Zeus in questo modo (V. disegno A), e quello del tipo-Mercurio così (V. disegno B). Nel tipo-Mercurio manca la curvatura superiore dell’occhio, che indica la corporeità in cui il greco vedeva formato se stesso.
Comprenderemo quel che viene formato nel corso delle epoche evolutive dell’umanità se vi vedremo le forze divine operanti fin entro il modo in cui i grandi artisti hanno fatto la forma degli occhi. Non solo ammiriamo il loro essere fini osservatori della natura, ma anche il loro rappresentare le intime forze plasmatrici.
Parleremo domani di come ciò sia stato tramandato nell’arte.
Settima conferenza
Dallʼuomo allʼanimale
Lʼorigine degli animali dallʼuomo
Stoccarda, 11 agosto 1908
Miei cari amici!
Ieri abbiamo constatato come è avvenuta una differenziazione nell’evoluzione in generale e nell’evoluzione umana in particolare, per il fatto che il corpo umano e anche quello di esseri inferiori, che non hanno saputo attendere il momento giusto, è ricaduto in una forma indurita. Altri hanno potuto mantenere la necessaria morbidezza e plasmabilità fino al momento giusto, e perciò hanno attuato anche la relativa trasformazione.
Abbiamo anche indicato chiaramente il momento in cui è avvenuta la solidificazione della forma umana: a metà dell’epoca atlantica. E abbiamo mostrato come in tempi molto precedenti l’uomo esteriore avesse una grande flessibilità. Non solo poteva muovere le membra, ma attraverso forze interiori poteva ingrandire, modificare, la sua figura esteriore.
Ora, una coscienza contemporanea quasi inorridisce al sentire cose simili sugli antichi uomini terrestri. Alla base di queste conferenze sta una verità che può sconvolgere per cui è meglio somministrarla a piccole dosi, poco alla volta.
Guardiamo ancora una volta indietro a quest’antica evoluzione. Ciò facendo, dobbiamo ricordarci che anche l’epoca che chiamiamo atlantica ha avuto un certo inizio, e che finì a causa di grandi, possenti, catastrofi acquee. L’evoluzione atlantica è durata molto a lungo, e su questa estensione potremo dire qualcosa nelle conferenze seguenti.
Ancora più indietro, all’inizio dell’epoca atlantica, troviamo catastrofi ignee, vulcaniche. A sud dell’attuale Asia, a est dell’Africa e a nord dell’Australia si estendeva un territorio su cui era diffusa una certa atmosfera. Questa è l’epoca lemurica in cui viveva l’umanità. E l’umanità aveva allora una corporeità completamente flessibile, molle, capace di assumere tutte le possibili forme. Se dovessimo descriverla nei particolari apparirebbe assai grottesca.
Siamo quasi al momento in cui entrò nell’uomo una specie di senso della personalità, una sorta di senso dell’io. Per il fatto che la figura umana non era ancora compiuta, accadeva ancora qualcos’altro. Per mezzo della forma che ogni volta manifestava, l’uomo tradiva la sua interiorità, assumeva una forma a seconda che avesse passioni e pensieri buoni o cattivi. Non si potevano coltivare di nascosto pensieri cattivi, perché la forma corporea ne prendeva l’espressione corrispondente. Così l’uomo appariva in tutte le forme possibili.
Al tempo in cui non esistevano ancora tutte le possibili forme animali, la Terra era popolata dagli animali inferiori e dagli uomini con questa natura mobile. Si potevano scoprire i propri simili dal fatto che esprimevano questa o quella passione, questo o quel pensiero.
Tutte le loro espressioni, cosa sono in verità? Che cosa sono le forme fisionomico-fisiologiche delle passioni e dei pensieri umani? Sono le forme animali!
In tutto il regno animale superiore non abbiamo altro che passioni umane, mostrate come su un grande arazzo. Tutto quello che oggi è nascosto nel corpo astrale, allora era una forza così potente che subito dava al corpo una particolare forma di nuvola, espressione delle corrispondenti passioni interiori. Gli animali sono quegli “esseri-umani” rimasti così impigliati nelle loro passioni da essersi induriti in esse.
Lo scienziato spirituale osserva il mondo animale con sentimenti del genere, e si dice: io ho vissuto in questa forma di leone, di orso, perfino di serpente, e così via, perché la mia interiorità ha vissuto le caratteristiche che si sono sviluppate in loro. Quegli esseri umani che sono stati in grado di salire sempre più in alto hanno trovato una compensazione nel fatto che in loro queste passioni sono possibili solo nell’anima. Questo è il percorso evolutivo degli esseri superiori.
Noi vediamo negli animali il nostro passato “degenerato”. Nelle caratteristiche oggi incarnate dal leone si ritrova una specie di forma leonina che l’uomo a quel tempo aveva avuto nelle sue forme molli. Quella forma si indurì e divenne leone, il quale continuò in seguito a svilupparsi come specie. Il leone attuale non ha più la forma di allora ma è il discendente di quell’essere.
È una verità: per certi aspetti, negli animali noi abbiamo il nostro passato.
Ma non dobbiamo immaginarci che tutte le forme animali che ci circondavano fossero per questo cattive passioni umane. Erano necessarie, affinché l’uomo potesse accogliere tutto ciò che serve alla sua natura attuale. Con sguardo chiaroveggente troveremmo, in quei tempi antichi della nostra evoluzione terrestre, forme animali in metamorfosi in cui sono raffigurate le passioni entro le quali agiscono le Entità superiori, e da cui le figure animali si sono materialmente formate.
La concezione del mondo della religione egizia ripete i fatti di questa terza epoca terrestre. Quella religione conosceva quel che allora era stato sperimentato. Per questo le sue raffigurazioni artistiche mostrano così tante figure simili ad animali, in particolare a teste di animali. In questa concezione si ripete esteriormente quello che in certe epoche ci è successo interiormente.
Abbiamo dunque detto il vero dicendo che in queste anime incarnate presso gli antichi egizi viveva il ricordo dell’antica epoca lemurica. La loro religione non è altro che il ricordo di questa epoca.
Così in un periodo terrestre dopo l’altro rinascono le diverse concezioni del mondo.
Anche più tardi l’ambiente in cui viveva l’uomo e, naturalmente, anche il suo stato di coscienza, erano completamente diversi da oggi. Dobbiamo avere ben chiaro che la forma umana attuale si è sviluppata nell’epoca ora descritta fino alla metà dell’epoca atlantica. Abbiamo visto come fino alla metà dell’epoca atlantica la figura umana abbia raggiunto un certo compimento attraverso lo spirito di Jahve o Jehova.
Troveremo allora comprensibile che tutto quanto vediamo oggi nell’uomo si è andato formando solo gradualmente dall’epoca lemurica fino all’epoca atlantica. Nell’uomo di allora erano ancora in una certa unione quelle attività che oggi sono separate.
Così, al tempo in cui l’evoluzione lemurica era al culmine, non c’erano la respirazione e nutrizione che abbiamo oggi. Le sostanze erano completamente diverse e respirazione e nutrizione erano per certi aspetti legate, erano una funzione comune che si separò solo in seguito. Detto a grandi linee, l’uomo assumeva una sostanza acqueo-lattiginosa che valeva contemporaneamente da respirazione e da nutrizione. Non erano ancora così separate come oggi.
E c’era anche qualcos’altro di non ancora separato. Sappiamo che nel corso della nostra evoluzione i sensi si sono aperti verso l’esterno. Prima non erano aperti, non percepivano le cose esterne perché l’uomo era limitato a una coscienza per immagini. In lui si formavano immagini viventi di sogno, ma non c’era una percezione oggettiva esterna.
Come prima traccia di una percezione sensoriale esterna, l’uomo acquisì la capacità di percepire caldo e freddo nell’ambiente circostante. Il primo inizio della percezione sensoriale è percepire differenze di caldo e freddo. L’uomo capiva se si avvicinava a un punto caldo o freddo. Si muoveva nell’elemento liquido di allora, e percepiva caldo o freddo.
Questa facoltà era trasmessa da un organo oggi totalmente atrofizzato: la ghiandola pineale, che si è poi ritirata al centro del cervello.
In precedenza essa si apriva verso l’esterno, era un organo di energia che irraggiava verso l’esterno in modo che l’uomo si muoveva attraverso l’elemento acqueo con una specie di lanterna che genera luce intensa. Questo organo gli dava la possibilità di percepire le differenze di calore. Fu il primo vero organo di senso che la scienza naturale indica erroneamente come un organo ottico degenerato. Non lo è mai stato. Esso era in grado di percepire differenze di calore persino a distanza. Ma aveva anche un altro compito.
In tempi antichi quest’organo che si chiuse quando gli altri si aprirono, è stato anche un organo di fecondazione cosicché sensibilità sensoriale e fecondazione coincidevano. Tramite quest’organo l’uomo assumeva quelle sostanze che gli consentivano di generare i suoi simili.
Quando la Luna non si era ancora separata dalla Terra, l’atmosfera terrestre soprattutto in certi tempi aveva la capacità di rilasciare le sostanze che facevano illuminare quell’organo. Il tempo in cui la Terra, grazie alla particolare posizione del Sole, ha sperimentato la fecondazione, è stato il tempo in cui è subentrato un tipo di fecondazione comune. Un ultimo ricordo di questo sono gli animali marini luminescenti.
Siamo ai tempi in cui l’uomo terrestre di allora, ancora completamente asessuato, sperimentava la fecondazione attraverso la particolare posizione del Sole.
Così, in questo periodo:
• percezione sensoriale e fecondazione
• come anche nutrizione e respirazione
sono intimamente collegate. Solo gradualmente l’uomo, da antiche forme, prende la forma che ci mostra oggi. Ma per questo è diventato sempre più in grado – nel modo che abbiamo visto ieri – di diventare il padrone di se stesso, di sviluppare quel che abbiamo espresso nella coscienza di essere un Io.
Al tempo in cui, guidato dalla sua percezione del calore, si muoveva entro l’atmosfera terrestre, c’erano Entità molto elevate che agivano su di lui. Le forze del Sole ormai uscito dalla Terra agivano in modo da stimolare quest’organo della ghiandola pineale.
Le forze lunari stimolavano anche un altro organo, in un altro punto del cervello, in basso, all’uscita dell’esofago. Si tratta dell’ipofisi, o ghiandola pituitaria, un organo che oggi non ha un compito vero e proprio. A quel tempo regolava i processi di nutrizione e respirazione che erano ancora uniti. C’era connesso dell’altro: le forze formatrici interiori tramite cui l’uomo poteva gonfiarsi, allungare le proprie membra.
• Quel che era più arbitrario dipendeva da questa ghiandola pituitaria. Quel che
• era più duraturo dipendeva dalla ghiandola pineale, che abbiamo conosciuto come organo degenerato.
Vediamo come l’uomo si sottragga sempre più a quelle Entità che agiscono su di lui dall’esterno e rendono istintivo il suo comportamento. Questo dipende dai processi che sono avvenuti a metà dell’epoca atlantica, quando l’uomo ha cominciato a essere in grado di farsi giudizi sul mondo esterno. Prima, tutto quel che si può indicare come una specie di pensiero, gli veniva come instillato dal di fuori.
Dobbiamo ora considerare che, mentre l’uomo progrediva, procedeva in modo disuguale: alcuni entrarono prima in questa condizione evolutiva, altri più tardi. Abbiamo visto come alcuni si atrofizzino perché assumono troppo presto una forma definitiva. Abbiamo perciò tipi di corporeità che decadono.
Quegli uomini che provenivano dalle vicinanze dell’attuale Irlanda e che da lì migravano verso est in zone dove erano rimasti uomini di altri periodi della cultura atlantica – i quali erano ricettivi a quanto giungeva dall’esterno e che era a un certo grado di maturazione –, si mescolarono con questi uomini rimasti, e da ciò derivarono le diverse culture asiatiche e africane. Quelli che nella migrazione non sono andati così lontano hanno popolato le regioni europee.
Per ottenere quel che ancora ci serve, dobbiamo gettare uno sguardo nel grande cosmo e poi sulla Terra stessa.
Ora ci è chiaro come l’uomo si sia evoluto sulla Terra in rapporto agli animali e come li abbia lasciati indietro ai gradi del suo precedente sviluppo. Ma c’è una grande differenza con gli animali di forma superiore e inferiore, c’è un certo confine, importante nell’evoluzione, tra animali superiori e inferiori.
Se restiamo dell’idea che nel corso della sua evoluzione l’uomo ha allontanato da sé quel che si è formato come animali, potremo allora dire: l’uomo esisteva già in una forma molto spirituale quando la Terra era unita al Sole. Quando questi si separarono, l’uomo estromise da sé gli animali, e questi si arrestarono a quel grado evolutivo che corrisponde allo stadio in cui il Sole stava ancora dentro la Terra.
Nel corso del tempo e attraverso una lunga ulteriore evoluzione, da questi esseri che allora si erano sviluppati se ne formarono, naturalmente, di completamente diversi. Se confrontiamo la forma caratteristica che abbiamo ancora oggi con quella che si è arrestata quando il Sole ha espulso la Terra, dobbiamo indicare la forma-pesce. Essa ha in sé l’ultima eco delle forze solari.
Soffermiamoci su questo momento. A quel tempo esistevano esseri completamente diversi, molto più simili alle piante. Questi esseri, che erano la prima forma della natura umana, ebbero sorti diverse quando il Sole se ne andò. Essi ci ricordano che siamo appartenuti al Sole.
Dopo essere uscito, il Sole opera dall’esterno sull’uomo terrestre e si forma quella condizione che conosciamo come succedersi di veglia e sonno. Sempre più si va formando la condizione per cui l’uomo, anche in relazione a corpo astrale e corpo eterico, è più legato al corpo fisico. Questo stato si alterna a quello in cui il corpo astrale esce. Abbiamo in tal modo il succedersi di veglia e sonno.
Quando l’uomo è desto, le sue quattro parti – corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io – sono in connessione. Quando si addormenta, corpo astrale e io fuoriescono. A quel tempo l’io non era ancora presente, al suo posto una parte del corpo eterico usciva con il corpo astrale.
Ma ora dobbiamo aver chiaro che lasciare indietro il corpo fisico e quello eterico significa attribuire all’uomo il valore di una pianta. La pianta ha una coscienza dormiente, e ce l’hanno anche i due corpi nella notte. Ma oggi nell’uomo, di notte, anche il corpo astrale e l’io sono in una specie di coscienza vegetativa, perché l’uomo anche lì si trova nel sonno. A quel tempo, quando usciva dal suo corpo fisico, aveva una specie di coscienza crepuscolare dello spirito.
Da questo possiamo farci una rappresentazione dei fatti avvenuti quando Sole e Terra si separarono.
Prima, tutto l’uomo si trovava sotto l’influsso del mondo solare materiale e spirituale, dipendeva dalla posizione del Sole trovarsi sotto il suo influsso, venirne direttamente illuminato. Al tempo in cui il Sole non aveva da penetrare la spessa atmosfera terrestre, il corpo astrale e quello eterico ricevevano importanti influssi provenienti dai raggi solari. Allora l’uomo non poteva ancora percepirli.
Da cosa veniva la possibilità per l’uomo di ricevere la forza per percepire ciò che abitava nel Sole, quelle forze spirituali che hanno dovuto andarsene con il Sole? Il momento più importante in cui l’uomo ricevette la facoltà di accogliere in sé in piena coscienza le forze spirituali del Sole è stato l’apparizione sulla Terra dello Spirito solare.
C’è un momento in cui l’uomo si separa fisicamente dal Sole. Il pesce ci ricorda il momento precedente a quando gli uomini hanno dovuto lasciare il Sole. A quel tempo, gli esseri la cui guida è l’alto Spirito solare lasciarono la Terra, e gli uomini maturarono per ricevere la forza spirituale dello Spirito solare così come ricevevano dall’esterno la forza fisica.
Cosa dovevano ricordare gli iniziati agli uomini, quando sarebbe apparso lo Spirito solare? Dovevano ricordargli l’antica patria solare! Poterono fornire loro il simbolo che rammenta l’antica patria solare: il simbolo del pesce.
Per cui i simboli che derivano dall’antico occultismo sono veramente in relazione con i veri fatti spirituali. Vedendo il simbolo del pesce, gli uomini provavano venerazione. Era qualcosa che li conduceva nella sacralità dell’evento di Palestina e allo stesso tempo in fasi possenti dell’evoluzione cosmica.
Troviamo riprodotti esteriormente questi fatti dei misteri di allora sulle pareti delle catacombe. Come le impronte vegetali sulle pietre ci rimandano a qualcosa che è esistito, quelle pareti ci mostrano quel che per lungo tempo fu praticato nei sacri misteri. Molto tempo prima che apparisse lo Spirito solare, i Profeti indicarono ai discepoli nei misteri che Egli sarebbe venuto. E il simbolo del pesce ha importanza ovunque, anche nel periodo pre-cristiano.
Nell’uso del simbolo del pesce vediamo fissato un momento importante dell’evoluzione terrestre.
Più avanti, giungiamo al momento in cui la Luna si separò dalla Terra. Per un certo tempo proseguirono insieme, poi, per il fatto che la Luna si è staccata, è subentrata la forma tripartita. Alla coscienza chiaroveggente si presenta una possente catastrofe, appaiono eventi tempestosi.
A quel tempo, l’uomo non si trovava ancora a un grado fisico elevato. Anche allora egli lasciò indietro, come stadio evolutivo fossilizzato, quel che lui era. La Terra all’inizio era peggiorata perché il Sole aveva preso con sé il meglio. Solo quando la Luna se ne uscì con le sostanze più sfavorevoli ricominciò a migliorare.
Dunque, finché il Sole non esce, abbiamo un’evoluzione in salita, poi una in discesa: tutte le forme si fanno più grottesche. Quando la Luna esce, l’evoluzione riprende a salire (V. disegno sotto).
Anche di questo stadio evolutivo è stata conservata la forma, per quanto modificata. Dal tempo che precede il conseguimento dell’io da parte dell’uomo, deriva quella creatura animale che gli ricorda la sua condizione più bassa nell’evoluzione terrestre, quando il corpo astrale si trovava al punto più basso dell’evoluzione della Terra.
Quell’animale è conservato nella forma che è oggi degenerata nel nostro serpente. Neppure il serpente è un simbolo inventato, ma come il pesce è tratto dagli enigmi della nostra evoluzione.
Come l’animo semplice prova gioia al vedere il pesce nell’acqua pura, altrettanto sente paura quando incontra il serpente. Tali sentimenti sono il ricordo di fatti che abbiamo vissuto nell’evoluzione terrestre:
• il pesce rammenta all’uomo la sua innata, innocente altezza,
• il serpente i tempi più terribili della sua evoluzione quando fu gettato in profonde bassezze.
Tutto questo è connesso con fatti cosmici. Questo effetto si presenterà con veemenza e chiarezza ovunque il sentimento schietto e semplice non sia stato ancora alterato dalla cultura odierna. Le sensazioni ingenue riportano a quei tempi antichi.
Questo era, al contempo, il periodo in cui l’uomo dal punto di vista fisico si trovava solamente al grado del serpente. Giunsero poi i tempi in cui iniziò a intervenire l’elemento che lo preparò alla libertà, per poter accogliere degnamente lo Spirito solare.
Quali esseri hanno aiutato l’uomo a non cadere nel baratro?
Sono quelli che abbiamo già nominato ieri, quelli che l’hanno preparato allo Spirito solare. Agirono sull’uomo quando era arrivato alla sua condizione più bassa. Si tratta delle Entità luciferiche: non agivano ancora su di lui gli Spiriti solari, ma quelli luciferici. Questi si aggiravano tra gli uomini in modo singolare.
Esteriormente hanno forma umana perché si devono incarnare in forme disponibili. Nessuna divinità può incarnarsi tra noi diversamente che in forma umana. Così, anche a quel tempo certe Entità assunsero una data forma esteriore. Si aggiravano sulla Terra e potevano dire a se stesse: nella forma siamo uguali agli uomini, ma la nostra vera patria non è affatto sulla Terra bensì sui pianeti intermedi di Venere e Mercurio.
E così queste figure luciferiche guardavano in su e sapevano di essere unite a Venere e Mercurio. Per questo la loro figura esteriore è illusoria, ingannevole. Ma solo così poterono dare agli uomini ciò di cui avevano bisogno: guida e insegnamento. Spiriti di Venere e Mercurio apparsi in forma umana sono stati i più antichi maestri e iniziati dell’umanità.
Esteriormente erano identici agli uomini di allora, interiormente erano dotati di capacità superiori, importanti, tanto da poter agire su tutta l’umanità, particolarmente su quella progredita nelle prime scuole dei misteri. Ci sono sempre state individualità progredite la cui patria era sulle stelle, ma che camminavano sulla Terra in forma umana.
L’uomo stesso continuava a progredire. Verso la metà dell’epoca atlantica l’essere umano ha ottenuto sempre più la forma umana odierna. Solo nella prima metà dell’epoca atlantica cominciava ad abituarsi alla forma attuale. Allora c’erano Entità che stavano molto in basso, che si erano già indurite. Da qui derivarono i tipi di corporeità che sono rimasti indietro, ma nella prima metà dell’epoca erano molto frequenti anche quegli esseri che avevano conservato la malleabilità della loro forma umana e che abitavano corpi umani solo temporaneamente.
Succedeva spesso che un atlantideo maggiormente evoluto fosse spinto da certi fatti a separare i suoi corpi fisico, eterico e astrale dalle parti spirituali superiori, queste si ritiravano nei mondi spirituali per poi riprendere di nuovo corpo eterico e corpo astrale. Avveniva che i tre corpi venissero abbandonati arbitrariamente dalla loro anima, dall’essenza spirituale, già tempo prima di essere maturi per la morte.
Questi erano allora corpi puri, adatti, e in alcuni ci si stabilivano Entità superiori. Allora accadeva spesso che Entità, che altrimenti non si sarebbero potute incarnare sulla Terra, riuscivano ad adoperare questa materia e scendevano entro questi corpi. Erano i maestri dell’umanità di allora.
Le Entità che comparivano temporaneamente nei corpi umani sono importanti come potenze-guida dell’antica epoca atlantica. Operavano fortemente con ogni mezzo allora possibile. Gli altri uomini – quelli che ancora non vivevano un forte contrasto tra veglia diurna e sonno notturno, così come avviene per noi oggi – dicevano di queste guide che tra loro era apparsa un’individualità, di giorno in forma umana, di notte nella sua natura animico-spirituale.
Queste erano dunque le Entità di Venere e Mercurio. Il ricordo di loro rimase nelle anime umane che continuavano a incarnarsi. Quando gli antichi Germani pronunciavano i nomi di Odino, Wotan, Thor o Ziu, o quando i Greci pronunciavano quelli di Zeus, Apollo o Marte, questi erano nomi di figure di cui essi stessi avevano avuto esperienza nell’antica Atlantide.
Come in Egitto abbiamo il ricordo dell’antica epoca lemurica, così nella mitologia greca e in quella germanica abbiamo ciò che nell’antica Altlantide era esperienza terrestre.
Se nei sistemi religiosi si trovano reminescenze di antiche condizioni terrestri, è chiaro che in quei tempi in cui ci furono gli ultimi ricordi, dovette avvenire qualcosa d’importante. Quando il popolo romano si ricordava dell’antica epoca atlantica, quello è il momento in cui lo Spirito solare ha portato nuove sostanziali correnti nell’evoluzione terrestre.
Ne abbiamo già accennato ieri e oggi, quando abbiamo detto che nell’ultimo periodo centrale gli esseri luciferici hanno reso l’uomo capace di far agire su di sé i raggi spirituali del Sole. Questo tempo è solo all’inizio della sua evoluzione. Questa luce – che risplende all’uomo da dentro come luce dello Spirito solare, tanto quanto la luce solare lo irraggia dall’esterno – diverrà sempre più divina.
L’evoluzione futura consiste nel fatto che l’uomo non solo possa guardare al Sole dall’esterno, ma che faccia rinascere nella sua interiorità il Sole spirituale. Solo allora gli uomini comprenderanno chi ha camminato sulla Terra in quella figura apparsa come Spirito solare.
E come è vero che nei tempi pre-cristiani l’uomo dovette comprendere le Entità anticipatrici che per così dire lo liquidarono entro il mondo fisico, è altrettanto vero che egli deve comprendere la potente forza che a quel tempo era uscita con il Sole e che ormai trapassa nei grandi impulsi del futuro: deve afferrare la forza dello Spirito del Sole.
Non possiamo dire che la scienza dello spirito sia cristianesimo, dobbiamo invece dire: la scienza dello spirito è lo strumento attraverso cui il principio dello Spirito solare che è giunto in Terra verrà compreso, e diventerà un impulso a liberarsi di nuovo dalla materia e a ritornare nelle regioni spirituali, vera patria dell’uomo.
Continueremo a parlarne domani.
Ottava conferenza
Dalla saggezza allʼamore
La Terra che diventerà Sole
Stoccarda, 12 agosto 1908
Miei cari amici!
Per capire meglio quello che sarà il punto delle prossime conferenze, anche oggi daremo uno sguardo ai mondi spirituali superiori, per poi di nuovo guardare giù all’ambito ristretto della nostra immediata esistenza terrena.
In questo modo avremo la possibilità di farci una rappresentazione più precisa di quel che, in senso spirituale, si intende veramente con i tre concetti che abbiamo radunato in Universo, Terra e Uomo. Infatti, da ciò che è stato detto in queste conferenze, avremo capito che in senso scientifico-spirituale non si può affatto parlare di un mondo fatto solo di materia.
Abbiamo visto che tutti gli esseri cosmici incontrati hanno attraversato diverse incarnazioni della nostra Terra come Saturno, Sole e Luna, e che quanto ci appariva come forma non è qualcosa di solamente materiale.
Ognuno di quei grandi corpi celesti è il campo di azione per una serie di esseri, è costituito così come serve agli esseri spirituali che vivono su quel corpo. Il Sole fu separato dalla Terra perché doveva diventare il luogo di determinate Entità spirituali che ne avevano bisogno per la loro evoluzione, così come agli uomini, per la loro evoluzione, serviva la Terra sulla quale dovevano restare indietro.
Ci rendiamo sempre conto che noi non possiamo indagare nulla di materiale in sé, che tutta la materia è connessa a qualcosa di spirituale. Lo vediamo anche negli altri esseri:
• nelle pietre, i minerali, che hanno il loro io nei dintorni della Terra, nell’intero universo,
• nelle piante, che hanno il loro io nel centro della Terra,
• negli esseri astrali, che circondano le piante dall’esterno e portano a compimento la fioritura, e
• negli animali, il cui io circonda la Terra.
Nel ritrovare tutto così compenetrato di spirito, il concetto e la rappresentazione di corpo celeste si sono ampliati. Noi guardiamo in alto ai corpi celesti e sappiamo che sono l’espressione di esseri spirituali collegati alla materia che abbiamo davanti a noi.
In effetti l’uomo, tramite lo sviluppo delle facoltà in lui sopite, è in grado di procurarsi una certa conoscenza di quei corpi celesti disposti là fuori nello spazio. Prenderemo in considerazione l’uomo in relazione ai diversi corpi celesti che lo riguardano.
Qui sulla Terra siamo circondati da minerali, piante, animali e uomini. Abbiamo inoltre visto che esseri che l’esoterismo cristiano chiama Angeli, Arcangeli e Principati, provvedono agli eventi terrestri; e che altri esseri hanno a che fare con la Terra, esseri che le inviano le loro forze dall’esterno, dal Sole e dalla Luna.
Oggi può sorgere in noi la domanda: fino a che punto possiamo confrontare uno dei pianeti del nostro sistema solare, per esempio per quanto riguarda i suoi esseri, con la Terra?
Guardiamo innanzitutto agli esseri visibili che oggi ci circondano. Come sono, in relazione ad altri pianeti, gli esseri che ci circondano quali abitatori della Terra? Uomini come quelli che si evolvono sulla nostra Terra si trovano anche su un altro pianeta?
Risponderemo dal punto di vista della scienza dello spirito, parleremo di quel che può conoscere la coscienza chiaroveggente. Essa ci risponde: gli uomini, i nostri simili sulla Terra, non si trovano su altri pianeti nella stessa identica forma. Questo conferma il fatto che ogni pianeta, ogni corpo celeste ha la sua missione particolare. Nulla si ripete nel cosmo. Differenti scenari dell’universo hanno differenti missioni.
Altri esseri hanno già attraversato gradi simili alla nostra umanità su Saturno, Sole e Luna. Sarebbe facile cadere nell’errore di dire: ma allora esistono esseri umani sugli altri pianeti! Dobbiamo però tener presente che là il grado umano fu attraversato in condizioni completamente diverse, e che per esempio sull’antica Luna non esisteva ancora un terreno solido, né rocce né pietre come qui.
Come umanità di allora s’intende solo il grado di umanità. Diciamo: là, loro hanno attraversato il loro grado di umanità. Per esempio, sul Sole gli Spiriti del fuoco (Arcangeli) hanno attraversato questo stadio in un elemento completamente diverso. Anche nel divenire della nostra Terra nulla si ripete allo stesso modo. Tutto è talmente in divenire che nella grande economia dell’esistenza cosmica ogni singolo pianeta ha la sua propria missione.
Osserviamo un po’ l’essere della nostra Terra, il corpo su cui l’uomo si è evoluto per il fatto che il Sole si è separato, poi si è separata la Luna, e le sue forze sono tenute in equilibrio tra Sole e Luna.
Quando la Terra era ancora Sole, il Sole si evolveva restando unito alla Terra. Allora il Sole era ancora al livello di pianeta e serviva come dimora agli Spiriti del fuoco. Attraverso la continua evoluzione fu possibile che una parte di ciò che era incorporato nella Terra si elevasse a un’esistenza più alta, ma a spese di ciò che si staccava come Terra e Luna.
Qualcosa che per un certo tempo era stato unito, si separò. L’uno salì a una regione più alta, l’altro scese in una inferiore. Perché alcuni esseri potessero evolversi in modo superiore il Sole dovette avanzare di grado, per così dire all’esistenza di stella fissa.
In un tale evento cosmico dobbiamo riconoscere che il Sole è divenuto una stella fissa a partire da un pianeta. È divenuta Sole da un pianeta. In senso scientifico-spirituale vi vediamo un pianeta in ascesa, in evoluzione verso l’alto.
Ma l’ingresso dello Spirito solare sulla Terra farà ritrovare le forze spirituali solari anche nella nostra ristretta esistenza terrena in cui l’uomo vive senza di esse. Quando lo Spirito solare si incorpora in questa Terra, gli uomini diventano via via più maturi grazie all’esperienza interiore del principio dello Spirito solare.
La forma materiale di un pianeta dipende da come sono fatti gli esseri su quel pianeta. Tutte le altre forme sulla Terra si adatteranno a quel che l’uomo sarà diventato un giorno. La Terra prenderà la forma di cui ha bisogno l’uomo, ed egli trascinerà con sé tutti gli altri esseri.
Accogliendo il principio dello Spirito solare, delle forze solari spirituali, l’uomo trascinerà con sé anche gli altri esseri. Tutta la Terra sarà pervasa e irradiata dal principio dello Spirito solare per il fatto che l’uomo diventerà sempre più solare, sempre più simile allo Spirito solare. Si tratta ora per noi di capire bene che questa missione della nostra esistenza terrestre può essere indicata con un termine molto preciso.
Quale fu la missione della Luna, e qual è la missione della nostra esistenza terrestre?
Se lasciamo scorrere il nostro sguardo spirituale sull’an-tica Luna, troveremo qualcosa di strano all’inizio della sua esistenza. All’interno del suo essere troveremo i predeces-sori dell’esistenza terrestre. Quelle Entità avevano molto, ma mancava loro quel che oggi vediamo ovunque sulla Terra. Le forze lunari agivano ancora in modo non saggio. All’inizio dell’esistenza lunare tutto era ancora così che non si poteva mai percepire una cooperazione armonica degli eventi.
Gli esseri spirituali che le sono innati le incorporarono saggezza dal cosmo, per questo la chiamiamo anche il pianeta della saggezza. Quando la sua evoluzione fu conclusa, c’era piena saggezza. E quando dalla pausa che seguì uscì come germe la Terra con i suoi esseri, portò con sé la saggezza che le era stata incorporata sulla Luna, saggezza che allora era stata inoculata dagli spiriti superiori a fondamento di tutti gli esseri e di tutte le cose.
Se osserviamo con il nostro intelletto le Entità intorno a noi, troviamo saggezza alla base di tutte le cose. Quanto più le osserviamo con attenzione, tanto più ci sembrano meravigliose le singole parti nel loro assetto. Prendiamo una cosa qualunque, per esempio un osso femorale: è composto da tante piccole trabecole ossee così saggiamente ordinate, così saggiamente disposte, da poter sostenere il tronco. Anche l’ingegnere più abile non è in grado di imitare una saggezza così quando costruisce ponti. Dunque, alla base di tutte le cose vediamo ovunque saggezza.
L’uomo ha dovuto prima imparare questa saggezza delle cose sulla Terra. All’inizio l’accoglie nella sua interiorità come un allocco. La saggezza microcosmica (umana) è qualcosa che l’uomo prende inizialmente dal macrocosmo, ma alla quale la sua interiorità non partecipa. Anche il corpo fisico umano ha la saggezza innata.
Quindi la saggezza di una certa scoperta viene decantata. A scuola s’inculca ai bambini che dall’era moderna in poi gli uomini hanno scoperto come si fabbrica la carta. Ebbene, le vespe lo sanno già da molto, lo sapevano fare già molto prima degli uomini. Ma non la singola vespa, bensì l’io di gruppo delle vespe costruisce nel nido qualcosa che è quasi identico alla nostra carta. Esse erano progredite molto prima della saggezza umana, che ci arriva solo lentamente.
La saggezza dovette venire incorporata gradualmente alle cose. Come sulla Luna in contrapposizione alla non-saggezza venne a poco a poco incorporata saggezza, così sulla nostra Terra verrà inoculata un’altra cosa: l’amore. Il nostro pianeta è il pianeta o il cosmo dell’amore.
Per questa ragione l’evoluzione nell’antica epoca lemurica iniziò con l’instillare amore nella sua forma più bassa, quando l’io si impadronì degli uomini. Con la separazione dei sessi degli esseri umani iniziò lo sviluppo dell’amore nella sua forma minore. Tutta la successiva evoluzione dell’amore consiste nella crescente nobilitazione, fino alla spiritualizzazione, del principio dell’amore. E come è stato allora per la saggezza alla fine dell’evoluzione lunare, così quando la Terra sarà giunta alla sua meta, alla base di tutti gli esseri ci sarà l’amore.
La successiva esistenza planetaria, lo stato di Giove, che sostituirà la nostra condizione terrestre, guarderà alle sue creature in virtù delle sue forze spirituali. E come noi guardiamo alle nostre creature con l’intelletto e ammiriamo la saggezza in ogni parte del minerale, della pianta e così via, desiderandola per poterla avere anche nella nostra anima, così gli esseri di Giove volgeranno le loro forze all’ambiente e tutte le creature emaneranno verso di loro la fragranza dell’amore, che gli è stata inoculata durante l’evoluzione terrestre. Gli esseri di Giove si scalderanno alle correnti dell’amore provenienti dalle creature.
Questo amore poté svilupparsi solo perché gli io terrestri si contrapposero gli uni agli altri tanto da essere strappati alla loro natura di anime di gruppo, così che ciascun essere si confrontò con l’altro come individualità indipendente. L’io deve essere separato dall’altro essere per potergli offrire l’amore come dono di libertà. Solo attraverso la separazione degli esseri l’amore fu possibile come un libero dono da un io all’altro.
Così sulla Terra nell’uomo doveva compiersi una individualizzazione crescente, in seguito alla quale gli esseri indipendenti dovevano poi venire riuniti insieme.
Finché l’anima di gruppo guida gli esseri, non si può dire che essi si amino. Si può forse dire che il cuore ama lo stomaco? No, il cuore è unito allo stomaco dalla saggezza. Allo stesso modo gli animali sono uniti tra loro dall’anima di gruppo e quel che devono fare è dettato dalla saggia anima di gruppo.
Solo quando gli uomini si liberano dall’anima di gruppo compare l’amore come espressione della simpatia reciproca. Vediamo l’uomo passare da una scuola preparatoria prima di divenire completamente individualizzato. Vediamo come le Entità-guida riuniscano gli esseri umani in gruppi, gruppi che si amano per via del loro legame di sangue. Questo è il grande periodo preparatorio dell’umanità.
Entro questo tempo in cui l’amore è ancora guidato dagli ultimi residui della saggezza agiscono gli esseri luciferici, i quali contrappongono le loro forze più potenti all’azione di quell’amore che si esprime attraverso il legame di sangue. Tutto quanto opera per rendere autonomo l’uomo è prodotto da loro. Così l’uomo matura per accogliere il massimo principio dell’amore, diventa pronto per accogliere gradualmente il principio dello Spirito solare, la cui essenza dobbiamo esprimere con le parole:
«Chi non abbandona padre e madre, fratello e sorella non può essere mio discepolo». (Lc 14,26)
Questo va inteso nel senso che l’amore in base al sangue deve venire trasformato in un’altra forma di appartenenza: nell’amore che va da anima ad anima, da uomo a uomo. Il principio dello Spirito solare ci è dato affinché un essere umano ami un altro essere umano. Per questo fatto l’amore umano sarà sempre più spiritualizzato, l’uomo trascinerà con sé anche gli altri esseri della Terra, pervaderà di spirito tutto quanto è materiale.
In un lontano futuro egli renderà maturo questo corpo terrestre per una nuova riunificazione con il Sole. Così lo Spirito solare, quale contenuto spirituale del Sole, ha dato alla Terra l’impulso a ritornare, un giorno, una con il Sole.
Vediamo allora com’è misterioso il percorso attraverso il divenire del mondo. Abbiamo ben compreso che solo la nostra Terra può ospitare uomini con questa missione. Se ci guardiamo attorno nel regno umano, dobbiamo dirci che solo sulla nostra Terra l’uomo poteva diventare così, perché qui sono state prodotte per un simile essere umano quelle condizioni che sono le nostre.
Ci chiediamo ora: cosa avviene negli altri regni?
Osserviamo innanzitutto il nostro regno vegetale. Quando lo sguardo chiaroveggente guarda agli altri pianeti che fanno parte del nostro sistema solare, vi trova ovunque una molteplicità di esseri vegetali a essi affini, però ogni pianeta ha il suo proprio tipo di “esseri umani”. Potremo riconoscere molto facilmente una stretta affinità tra pianta e Sole, che gli stessi interessi uniscono profondamente l’esistenza della pianta all’esistenza del Sole e che esse sono collegate anche a tutti i pianeti che appartengono a questo sistema solare.
Riportiamo lo sguardo alla condizione terrestre in cui la Terra era ancora Sole. Il Sole stesso era un pianeta quando l’uomo si trovava ancora allo stato di esistenza vegetale, e aveva il valore di una pianta. L’uomo si trovava allora nella stessa condizione in cui si trova oggi la pianta.
Il mondo vegetale che ci circonda ha esseri che consistono di corpo fisico e corpo eterico. Incontrandoli, noi possiamo dire: sono rimasti fedeli al Sole, ci mostrano chiaramente ancora oggi il loro legame con il Sole.
Se osserviamo gli esseri vegetali nel senso della saggezza rosicruciana, vediamo che la pianta affonda le sue radici nel terreno. Noi sappiamo che questo è l’organo che la conduce al centro della Terra, al suo io. La pianta dirige i suoi organi fecondatori verso il Sole e accoglie il suo puro raggio.
Dobbiamo immaginarci l’uomo come una pianta capovolta. Egli ha diretto l’organo riproduttivo verso il centro della Terra, le radici libere nello spazio. L’animale si trova tra pianta e uomo.
Quando l’anima del mondo attraversò la sua evoluzione, passò attraverso il regno animale, vegetale e umano. Platone descrive questo fatto con le parole: l’anima del mondo è crocifissa alla croce del corpo del mondo.
L’uomo ha attraversato l’esistenza vegetale: allora egli era rivolto in questa direzione, verso il centro del Sole quando la Terra era ancora Sole (V. disegno, direzione dall’alto verso il basso). Nella spina dorsale l’animale ha la corrispondente direzione orizzontale; l’uomo di oggi quella opposta (direzione dal basso verso l’alto).
Le piante di oggi si presentano come esseri che aspirano al Sole, che sono rimasti uniti a esso e perciò hanno la direzione inversa. Il regno animale sta nel mezzo; le forme animali in parte si assomigliano, in parte sono diverse tra loro nelle forme di esistenza planetaria.
Se passiamo al regno minerale, nei cristalli abbiamo qualcosa che ci conduce oltre il nostro consueto sistema solare, ci conduce nell’universo. Tra le loro forze formatrici possiamo trovarne alcune che superano di molto il nostro sistema solare. Nelle forme del regno minerale che hanno portato la forma alla trasparenza luminosa veniamo condotti a qualcosa che avviene nel cosmo molto al di là del nostro sistema solare.
Il minerale, quello che ha un’esistenza meno definita di tutti, ha un’esistenza universale. Più in alto si trovano gli esseri che ci circondano sulla Terra, e più sono adeguati al nostro sistema solare.
Vogliamo ora rivolgere a noi stessi, gli esseri umani, la stessa domanda che abbiamo posto per gli esseri che stanno intorno a noi.
Se l’uomo fosse adattato solo alle forze terrestri, sarebbe condannato a limitare la sua esistenza solo sulla Terra. Non sarebbe cittadino dell’universo, non potrebbe parlare di qualsiasi cosa che va oltre la Terra. Ma grazie a forze spirituali superiori egli collabora con le Entità superiori unite alla nostra esistenza terrestre. Nella sua forma egli è limitato all’esistenza terrestre, ma quanto c’è in lui in termini di forze spirituali conduce oltre la Terra.
Ma anche qui dobbiamo distinguere tra le forze più diverse. Fermiamoci a quelle che possiamo facilmente classificare. Abbiamo innanzitutto quelle che sono sorte davanti ai nostri occhi spirituali nel corso delle ultime conferenze. Abbiamo
• l’uomo lunare con la coscienza per immagini, poi
• l’uomo terrestre con la coscienza oggettiva,
che l’uomo sviluppa solo sulla nostra Terra e che lo pone nel nostro mondo dei sensi tanto da fargli vedere i colori con gli occhi, da fargli sentire i suoni con le orecchie, da dargli il senso del gusto e del tatto.
Questa coscienza oggettiva è qualcosa di puramente terrestre. L’uomo è andato specializzandosi dalla percezione del calore, da quell’organo che esisteva come una specie di lanterna, come un potente organo di luce. La ghiandola pineale si è specializzata nei nostri attuali organi di senso.
Il modo in cui gli esseri umani vedono con gli occhi i colori distendersi sugli oggetti, afferrano con le orecchie i suoni nel puro essere della Terra, gli esseri degli altri pianeti non lo possono intendere. Se parlassimo con loro del rosso, non lo capirebbero. Hanno un altro modo di «vedere» gli esseri intorno a loro. Ciò che noi chiamiamo la nostra percezione sensoriale ci è utile solo per il nostro pianeta.
Ora abbiamo visto che la percezione sensoriale sulla Terra è intimamente connessa con quel che chiamiamo fecondazione. Questa è qualcosa di altrettanto terrestre, qualcosa di egualmente appartenente alla particolare esistenza planetaria che costituisce la nostra Terra. Essa esiste per formare il primo fondamento all’amore.
Abbiamo qui qualcosa che nell’uomo è in relazione con facoltà esteriori, e che vale solo per la nostra Terra.
Osserviamo un po’ un oggetto come questo pezzo di gesso. Finché lo guardiamo agisce su di noi, mostra forma e colore al nostro senso terreno. Ora voltiamoci e facciamocene una rappresentazione. Essa resta viva alla nostra anima nella memoria. Se l’uomo non possedesse la facoltà di trattenere queste immagini, non potrebbe collegare queste qualità esteriori con la sua interiorità. Non sarebbe in grado di conservare un’immagine di questo pezzettino di gesso.
L’uomo possedeva questa facoltà della coscienza già sulla Luna, perché si tratta della stessa facoltà che allora rendeva possibile vedere in immagine le cose esteriori. Egli non poteva vedere questo pezzo di gesso esteriormente, ma se gli si fosse avvicinato, si sarebbe formata in lui un’immagine astrale. Dove abbiamo una coscienza oggettiva, avevamo allora una coscienza per immagini.
Oggi la coscienza è in corrispondenza con le immagini. A quel tempo esse si affacciavano come immagini di sogno, ma immagini di sogno molto reali di cui ci è rimasto un residuo nelle immagini-ricordo che l’uomo si fa degli oggetti esteriori.
A un livello successivo, quando osserviamo più oggetti, li uniamo in un concetto. Così l’uomo giunge a concetti generali ed è in grado di lavorare interiormente con le sue rappresentazioni. Se con queste rappresentazioni noi ci recassimo da esseri al di fuori della nostra esistenza planetaria, essi ci capirebbero già meglio. Sia la coscienza per immagini, che era un’ottusa coscienza chiaroveggente, sia la futura coscienza immaginativa, sono già qualcosa di più ampio.
E se l’uomo attraverso lo sviluppo interiore fa gradualmente propria la coscienza per immagini – vede per esempio l’aura di un essere umano, vede fluire da lui sentimenti e passioni, vede dunque lo spirituale attorno a lui –, allora con questa coscienza è assurto alla capacità di sollevarsi a un certo numero di altre Entità di altre regioni planetarie cosmiche.
C’è poi un altro stato di coscienza, la coscienza di sonno senza sogni. L’uomo che dorme non è privo di coscienza. Anche le piante attorno a noi non sono senza coscienza, hanno di giorno la stessa coscienza che l’uomo ha di notte. Solo che è un grado di coscienza più basso, in cui le cose vengono date all’uomo in un modo tale che sfuggono alla sua attenzione.
Ma sviluppando in sé le proprie forze l’uomo può formare la capacità di percepire quel che lo circonda durante il sonno senza sogni. Questa è allora una coscienza più alta della coscienza di sonno, è una coscienza di sonno come quella delle piante. Se la penetriamo con l’io umano, abbiamo allora il grado di coscienza ispirativa, la coscienza dell’ispirazione dove non solo agiscono immagini, bensì quel che esprime un essere entra negli altri.
La si può paragonare a una coscienza sonora. Entriamo in un mondo spirituale sonoro, quella coscienza sonora di cui si parlava nella scuola pitagorica come della coscienza della musica delle sfere. Quando l’uomo la sera si addormenta e corpo astrale e io sono fuori dal corpo fisico, allora le armonie cosmiche penetrano in questo corpo astrale e allora esso è immerso nella sua vera esistenza astrale. Così il corpo astrale diventa capace di rifondere le forze logorate durante il giorno.
Per il fatto che i suoni della musica delle sfere lo pervadono di notte, l’uomo sente le sue forze rinnovate al mattino. Quando porta ciò a coscienza, egli si trova nell’ispirazione e diventa capace di percepire tutto quanto si trova nel sistema solare.
• Attraverso la sua comune coscienza oggettiva-reale esteriore, egli percepisce le cose che lo circondano sulla Terra, ma
• attraverso la coscienza dell’ispirazione si pone in relazione con tutto il sistema solare.
Goethe, che era profondamente iniziato a queste cose, lo sapeva. Per questo, quando nel Prologo in Cielo colloca Faust nel mondo spirituale, Goethe fa “risuonare” il Sole:
Risuona il Sole al modo antico,
nel coro fraterno dell’emule sfere
e il percorso che gli è già prescritto
adempie con passo di tuono.
Vediamo come Goethe sia cosciente del fatto che tutto ciò che sono i misteri di un sistema solare si esprime in suoni e che chi si eleva a questa coscienza può comprendere il sistema solare. Non si tratta solo di fantasia perché nella parte in cui conduce nuovamente Faust nel mondo degli spiriti, egli dice:
Risuonando, per le orecchie spirituali
Già nasce il nuovo giorno.
Cosa sono le orecchie spirituali? Sono le orecchie aperte dell’udito chiaroveggente, che percepisce l’armonia delle sfere di un sistema solare. Così noi potremmo percepire quelle note solari che scorrono giù quando il corpo della pianta cresce dalla Terra così che la radice afferra il terreno, il gambo si eleva ritto, le foglie si dispiegano e il corpo astrale le lambisce nei fiori tramite le forze solari.
Se potessimo percepire spiritualmente, percepiremmo la musica delle sfere, la musica spirituale delle sfere. Essa risuona attraverso il fiore della pianta. Questo è il mistero del divenire della pianta. In ogni fiore abbiamo un’espressione dei suoni che generano la sua forma, che danno al frutto la loro forza.
Il suono del Sole viene afferrato dalla pianta, vi opera come spirito. Il suono che agisce nella materia, dà forma alla materia.
Se spargiamo con una certa polvere una lastra e poi la sfreghiamo con un archetto di violino, si formano ben precise forme e figure. Troviamo in esse un’espressione del suono fisico. Allo stesso modo il suono spirituale del Sole viene afferrato dalla pianta nelle forme del fiore e del frutto, e nascosto segretamente nel seme. Quando dal seme si forma la materia, è il suono del Sole che forma magicamente dal seme la forma della pianta.
La coscienza chiaroveggente guarda nel nostro mondo vegetale, e ovunque nei fiori che formano il tappeto della nostra superficie terrestre vede il riflesso dei suoni del Sole. E quindi è vero quel che dice Goethe: «Il Sole risuona nel modo antico». Ma è anche vero che queste note del Sole scorrono giù, vengono assorbite dalle piante e ricompaiono quando dai semi si formano le nuove piante.
Nelle forme vegetali abbiamo i suoni del Sole, il riflesso della musica delle sfere nello spazio.
Così vediamo il mondo, le stelle fisse e i pianeti in armonia. Allora non solo lo sguardo esteriore impara a guardare quel che ci sta intorno: anche lo sguardo interiore si volge in alto a tutto il sistema solare.
C’è poi un grado ancora più alto di coscienza, l’intuizione, in cui l’uomo può penetrare nell’essere delle cose. Tramite questa coscienza intuitiva l’uomo si immerge in altre Entità. Essa lo conduce oltre la coscienza dell’ispirazione.
Dove può condurre la coscienza ispirata della musica delle sfere? A far sentire l’uomo uno con il suo pianeta Terra, perché tutti gli io delle piante stanno al centro della Terra. Se egli comprende il suono del Sole nelle piante, diverrà uno con l’essere planetario incarnato al centro della Terra.
Ma con la coscienza intuitiva egli può diventare uno con qualsiasi essere. Egli farà un’esperienza che va oltre il nostro sistema solare. Nell’intuizione l’uomo amplia la sua coscienza fino alla coscienza cosmica.
Nel regno seguente, il minerale, abbiamo qualcosa che dà fondamento a tutto, che va molto oltre la nostra comune esistenza. L’esistenza si contrae e la figura umana attuale appare come forma fisico-terrestre. Ma attraverso le facoltà che l’uomo sviluppa interiormente egli si eleva
• dalla sua attuale coscienza terrena
• alla coscienza dei pianeti nell’immaginazione,
• alla coscienza del sistema nell’ispirazione,
• alla coscienza dell’universo nell’intuizione.
Questo è il percorso dell’uomo nella misura in cui è unito all’evoluzione di tutto l’universo.
Vogliamo ora tornare giù a quel che è avvenuto in tempi più antichi della Terra, a come quel che ora abbiamo osservato nella più ampia esistenza cosmica si riflette nella visione del mondo e nella vita, dal punto di vista microcosmico-umano.
Nona conferenza
La conquista della Terra
Persiani, Egizi, Germani, Ebrei, Greci
Stoccarda, 13 agosto 1908
Miei cari amici!
Sarà ora nostro compito comprendere l’orizzonte spirituale in cui è inserito l’uomo attuale, attraverso l’indagine delle sue origini e del suo divenire.
Abbiamo visto che in quegli antichi tempi che chiamiamo epoca lemurica ed epoca atlantica l’uomo è diventato sempre più simile alla sua forma attuale. Oggi vogliamo proseguire le nostre osservazioni da quest’ultimo lasso di tempo dell’epoca atlantica fino al presente, nella misura in cui la cosa si rende necessaria alla comprensione del nostro tema.
Sappiamo che allora, prima del periodo atlantico centrale, le condizioni di coscienza erano diverse: quando di giorno l’uomo stava entro il corpo fisico, non vedeva affatto gli oggetti in contorni distinti come oggi, tutto era più confuso; in compenso, quando di notte lasciava il corpo fisico, non calava su di lui il sonno senza sogni, bensì entrava in relazione con esseri spirituali: esseri di un mondo spirituale che in un certo senso cercavano anche delle incarnazioni, esseri che stabilivano una certa comunanza con l’uomo.
Allora l’uomo era convinto per esperienza diretta che l’essere umano segue a ruota i regni superiori, il regno degli Angeli e così via. Conosceva faccia a faccia – in senso spirituale – le Entità superiori del mondo spirituale, come succede oggi nel mondo fisico tra un uomo e l’altro.
Poi venne il tempo in cui la coscienza oggettiva diurna si fece sempre più chiara, sempre più stagliata, mentre di notte le si contrapponeva sempre maggiore oscurità. È il tempo in cui sulla Terra venne posto entro l’uomo il germe dell’io o dell’Io-sono. Egli ottiene così la forma e l’essenza della sua autocoscienza.
Dobbiamo rappresentarci le Entità del mondo al di sopra dell’umano assolutamente per gradi. Come esistono tutti i possibili gradi di esseri nei regni minerale, vegetale, animale e umano, così avviene in quelli al di sopra dell’uomo. Nel regno degli Angeli vi sono esseri molto vicini all’uomo, e altri che si collocano molto oltre. Troviamo nei mondi superiori Entità di ogni grado.
Dobbiamo soprattutto avere chiaro che questi esseri superiori, detto in modo grossolano, ci guadagnavano al tempo in cui l’uomo di notte saliva ai mondi superiori con la sua ottusa coscienza chiaroveggente. Traevano qualcosa dalla facoltà umana, sperimentavano un arricchimento della loro interiorità attraverso lo scambio con gli uomini.
Infatti, queste Entità che in quei tempi antichi si trovavano sopra l’uomo, gli erano anche profondamente legate, lo ispiravano, influendo anche sulla sua coscienza immaginativa. Quando l’uomo usciva dal suo corpo, era come se una schiera di esseri superiori assumesse la guida della sua coscienza.
Questo succede anche oggi, di notte, solo che l’uomo non ne sa nulla. A quel tempo ne era cosciente. Anche oggi il sonno non è affatto superfluo per l’uomo, non è un diversivo, anzi ha un grande e potente significato.
Durante il giorno, l’uomo consuma continuamente i corpi fisico ed eterico, e la stanchezza che proviamo la sera non è che espressione di questo fatto entro il corpo fisico ed eterico. Attraverso il corpo fisico e il corpo eterico le sollecitazioni della vita si svolgono nell’anima.
La sera siamo stanchi perché per tutto il giorno abbiamo lavorato alla distruzione dei corpi fisico ed eterico. Quando essi giacciono nel letto, e corpo astrale e io sono fuori, non dobbiamo pensare che questi ultimi siano inattivi. Anzi, l’io con il corpo astrale invia le sue forze agli altri due, lavora per ricostituire le forze consumate.
L’uomo dotato di io non potrebbe fare questo se non fosse sollevato a un altro regno al di sopra di quello fisico. Lì lo circondano, come un oceano, Entità spirituali dalle quali di giorno è separato in quanto racchiuso entro il corpo fisico.
Di notte, lo spirito si immerge in questo oceano di Entità spirituali per raccogliere forze restauratrici. Lo spirito riversa queste forze nei suoi corpi eterico e fisico per rinnovarli dalla stanchezza del giorno. L’uomo di oggi non ne sa nulla. Un tempo sapeva di venire sollevato e accolto in quel mondo spirituale.
Dall’altro punto di vista, la cosa ha un aspetto diverso. Anche gli dei traggono vantaggio dal collaborare con l’uomo. La Terra è il pianeta dell’amore, l’amore viene coltivato giustamente solo sulla Terra. Solo partecipando al divenire dell’uomo gli dei imparano a conoscere l’amore in un certo modo, amore che loro stessi donano diversamente.
È possibile che un essere instilli una facoltà in un altro e solo questo lo renda cosciente di questo dono.
Pensiamo a una ricca personalità che possegga tutto, ma non sappia ancora cosa sia fare del bene. Costui trova l’occasione di fare del bene ad altri, regala ai poveri del suo e per questo suscita la loro riconoscenza. Anche questa è un dono che non ci sarebbe senza il regalo. Il ricco ha prodotto il sentimento di riconoscenza, ma lo può conoscere solo di riflesso.
Avviene all’incirca così con il dono dell’amore instillato dagli dei negli uomini. Gli uomini sono in grado di sperimentare l’amore solo attraverso gli dei, ma gli dei conoscono la realtà dell’amore solo attraverso gli uomini. Agli dei manca qualcosa, se gli uomini non vivono nell’amore. L’amore degli uomini è nutrimento per loro:
Quanto più amore degli uomini c’è sulla Terra, tanto più nutrimento ricevono gli dei in Cielo. Il dono dell’uomo, fondamentalmente, non è altro che quanto scorre verso l’alto come amore generato negli uomini.
Possiamo ora immaginarci che questo reciproco scambio tra uomini e divinità fosse completamente diverso nei tempi più antichi. Tra gli esseri divino-spirituali c’erano quelli che, non essendo l’uomo più in grado di salire a loro con l’ottusa coscienza chiaroveggente, non potevano più scendere a loro volta e raggiungere i sentimenti umani.
Quanto più gli uomini divennero incapaci di guardare verso l’alto, tanto meno una certa categoria di divinità fu in grado di sperimentare quel che poteva prima quando discendeva. Abbiamo una serie di divinità che sempre più rimpiangevano di non trovare più la via verso gli uomini.
Immaginiamoci il seguito dell’evoluzione da questo punto di vista. Sappiamo che nella regione in cui si trova oggi l’Irlanda c’era una terra popolata da uomini maturi al massimo per poter proseguire nell’evoluzione. Essi continuarono a spostarsi da ovest a est, popolarono l’Europa. Altri, che erano i più evoluti di tutti, proseguirono oltre verso Oriente, nell’Asia mediorientale. Altri migrarono verso l’Africa.
Ma anche là c’erano già dei popoli. Con essi si mescolarono, e si formarono incroci che i greci riprodussero nelle loro diverse forme artistiche come il tipo-Satiro, il tipo-Mercurio e il tipo-Zeus.
Con questo, la condizione di coscienza degli uomini cambia sempre più. Quelli che erano migrati da ovest a est possedevano gli ultimi residui dell’antica coscienza chiaroveggente. Essa andò diminuendo, e c’erano quelli che l’avevano già persa completamente con il sopraggiungere del diluvio. Ma anche nella popolazione europea c’erano alcuni che avevano mantenuto dei rimasugli e ancora potevano vedere le più svariate Entità spirituali.
Wotan era una delle personalità note agli antichi atlantidi. Come oggi uno può stare a stretto contatto con un monarca, incontrarlo tutti i giorni, mentre un altro magari non lo vede mai o solo di rado così, anche Wotan per la popolazione atlantica era un essere analogo a un monarca di oggi.
Tra le popolazioni europee c’erano numerosi uomini che non solo parlavano di lui come invenzione della fantasia, ma tra veglia e sonno entravano in contatto personale con lui, anche se gli dei non potevano rendersi del tutto popolari come un tempo. Così fino a epoche più tarde abbiamo uomini che avevano conservato una chiaroveggenza originaria, spontanea, e sapevano raccontare degli dei per esperienza propria.
Dobbiamo ora tenere presente il fatto che gli uomini discesero sempre più nel mondo fisico, materiale. Per questo le divinità dovettero avere sempre meno contatti con loro. Solo a poche persone elette fu ancora possibile avere intimità con gli dei: si trattava di quelli che si evolvevano nella loro direzione, che andavano loro incontro con la propria spiritualità.
Ora, la disposizione d’animo e i residui dell’antica chiaroveggenza si mescolarono in modo singolare con il principio dell’iniziazione, così che nell’antica coscienza germanica si conservò l’espressione di questa mescolanza. Nell’antico tempo dei Germani l’uomo sapeva: come di notte io salgo al regno degli dei, così ci salgo anche dopo la morte. Io posso allora sicuramente incontrare quelle antiche divinità.
E si iniziò a sentire come una specie di punizione quando, dopo la morte, veniva sottratta all’uomo la possibilità di guardare agli dei, di essere accolto nella loro comunità – quando cioè egli era troppo profondamente coinvolto nella vita materiale e doveva attraversare quel periodo di prova solo dopo la morte. Quell’uomo però che dava più peso alla vita spirituale – a ciò che non era bene materiale – che a quella materiale, era in grado di entrare subito nel regno dello spirito che gli era noto da prima.
Secondo l’opinione di allora, soprattutto chi non dipendeva dalla vita materiale, chi conosceva la morte in combattimento, chi reputava l’onore del guerriero superiore a ogni cosa materiale, era tale da poter vedere subito la divinità. Ma di chi non aveva imparato a considerare l’onore del guerriero come un bene superiore, si diceva che muore di una «morte di paglia».
L’incontro con la Valchiria esprime questo sentimento. Come era noto che l’anima uscita dal corpo fisico viene accolta da una divinità spirituale, così il guerriero veniva accolto dalla Valchiria. Una tale rappresentazione concorda pienamente con quanto in Europa si è andato formando come iniziazione.
In alcune regioni la prodezza era la cosa più preziosa. Nelle iniziazioni era importante che l’uomo sperimentasse un’unione immediata con il mondo spirituale già durante la vita. Come il guerriero nella morte sperimentava con la Valchiria il primo incontro con il mondo spirituale, così nell’iniziazione l’uomo sperimentava il mondo spirituale già qui. Sigfrido era considerato il primo eroe che fece una tale esperienza. Per questo egli si unì alla Valchiria già nella vita, come il guerriero faceva nella morte.
Vediamo allora come tutto concordi: in piccolo per il singolo, in grande nell’iniziazione.
Trasferiamoci nell’animo dei popoli europei venuti da Occidente. Erano decisamente giunti a un’altezza tale da poter sperimentare un’ulteriore evoluzione. Quando arrivarono, erano dotati di una facoltà chiaroveggente relativamente forte, la più forte di tutti i popoli di allora. Gli altri, meno fortemente chiaroveggenti, divennero la popolazione africana. In Asia, i popoli venuti da ovest si mescolarono a quelli che c’erano lì e che possedevano ancora un’antica chiaroveggenza.
Poi nel deserto del Gobi c’era una piccola colonia proprio con i più progrediti dell’epoca atlantica. Chi erano? Cosa significava essere i più evoluti?
Significava vedere al minimo nel mondo spirituale. Erano uomini con questo sentire: forse in incarnazioni precedenti abbiamo avuto la nostra relazione con il mondo spirituale, ma ora non ce l’abbiamo più. Furono presi da nostalgia, da una certa tristezza per la perdita di questo mondo spirituale.
Diversamente accadde nel mondo europeo. Qui, tra il popolo, c’erano molti che in particolari condizioni di coscienza potevano ancora guardare nel mondo spirituale. Negli antichi misteri europei accadeva che quando gli iniziati parlavano dell’esistenza di un mondo spirituale in cui si trovano queste o quelle figure, e che l’uomo dopo la morte avrà questa o quella parte, incontravano chi li ascoltava e capiva quel che dicevano, riconosceva che dicevano il vero perché lui stesso aveva visto quelle cose.
Le condizioni di vita e abitative consentivano di sperimentare un mondo spirituale, e per questo gli uomini avevano la fede. Il mondo spirituale era per loro qualcosa di familiare, per questo sentivano il loro essere uomini ancora in senso del tutto diverso da altre popolazioni della Terra. Essi si dicevano: io, l’uomo, vedo che sono ancora in rapporto con le divinità. Io so che raggiungo ancora il regno degli dei.
Per questo si sviluppò una coscienza della personalità molto forte, una forte coscienza del valore dell’uomo, e soprattutto in tutte le regioni d’Europa si sviluppò una forte coscienza della libertà. Essa si basava sul forte sentimento dell’origine divina. Anche le popolazioni che abitavano la penisola italiana e quella greca portavano con sé questa idea. Vediamo in particolare negli etruschi gli ultimi discendenti di quelli che avevano conservato un tale sentimento di libertà. Lo vediamo nella loro stessa arte.
Prima della fondazione dell’impero romano, il popolo etrusco era altamente indipendente. Ogni città del mondo etrusco è fortemente votata alla libertà. Gli antichi etruschi avrebbero sentito come indegna una qualsiasi lega di Stati, nel senso che ciò assunse più tardi.
Tra gli uomini che erano giunti da lontano nell’antica Asia c’era un gruppetto al quale il mondo divino era nascosto al massimo. Ma si erano conquistati, preservati una cosa: l’io, l’Io-sono – sentivano che nell’Io-sono era rimasto un nucleo eterno del loro essere derivante dal mondo spirituale così che tutte le figure da loro conosciute in precedenza erano ancora un sacro ricordo, e la loro forza si basava su questo solido centro interiore.
Allora si formò una disposizione d’animo proprio tra quelli che erano scesi al massimo, che si erano evoluti al massimo, per cui essi si dicevano: «Quel che noi dobbiamo coltivare più di tutto è la nostra divinità», ed erano coscienti di quel che si trova nelle profondità dell’anima. Se anche l’anima ha dimenticato tutte le figure divine che ha incontrato, può trovare la via al divino solo immergendosi in questa interiorità. Si formò la rappresentazione del dio che si trova nel profondo dell’animo.
Lo troviamo trasformato nelle parole: «Non devi farti nessuna immagine di Dio». (Es 20,4). L’esperienza personale del divino si era ritratta nella segretezza. E a partire dall’Io dove ora essa stava senza forma, si cercava di afferrare e di sentire l’idea, la forza del divino che si sperimentava un tempo.
Ma ciò non fu subito possibile. Nei primi tempi dopo l’Atlantide il ricordo di quel che si era perduto era ancora troppo forte. Si vedevano chiuse le porte del mondo spirituale e la nostalgia era struggente. Perciò sulla Terra si forma un periodo di cultura che sente la nostalgia per ciò che è perduto, che guarda con adorazione agli dei e implora: rendeteci partecipi di questo mondo che abbiamo perduto!
Anche qui abbiamo un insediamento coloniale di cultura pre-vedica, una corrente che ha trovato nei Veda l’ultima manifestazione, una cultura che aveva in sé l’anelito a una fuga dal mondo esteriore in cui si era da poco entrati. E vediamo questo sentimento in fondo all’anima di quelli che potevano sperimentare l’iniziazione istruiti dagli antichi Risci:
Il mondo che abbiamo conquistato non vale nulla, è maya (illusione). Ha valore solo il mondo che si trova dietro a questo mondo fisico ingannevole, illusorio.
Ne deriva quel che conosciamo come il fondamento di questa antica cultura. Ma troviamo anche che l’uomo aspira a salire al mondo divino rinunciando alla sua propria personalità. Da qui la fuga dal mondo, la negazione della propria personalità e il fondersi con la divinità. Se l’uomo voleva ritrovare il divino doveva essere completamente libero dai legami terreni, sbarazzarsi dei legami con la maya, con ogni illusione. Questo fu il primo grado della cultura post-atlantica.
Quale era, ora, la missione dell’epoca post-atlantica? Era quella di far affermare sempre più la verità del mondo esteriore!
Già diversa è la coscienza della cultura persiana. Essa sente il mondo fisico come qualcosa di familiare, e vi trova anche la possibilità di impiantare e coltivare in esso lo spirito. L’uomo elabora già il mondo fisico. Non lo studia ancora, ma sente di poter trarre vantaggio dal fisico. Vuole superare le potenze del male e utilizzare le forze materiali intuendo che il mondo materiale non è solo maya, non è solo un’apparenza irreale ma è anche una realtà da apprezzare.
Poi vediamo come un’altra corrente procede un altro poco nella conquista del mondo fisico passando dalle culture caldaica, babilonese ed egizia. Qui la materia non è semplicemente sentita come qualcosa di avverso o addirittura insussistente. Non si dice: «Le stelle sono maya, semplice apparenza dei sensi», bensì ci si approfondisce nel corso delle stelle, si studia il loro cammino e si dice: «Questa non è solo apparenza, ma una scrittura tracciata dalle divinità stesse, una manifestazione del divino».
Quel che è sensibile-materiale è visto come rivelazione, nel sensibile si ricerca la saggezza. L’uomo scende dal Cielo sulla Terra e studia la geometria per realizzare quel che lo spirito è in grado di raggiungere con la materia sensibile. Così l’uomo procede di grado in grado nell’evoluzione.
E ora, all’interno di questo terzo periodo di cultura si forma di nuovo un piccolo gruppo separato che accoglie tutto quanto può essere stato raggiunto in termini di antiche tradizioni e nuove conquiste, un gruppetto i cui iniziati avevano potuto conservare la primitiva saggezza sperimentata dagli antenati – sia quella caldaica che leggeva la scrittura divina nello spazio, sia quella egizia che prende le mosse dalle nozze dello spirito divino con l’essere umano.
In questo senso va inteso il popolo eletto, il popolo dell’Antico Testamento, che doveva preparare il periodo epocale della storia del mondo. È un errore da eruditi considerare pressoché equivalenti una qualsiasi storia della creazione e la Genesi dell’Antico Testamento. Nella Genesi la discesa dell’uomo dai mondi spirituali corrisponde pienamente al contesto cosmico.
Abbiamo visto come la disposizione in germe dell’uomo si sia gradualmente preparata all’Io-sono. Questa disposizione non si sarebbe formata se il Sole non se ne fosse andato e non avesse continuato ad agire attraverso la separazione della Luna. Come proseguì la formazione di questa disposizione in germe? Che cosa imparò l’uomo nella sua evoluzione terrestre?
Prima viveva nel mondo spirituale. Poi venne il tempo in cui percepiva le cose fisiche esteriori solo in modo diffuso, in cui nella fase di sonno notturno poteva percepire le divinità. Per tramite di chi egli poteva allora percepire il Sole? Per tramite di quel dio che abbiamo chiamato Jahve o Jehova, che si era staccato dalla compagnia degli Elohim per preparare dalla Luna il primo attimo dell’esistenza umana. Egli instillò l’io o l’autocoscienza.
Fu lui che nell’iniziazione si insinuava nella coscienza, che appariva in sogno all’uomo e lo preparò alla maturazione per l’io, maturazione completata solo quando lo Spirito solare discese sulla Terra. Egli non scese all’improvviso: certo, vi fu l’ultima piena apparizione, ma egli aveva operato anche attraverso i Profeti. Nello stesso Vangelo di Giovanni, egli dice che chi non crede a Mosè e ai Profeti non crederà neppure a lui. (Gv 5, 46-7).
Se torniamo agli antichi misteri, possiamo vedere ovunque la storia di questo Spirito solare e conoscere la sua discesa. Cerchiamo di conoscerla negli antichi misteri europei.
In tutti domina un certo tratto tragico. I grandi maestri insegnano ovunque ai discepoli che possono elevarsi fino agli dei superiori, diventare iniziati nel senso più alto, ma che c’è qualcosa che non possono conoscere ancora appieno, per la quale devono ancora attendere e che può essere loro indicata solo profeticamente: è lo Spirito solare a venire.
Lo hanno conosciuto gli iniziati laggiù in Egitto, ovunque in Asia lo sapevano: lo Spirito solare si sta preparando e un giorno sarà qui. Ovunque questi misteri sapevano che non erano in grado di condurre fino al grado più alto. Non fraintendete le mie parole come se dovessero stare rigidamente inquadrate. In parte vi si trova una profonda verità, in parte sono intese in senso simbolico.
Qualcosa di tutto ciò è rimasto fino al tardo periodo dei popoli germanici. È stato attribuito a Sigfrido qualcosa di singolare. Egli non era invulnerabile: avrebbe potuto raggiungere la forza di un iniziato ma gli era rimasto un punto di vulnerabilità che gli portò la morte. Che punto era? Era il punto su cui in seguito fu poggiata la croce a Colui che era atteso. Quel punto fu coperto dalla croce durante la salita al Golgota.
È l’ultimo ricordo di questo aspetto tragico degli antichi misteri europei. Anche nei misteri dai quali scaturì l’Antico Testamento, misteri ai quali era iniziato anche Mosè, si è indicato con profondità questo particolare cammino dell’uomo.
È più che un’immagine, è qualcosa che riflette una profonda verità che possiamo tratteggiare così: ipotizziamo che l’uomo sia illuminato dal Sole relativamente al suo corpo astrale, eterico e fisico. Prima, durante il sonno, corpo fisico ed eterico erano da soli, il corpo astrale e l’io stavano fuori. Allora, durante la notte cadeva sull’uomo la luce del Sole riflessa dalla Luna. Questa è la manifestazione esteriore del modo in cui Jahvè nell’interiorità invia all’umanità, come da uno specchio, la luce dello Spirito solare, come luce spirituale riflessa dal Sole.
Ma come si parlava dello Spirito solare, prima del suo apparire, là dove si era in grado di parlare di lui? Se ne parlava come si parlava di Jahve o Jehova. Perciò chi lo conosceva poteva dire agli uomini: l’Io-sono non vuole ancora volgere il suo volto agli uomini, bensì offrire l’immagine riflessa dello Spirito solare prima della discesa dello Spirito solare stesso.
Poiché vuole cogliere lo Spirito solare nell’Io-sono, questo gruppo, che deve preparare a lui, preferisce mantenere la rappresentazione di un dio senza forma. Nella religione di Jahve o Jehova, questo popolo diventa di fatto il popolo che prepara allo Spirito solare.
Bisogna anche avere chiaro che quanto nel mondo deve avvenire con potenza, deve anche muovere da impulsi potenti. Perciò l’idea del dio senza immagine doveva venire esaltata. Così abbiamo un solo Dio-io al centro dell’Antico Testamento.
Come poté, questo dio acquisire una forma tale da poter essere compresa giustamente in questo mondo fisico?
Nel sud dell’Europa è sorto qualcosa di molto particolare, per una provvidenza immensamente saggia. Le correnti che migravano verso l’Asia con la loro rappresentazione della vanità della maya si mescolarono con quanti avevano raggiunto la convinzione che questa maya è qualcosa di più che una semplice apparenza. Si erano uniti a quelli che avevano un forte senso della personalità. Si sono incontrati con loro sulla penisola greca, e con loro sono giunti sulla penisola italica. Così la conquista del mondo fisico procedette di un altro gradino.
Dalla cultura caldaico-egizia doveva derivare quella che era in grado di concepire il dio astratto come un’Entità spirituale. Nel sud dell’Europa si formò un’altra cultura con la discesa dei popoli nordici. Allora avvenne l’unione dello spirituale con il materiale che ammiriamo nell’arte greca, nell’architettura, nella scultura e nella poesia – nella tragedia dove l’uomo inizia a rappresentare il suo destino, a unirlo ai fatti sensibili esteriori.
Si celebrarono le nozze tra lo spirituale e il fisico, in cui entrambi hanno pari partecipazione. In tutto ciò che crea il greco sta una certa relazione con il suo io. Questo avviene anche per il romano, che sa: in me vive lo spirituale. Lo spirituale può divenire personalità.
Solo dopo questa evoluzione lo Spirito solare ha potuto discendere. Quando l’uomo ebbe conquistato gradualmente il mondo fisico, allora fu tempo per il divino di discendere nel corpo fisico.
Dobbiamo riconoscere grande intimità con lo Spirito solare a tutti coloro che agirono in precedenza come iniziati, ma solo in quanto potevano indicarlo come profeti, che vedevano nello Spirito solare che discendeva, il compimento di ciò cui avevano anelato.
Quando lo Spirito solare apparve, era giunto il tempo in cui l’uomo era maturo per riceverlo fisicamente, per accogliere lo spirito fattosi carne e comprendere almeno un poco lo spirito nella materia, il dio-uomo: il Cristo. Abbiamo perciò quegli uomini che si erano resi più o meno maturi a comprendere lo Spirito solare.
Vedremo domani come il principio dello Spirito solare e gli elementi che vi sono connessi entrano nella nostra vita.
Decima conferenza
La vita dopo la morte
Dal crepuscolo degli dei
alla resurrezione
Stoccarda, 14 agosto 1908
Miei cari amici!
Abbiamo visto come gli uomini conquistarono gradualmente il mondo fisico nelle epoche dell’evoluzione umana post-atlantica. Acquisirono sempre più la comprensione che questo mondo fisico in cui l’uomo è entrato nel corso del tempo è l’espressione di potenze spirituali e di forze spirituali che vi stanno dietro.
Abbiamo visto che nel tempo in cui Greci e Romani sono i popoli-guida c’è una specie di equilibrio tra la comprensione del fisico-materiale e il mondo spirituale creato dall’interiorità stessa dell’uomo. Gli uomini si sono adattati al mondo materiale, hanno imparato poco a poco a comprenderlo e anche ad amarlo.
Non dobbiamo credere che questi avvenimenti siano rimasti senza effetti, che non abbiano avuto i loro corrispondenti paralleli nel mondo spirituale.
Anche andando molto più indietro troveremo che nella stessa misura in cui per l’uomo cambiano le condizioni esteriori in relazione alla percezione del mondo fisico, cambiano notevolmente pure le condizioni di coscienza degli altri abitanti spirituali della Terra.
Abbiamo dato importanza a come fosse la coscienza quando l’uomo nel sonno si trovava al di fuori del corpo fisico, e il mondo spirituale affiorava in una sorta di chiaroveggenza crepuscolare. Ma per comprendere tutta la nostra natura umana dobbiamo considerare anche quelle altre condizioni modificate nella coscienza, correlate a quel che chiamiamo morte e a quel che si trova oltre la morte. Vedremo allora come la nostra vita ordinaria, osservabile tra nascita e morte, mostri un altro aspetto sostanziale.
Abbiamo considerato la storia dell’uomo tra nascita e morte fino al periodo greco-romano. Come si configura la vita tra morte e nuova nascita?
Nello stesso istante in cui – durante l’antica epoca lemurica – l’uomo si dirige per la prima volta verso l’incarnazione terrena ed esiste per lui un’alternanza tra la vita entro e fuori dal corpo fisico, in quello stesso istante egli ha un doppio destino: uno sulla Terra, e uno nel mondo spirituale tra morte e nuova nascita.
Possiamo ritenere che non avvengono cambiamenti solo nel mondo fisico, ma anche all’interno delle epoche evolutive spirituali dell’uomo. Comprenderemo al meglio lo svolgersi di questi cambiamenti gettando uno sguardo generale su tutta la vita che l’uomo conduce qui, e sulla sua relazione con gli altri regni.
L’uomo non è un essere a sé stante, ma è in molteplice scambio con tutto quanto sta attorno a lui. Già la sua coscienza, anche la coscienza dell’io, dipende da quel che sta attorno a lui. Se non ci fossero piante e minerali, se non ci fosse la circolazione dell’aria e non si formassero le nubi, se non esistesse il mondo esterno attorno a lui, l’uomo non avrebbe potuto formarsi la coscienza sulla base di un mondo esteriore.
La sua coscienza è immersa nell’ambiente circostante già per il fatto che ha corpo fisico ed eterico. Egli gusta gli alimenti provenienti dalla natura. Il regno vegetale e quello minerale, anche quello animale, forniscono sostanze che passano attraverso l’uomo. Nella misura in cui si evolve, la nascita lo lega agli altri regni della natura, ma solo quando egli assume un corpo fisico.
L’uomo non è dunque un essere a sé stante. Attraverso il corpo fisico egli deve accogliere e restituire una certa quantità di aria. La sua natura si prolunga per così dire nell’aria, così che quando entra nell’esistenza fisica egli si immerge nei regni a lui sottostanti. E quando abbandona il corpo fisico sale ai regni superiori, nei regni degli Angeli, degli Arcangeli e dei Principati.
Come per i bisogni del corpo fisico egli arriva fino ai regni sottostanti, così dopo la morte entra nei regni superiori.
Vogliamo per prima cosa tornare al tempo in cui l’uomo cominciò a incarnarsi, nell’epoca lemurica quando iniziò a scendere, ma possedeva ancora una scarsa relazione con il mondo esterno, non aveva quasi organi di senso e non aveva grande bisogno delle sostanze dei regni fisici, era ancora poco ambientato nel mondo fisico e provava uno scarso legame con esso.
Tanto più si sentiva a casa propria nel mondo spirituale. Usciva dal corpo fisico non solo per dormire, ma anche dopo la morte dove percepiva un mondo di Entità spirituali dalle quali traeva la forza che lo ha reso quel che è ora. Qui si espandeva al regno degli Angeli e degli Arcangeli, ai regni superiori che si protendevano nel suo.
Con la morte egli ha ottenuto una coscienza certamente crepuscolare, ma comunque una coscienza. Egli poteva nutrirsi spiritualmente dalla vista degli esseri divino-spirituali. L’uomo si è conquistato il suo io solo dopo essere passato da molte incarnazioni. Altri esseri possedevano già l’io e l’uomo ha potuto, contemplandoli, conoscere nella giusta misura l’io tra morte e nuova nascita.
Accadeva che, alla morte, egli provasse questo sentimento: solo ora inizio a vivere, ora vivo nella visione degli esseri divino-spirituali. Quanto più a lungo viveva dopo la morte, tanto più alti erano i gradi che raggiungeva, tanto superiori gli esseri alle cui sfere accedeva. Egli diveniva sempre più cosciente, finché giungeva un tempo tra morte e nuova nascita in cui gli appariva quell’essere che solo dava giusto sostegno alla sua vita, di fronte al quale provava un vero senso di appartenenza.
Era lo stesso essere che apparve incarnato successivamente sulla Terra come Spirito solare. Nell’epoca lemurica, l’uomo non lo vedeva nel corpo fisico, lo vedeva circa a metà del tempo tra morte e nuova nascita. Lo conosceva nel mondo spirituale.
Venne poi sempre più il tempo in cui l’uomo acquistò coscienza nel mondo fisico. Egli acquisì la piena coscienza a metà dell’epoca atlantica. Quanto più acquisiva la disposizione dell’io nel mondo fisico, tanto meno, dopo la morte, la sua coscienza raggiungeva i mondi superiori.
Prima egli vedeva ancora Angeli e Arcangeli, in seguito solo i più progrediti percepivano gli Angeli. Erano esseri angelici in senso cristiano anche quelli ricordati dagli antichi che vedevano in Wotan e Zeus delle divinità. Nell’epoca atlantica l’uomo viveva in compagnia degli dei sia nel sonno, sia tra morte e nuova nascita. Erano Angeli e, al massimo, Arcangeli.
Solo se l’uomo aveva compiuto molte buone azioni in questo mondo gli veniva offerta la vista dello Spirito solare con la mediazione di spiriti sottostanti. Ma lo conosceva solo per mezzo di Angeli e Arcangeli, come attraverso un vetro colorato. Lo Spirito solare appariva in luce e forza sempre più deboli, poiché l’uomo si spingeva sempre più verso l’altra parte del mondo, quella fisica, e iniziava ad apprezzarla. Così egli passò all’epoca post-atlantica.
Abbiamo visto come nel periodo egizio rivivesse il ricordo dell’epoca lemurica. Abbiamo visto come gli iniziati rappresentassero all’uomo la vita dopo la morte, come provvedessero affinché, anche se in una debole eco, gli uomini dopo la morte si elevassero fino a dove lo spirito umano si può sentire al sicuro, fino a quello che era lo Spirito solare nei tempi antichi.
Il tribunale dei morti aveva questo senso in Egitto, questo tribunale dove il defunto viene per così dire posto davanti ai suoi giudici i quali pesano le sue azioni. Se in base alle azioni viene ritenuto degno, può, per i suoi meriti nel mondo fisico entrare in comunicazione con quell’Entità, può vedere colui che ha sentito come dio-Sole. Si tratta ancora dell’Entità chiamata Osiride.
Il viaggio verso Osiride, l’unione con lui, era quanto poteva ottenere il defunto. Nel libro dei morti egizio si ripete una condizione precedente.
Nel mio scritto Il Cristianesimo come fatto mistico non ho potuto svelare tutto l’esoterismo cristiano. Tutto ciò vi viene accennato, ma le cose devono essere approfondite esotericamente. Nel Libro dei morti della cultura egizia sta scritto: un’anima che ha vissuto in modo da essere degna per le sue azioni, si può unire a Osiride. Lei stessa veniva chiamata Osiride, con la formula:
Osiride N. è stato purificato nello stagno che si trova a sud del Campo Hotep e a nord del Campo delle cavallette, dove gli dei del verdeggiare si lavano nella quarta ora della notte e nell’ottava del giorno con l’immagine del cuore degli dei, passando dalla notte al giorno.
Nella morte, come avveniva prima durante la notte, l’anima viene condotta nel giorno spirituale in cui l’uomo può stare presso Osiride, a lui unito; dove egli stesso può essere un Osiride. Così le anime sperimentano veramente i loro destini in un altro mondo che scorre tra morte e nascita.
La coscienza si oscura poi sempre più, anche se non si estingue mai completamente. L’uomo deve accontentarsi sempre più della vista di esseri inferiori quanto più si affeziona al mondo fisico. Gli esseri superiori possono sempre meno stare in compagnia degli uomini. L’antico legame tra uomini e dei si va perdendo sempre di più.
Un certo legame lo vediamo fino alla cultura europea dove ci sono ancora uomini che possono elevarsi alla visione delle divinità. Anche dopo la morte essi godono di una certa intima comunanza con gli dei. Non solo gli uomini, ma anche gli dei ne beneficiano. Gli uomini portano in dono agli dei l’amore che hanno imparato sulla Terra, e riportano come sacrificio agli dei l’amore che hanno ricevuto sulla Terra.
Ma diventa sempre più difficile mantenere il legame. Per le anime provenienti dai popoli europei e germanici diventa rara l’intimità con gli dei tra nascita e morte. Così gli dei perdono il dominio sulla Terra da loro stessi creata. E da questo sentimento nasce la rappresentazione del crepuscolo degli dei.
Gli dei devono per così dire ritirarsi dal mondo che loro stessi hanno creato. Loro, che ancora durante l’epoca atlantica sono discesi nel corpo di uomini sommi e hanno insegnato i supremi segreti nei misteri atlantici, devono a poco a poco ritirarsi dalla comunità degli uomini. L’unica possibilità di entrare ancora in contatto con il mondo fisico è di rendere gli uomini più progrediti loro strumento, loro involucro.
Gli iniziati degli antichi misteri dei Druidi e dei Trotti sanno che l’individualità indicata come Sig è apparsa nei corpi degli uomini europei, e tutti i nomi come Siegfrid, Siegmund, Sieglinde, Siegbert, Sigurd alludono al fatto che quell’antichissima individualità atlantica apparve ancora nel mondo fisico, anche se percepibile solo agli iniziati. Essa cercava gli iniziati che erano passati attraverso molte incarnazioni ed erano purificati. Andava a cercare proprio questi.
Ora dobbiamo sfiorare qualcosa che, come si dice nell’occultismo, rappresenta il lembo di un grande mistero e che ci rende comprensibile molto di quel che è avvenuto fino alla nostra cultura.
Per comprenderlo, vogliamo innanzitutto gettare lo sguardo al centro dell’evoluzione atlantica. Quel che inizialmente ha aperto all’uomo l’accesso al mondo fisico è stato per gli dei una specie di percorso di crocifissione.
Nelle epoche lemurica e atlantica l’uomo era disceso sempre più dalle altezze spirituali al mondo fisico. Era passato attraverso tre epoche, quella atlantica è la quarta. Noi ci troviamo nella quinta epoca, seguiranno la sesta e la settima.
La fine della terza epoca terrestre fu determinata dalle catastrofi ignee vulcaniche. La quarta decadde a causa di potenti catastrofi acquee e glaciali. Il nostro tempo vedrà il suo tramonto tramite altre forze, tramite il potente sopravvento dell’egoismo nella natura umana e dunque attraverso una guerra di tutti contro tutti.
Solo quelli che si sono rivolti alla vita spirituale si salveranno in un piccolo gruppo durante la guerra di tutti contro tutti, così come un piccolo gruppo si salvò dall’epoca lemurica fin oltre quella atlantica. Questa guerra sarà molto, molto più terribile di quelle catastrofi precedenti. E il compito sarà solo quello di salvare il più possibile i buoni germi da portare nella sesta epoca.
La nostra quinta epoca consta di sette sottodivisioni:
1. quella indiana,
2. quella persiana,
3. quella egizio-caldaica,
4. quella latino-romana,
5. quella in cui ci troviamo noi. Seguiranno la sesta e la settima.
Abbiamo già superato la metà della nostra evoluzione terrestre.
Se a metà dell’epoca atlantica, proprio prima del momento in cui l’uomo entrò pienamente nel mondo fisico, egli fosse andato di nuovo incontro alla spiritualizzazione, la conquista del mondo fisico non sarebbe avvenuta.
Ma l’umanità è scesa al di sotto di quel punto che sarebbe stato il più profondo se essa si fosse di nuovo spiritualizzata a partire dalla metà dell’epoca atlantica. Questo punto è stato un crocevia, un momento di decisione per alcune Entità spirituali.
Esse dovettero decidere se volevano cadere nel baratro con gli uomini oppure prendere la via diretta e risalire. Alcune Entità di natura spirituale che in precedenza erano compagne degli uomini, decisero di non dirigersi mai più verso un corpo umano. Restarono nel regno dello spirituale, e l’evoluzione umana non le sfiorava minimamente.
Ci sono invece altre Entità, come quelle che si sono conservate nel ricordo per esempio sotto i nomi di Zeus o Wotan, che decisero di continuare a utilizzare corpi umani per il bene dell’umanità, di scendere per la salvezza dell’uomo.
Ma, per il fatto che gli uomini si immergevano sempre più nel mondo fisico, i corpi umani diventavano strumenti sempre meno adatti alle Entità spirituali. Sempre meno potevano accogliere gli esseri divino-spirituali.
Solo pochi uomini che attraverso molte incarnazioni si erano tanto purificati da avere corpi nobili, che in base a tutto il loro essere e a tutta la loro disposizione d’animo vivevano maggiormente in quel che non è terreno, poterono accogliere Entità spirituali superiori come l’uomo accoglie l’anima nel suo corpo. Da questo derivò anche che tali Entità, nelle quali si nascondevano esseri divino-spirituali che non potevano scendere abbastanza a fondo, stavano davanti agli uomini in modo assolutamente singolare.
Pensiamo a un essere che avesse formato la forza del suo corpo in modo da vivere maggiormente nel mondo superiore e che potesse diventare portatore di un’Entità spirituale più elevata.
Poteva un tale essere venire compreso da quelli che sempre più si preoccupavano di svolgere la loro attività nel mondo fisico, che sempre più amavano il mondo fisico? O poteva essere compreso meglio da quelli che avevano maggiormente conservato il carattere e le qualità degli antichi popoli dell’umanità atlantica? Potevano comprenderlo molto meglio gli ultimi discendenti del mondo atlantico.
Erano in particolare i popoli mongoli, i quali non erano così invischiati nel mondo fisico come gli altri popoli. Gli ultimi rimasti indietro dall’epoca atlantica, i popoli cinesi e mongoli, mantennero certe qualità caratteristiche che erano particolarmente formate nell’epoca atlantica e che poi regredirono. I giapponesi non realizzano un’evoluzione dalle loro qualità caratteristiche. Quando un popolo accoglie quello che è scaturito dall’essenza di un popolo straniero, questo non è un progresso. Così anche i giapponesi si sono serviti di una cultura straniera.
Questi popoli che erano rimasti in certo modo stazionari, che si erano mescolati nei popoli asiatici e rappresentavano le condizioni su cui era cresciuta la popolazione europea, potevano comprendere le individualità divino-spirituali che ancora accompagnavano gli antichi atlantidi. A questi uomini doveva perciò essere anche rivolta un’educazione particolarmente accurata.
Da ciò deriva quel grande mistero per cui un essere che si incarnò anche in Europa – Wotan, che in passato insegnava come iniziato ed era venerato come divinità che discese e insegnò nei sacri misteri –, poté incarnarsi proprio per quei gruppi di uomini che in certo modo percepivano la vanità del mondo fisico, sentivano che il mondo fisico racchiude in sé afflizione, pena e dolore, e che pertanto l’uomo deve aprirsi a un mondo di fronte al quale quello fisico non è nulla.
Wotan, questa individualità che veramente insegnò nei misteri nordici ed europei, è la stessa che riapparve in seguito come Buddha, che fornì il legame tra il mondo fisico e quello spirituale. È la stessa individualità che un tempo aveva attraversato le regioni dell’Europa e si era conservata con il nome di Wotan.
In questo modo abbiamo visto come si era provveduto a quegli uomini che hanno mantenuto una certa propensione al legame con condizioni precedenti, che vogliono condurre una vita religiosa, che non intendono legarsi al mondo fisico. Lo vediamo nella buona accoglienza che ha avuto il buddismo presso la razza mongolica. Tutto ciò corrisponde alla saggia direzione dell’umanità.
In tempi successivi non fu più possibile per queste Entità incarnarsi direttamente in un corpo umano. Fu allora necessaria una forte Entità spirituale preannunciata da tutti quelli che avevano insegnato in precedenza, preannunciata persino dagli antichi egizi nella saga di Osiride. Essi avevano insegnato: il regno di Osiride ritornerà.
A ciò si rese necessaria un’individualità spirituale come lo Spirito solare stesso, che noi conosciamo come il Cristo.
Mentre egli si era sempre più ritirato dal regno dei morti, era scomparso da un lato della vita, d’altro canto si avvicinò sino a divenire visibile e apparve in un corpo umano nel quarto periodo di cultura, un corpo umano che però doveva essere preparato in modo assai particolare.
Fu necessaria un’Entità che avesse attraversato moltissime incarnazioni, che fosse giunta a un alto grado di perfezione, che avesse passato un livello superiore di iniziazione e che noi chiamiamo con il nome di Gesù di Nazareth. Questa Entità non era in grado dalla nascita di accogliere in sé lo Spirito solare. Ma dopo aver impiegato trent’anni della sua vita per affinare e purificare i suoi tre corpi, fu possibile che l’individualità di Gesù di Nazareth abbandonasse gli involucri esteriori per accogliere lo Spirito solare.
Questo abbandono degli involucri purificati da parte della propria individualità è indicato nei Vangeli con il Battesimo di Giovanni. È lì che avviene l’uscita dell’individualità-io.
E quel che entra è l’individualità dello Spirito solare, un’individualità superiore a tutte le altre, che nei tre anni tra il Battesimo di Giovanni e il mistero del Golgota ha percorso la Terra come alto Spirito solare.
L’individualità dello Spirito solare doveva venire accolta non da un’individualità che nel corso delle sue incarnazioni poteva fornire già dalla nascita una tale forma, bensì da un corpo calato nel mondo fisico. Per mezzo di questa accoglienza avvenne qualcosa di molto significativo, qualcosa che l’esoterista può leggere anche nel Vangelo. E queste cose ci sono, ma sono tutte celate.
Nel Battesimo di Giovanni, quando appare l’importante simbolo della colomba sopra Gesù di Nazareth che per suo tramite viene ispirato dallo Spirito solare, accade qualcosa. Quando il corpo di Gesù viene acceso dall’alto Spirito solare, l’effetto si propaga attraverso tutto il suo corpo, fino nelle membra, fino nelle ossa, ciò che più di tutto si sottrae alla vista umana.
Se si brucia un corpo umano rimangono le ceneri ossee. Qui diventa evidente all’uomo come attraverso forze opposte al fuoco la massa minerale-ossea si unisce a quella cartilaginea. Quel che si sottrae alla scienza odierna è stato posto nell’arbitrio di chi nel corso del tempo tra il Giordano e il Golgota ha conquistato il dominio delle forze che tengono unite la massa cartilaginea e quella ossea. Ciò avvenne nell’unico corpo che sia mai esistito sul globo terrestre attraverso l’intuizione dello Spirito solare.
Questo ci viene indicato dal fatto che attraverso il dominio sulle ossa venne nel mondo una forza capace di vincere realmente la morte nella materia fisica. Infatti le ossa sono responsabili della morte dell’uomo, in quanto egli fu formato in modo che il minerale si inserisse nelle solide masse ossee, che queste fossero inviluppate nel regno minerale. Non per niente la morte viene rappresentata come scheletro.
La forza dello Spirito solare è la forza vivente in grado di ritrasformare le ossa e ricondurre alla spiritualità quel che avverrà nell’evoluzione futura della Terra. Perciò nessun’altra forza può intervenire in questa Entità: «E non gli sarà spezzato alcun osso». (Gv 19,36) – affinché quel che fu incorporato alla Terra come potente impulso futuro non venga distrutto da un intervento estraneo.
Lo Spirito solare che inizialmente aveva condotto la Terra all’ossificazione agì a quel tempo in modo che essa potesse nuovamente ricevere l’impulso a riscattare questa ossificazione e spiritualizzarsi di nuovo.
Per quanto questo sembri oggi azzardato, è tuttavia missione del movimento della scienza dello spirito nel mondo esprimere quel che è stato sempre insegnato nei misteri.
Per il fatto che si è compiuto, si è reso possibile un altro mistero.
Sappiamo che le singole parti del corpo umano corrispondono alle parti costitutive dell’essere umano:
• le ghiandole al corpo eterico,
• i nervi al corpo astrale,
• il sangue all’io.
Dal punto di vista esteriore-fisico, l’io si racchiuse nell’uomo per il fatto che egli venne dotato del sangue. Gli uomini divennero sempre più capaci di dirigersi entro il mondo fisico perché aumentò la forza del sangue. Per questo dovette venire il momento in cui il sangue in eccesso venisse sacrificato.
Per quanto folle possa apparire al chimico, è pur tuttavia vero che il sangue in eccesso, portatore all’umanità del sopravvento dell’egoismo, è fluito sul Golgota dalle ferite del Salvatore. Allora fu posto nell’umanità il germe per risollevarsi dal fondo in cui era caduta. Se già allora, nel tempo atlantico, gli uomini fossero tornati indietro, non avrebbero potuto conquistare il mondo fisico. Successivamente, solo il più forte impulso dello Spirito solare ha potuto sollevarli dal basso.
L’umanità ha conquistato un pezzo di mondo che è stato riportato nel mondo spirituale.
Vediamo che l’uomo era inviluppato nella materia fisica, al tempo greco-latino vi era inviluppato così tanto che dovette ricevere il dio in forma umana, altrimenti non lo avrebbe compreso. Poiché l’uomo si era sempre più attaccato al mondo fisico e vi aveva trovato i propri piaceri, per lui era divenuto sempre meno percepibile l’aldilà. Anche quando vivevano di là, nel mondo che sta tra morte e rinascita, gli uomini restavano legati al mondo fisico con una gran parte del loro essere.
Anche questo si è conservato nella saga. La cultura greca ci riporta queste parole: «Meglio mendicante qui sulla Terra che re nel regno delle ombre!». Vero è che gli uomini non potevano portare molto con sé nell’aldilà, perché avevano conquistato così tanto del mondo fisico, e ne provavano nostalgia.
Solo ora, con l’apparizione in questo mondo dello Spirito solare di cui erano venuti a conoscenza nel tempo di preparazione e la cui figura avevano potuto accogliere, gli uomini accolgono nel mondo fisico qualcosa che svela loro lo Spirito solare nell’aldilà.
Perciò vediamo come tramite questa evoluzione nel mondo non solo si modifica la vita dei vivi, ma anche quella dei morti. E poiché i defunti tra morte e rinascita si nutrono della forza che hanno conquistato sulla Terra dallo Spirito solare e sempre ritornano in nuove nascite, appariranno sempre più corpi umani ricolmi di Spirito solare e renderanno la Terra espressione dello Spirito solare così che essa può salire a livelli sempre più alti.
Vediamo allora come lo Spirito solare può agire in modo che la Terra, incorporando lo Spirito solare, si unisce sempre più al Sole e raggiunge perciò un livello più elevato nel cosmo. Per questo l’apparizione dello Spirito solare nel mondo è un fatto importante non solo per l’umanità terrestre, ma anche per l’intera evoluzione del cosmo.
Di questo continueremo a parlare domani.
Undicesima conferenza
Evoluzione ciclica e lineare
Le forze che muovono lʼevoluzione
Stoccarda, 16 agosto 1908
Miei cari amici!
Abbiamo fatto passare dinanzi allo sguardo spirituale lunghe distanze dell’evoluzione umana e dell’evoluzione cosmica che vi è collegata. Abbiamo visto come i nessi misteriosi dello sviluppo universale si rispecchiano negli ideali incontrati durante lo sviluppo della cultura dell’epoca post-atlantica.
Abbiamo osservato come la prima epoca della nostra evoluzione terrestre si rispecchia nell’antica cultura indiana, come la seconda epoca della separazione tra Sole e Terra si rispecchia nella cultura persiana. Abbiamo cercato di mostrare come i grandiosi eventi della terza epoca, l’epoca lemurica, si rispecchiano nella cultura egizia. Abbiamo visto cose grandiose, abbiamo visto come la sapienza iniziatica degli antichi egizi sia una specie di ricordo di questa terza epoca lemurica, attraversata dall’umanità durante l’evoluzione terrestre.
Abbiamo poi osservato il quarto periodo, le nozze tra spirituale e fisico, che nell’arte greca ci fornisce un così bel riflesso delle esperienze dell’epoca atlantica, nella relazione con Angeli, Arcangeli e così via. Abbiamo visto come non sia rimasto nulla da ricordare per il nostro quinto periodo di cultura. Non abbiamo nulla da ripetere delle epoche terrestri precedenti.
Ma esistono relazioni spirituali misteriose anche tra i singoli periodi culturali dell’epoca post-atlantica, relazioni cui si è già accennato nella prima conferenza.
Abbiamo accennato che la credenza materialista per cui è vero solamente ciò che esiste tra nascita e morte, l’essere avvinti a quel che ci circonda, è riconducibile al fatto che nell’antico Egitto veniva attribuita particolare cura alla conservazione del cadavere. Una conservazione simile della forma fisica nella mummia non è senza effetti sull’anima dopo la morte. L’anima rimane allora davvero legata a questa forma umana.
Si creano nell’anima forme di pensiero fissate a questa forma sensibile. E poiché l’uomo si reincarna sempre e l’anima compare in corpi sempre nuovi, in essa si è saldamente radicato quel che doveva sperimentare quando guardava giù al suo cadavere conservato come mummia.
Questo ha fatto sì che numerose anime di allora si sono reincarnate con il risultato, con il frutto, di questo guardare al corpo fisico e si sono rivolte alla materia.
All’interno dei periodi di cultura dell’evoluzione terrestre e umana vigono vaste relazioni. Se elenchiamo i periodi:
• quello antico indiano,
• quello antico persiano,
• quello assiro-caldaico-babilonese-egizio e
• quello greco-romano,
dobbiamo porre l’accento particolarmente sul periodo centrale.
Infatti questo quarto periodo assume una posizione eccezionale.
L’osservazione comune mostra che nella vita esteriore sono state create le cose più straordinarie, attraverso le quali l’uomo conquista il mondo fisico in modo del tutto particolare.
Nella piramide egizia abbiamo rappresentato simbolicamente in forma geometrica il fatto che l’unione tra spirito umano e forma fisica non è ancora completa. Nella sfinge vediamo l’origine dell’essere umano dalla forma umana eterica atlantica in cui il corpo è ancora animalesco, e l’elemento umano si esprime solo nella testa eterica.
Solo a partire dall’arte greca incontriamo l’intera natura umana nel mondo fisico. Nella tragedia greca abbiamo dinanzi agli occhi il destino dell’uomo sotto l’aspetto morale. Nell’arte greca vediamo scendere nel mondo fisico l’essere interiore, spirituale. Nella tragedia greca vediamo il senso dell’evoluzione terrestre, per quanto gli dei vi sono uniti.
Finché Terra e Sole erano uniti, gli dei erano ancora legati alla Terra. Ma con la separazione del Sole la coscienza umana non fu più in grado, nemmeno dopo la morte, di elevarsi alle regioni della coscienza in cui sarebbe stata possibile la visione degli dei superiori. Dal punto di vista degli dei solari, possiamo dire che un tale essere, che per completare indisturbato la sua evoluzione ha dovuto ritirarsi sul Sole, poteva dire a se stesso: fino a un certo punto sono stato radicato nell’umanità, ma per un certo tempo ho dovuto ritirarmi.
Il mondo degli dei dovette scomparire alla coscienza umana per elevarsi con un processo più alto al principio dello Spirito solare.
Un uomo del periodo greco non poteva ancora sapere cosa lo attendeva per il tramite dello Spirito solare, ma un iniziato poteva dirsi: questa figura spirituale, conservata per esempio in Osiride, doveva sottrarsi per un po’ alla vista umana. Ma dentro di noi abbiamo la sicura coscienza che quella potenza divina ricomparirà un giorno sulla Terra.
Questa coscienza cosmica del discendere della divinità e del suo risalire si riflette nella tragedia greca. La tragedia mostra vita e aspirazioni dell’uomo, come egli possa cadere tragicamente eppure vincere grazie alle sue forze spirituali. Così il dramma antico doveva essere una riproduzione di questo grande nesso. In Grecia vediamo compiersi in ogni sfera le nozze tra lo spirituale e il fisico.
• Il terzo periodo, quello egizio, è unito al nostro tempo con qualcosa di simile a canali sotterranei;
• alcuni germi del secondo periodo, quello persiano, riappariranno nella sesta epoca e
• quelli del primo, il periodo indiano, nella settima.
Tutto quel che viene prima indica qualcosa di futuro.
Perché ci risulti il più chiaro possibile, vogliamo osservare il senso di un tale nesso nel caso più estremo. Perciò non vogliamo considerare quello che ci riferisce la storia, bensì quel che esisteva in tempi remotissimi, prevedici.
Nell’antica India è stato predisposto quel che conosciamo come divisione degli uomini in caste. Nel periodo culturale di allora esse avevano la loro piena giustificazione per il fatto di essere in relazione col karma dell’umanità nel senso più profondo. Le anime che allora arrivavano dall’epoca atlantica avevano nature veramente diverse.
Gli uni erano più progrediti, gli altri meno: così gli uni avevano meritato un destino, gli altri un altro. In base al loro karma precedente, questa suddivisione si adattava a quelle anime. A quel tempo l’umanità era davvero guidata, in un senso molto più alto di quello che possiamo immaginarci oggi, da Entità spirituali altamente progredite, dai santi Risci.
Allora c’era chi capiva il valore di un’anima, e questa suddivisione in caste ha alla base una legge karmica ben fondata. Non ci deve sembrare come qualcosa di spietato; nei tempi antichi era del tutto adeguato alla natura umana. E come è vero che, in generale, nella normale evoluzione chi giungeva nell’epoca post-atlantica era destinato a una certa casta, è altrettanto vero che con l’iniziazione si poteva superare quel che legava a una certa casta. Chi aveva vissuto nello Yoga e qui aveva raggiunto una certa altezza, poteva superare la differenza di casta.
In quanto scienziati dello spirito dobbiamo esser lungi da ogni critica all’evoluzione, vogliamo solo guardare ai fatti. Vogliamo osservare questa divisione in caste in relazione a un più ampio ordine naturale che riguarda il genere umano: la divisione in razze.
Quando oggi si parla di razze si indica qualcosa che non è già più così esatto. Nei manuali teosofici si parla di razze in in modo da far pensare che l’evoluzione delle razze si ripeta all’infinito. Ma rispetto all’attuale evoluzione dell’umanità non è più la stessa cosa, non ha più realmente senso parlare di evoluzione di razze.
In realtà lo si poteva fare solo nell’epoca lemurica. Allora gli uomini erano secondo il loro carattere esteriore veramente così diversi gli uni dagli altri che si poteva parlare di differenti forme corporee sorte nei singoli periodi dell’epoca lemurica. Ma già nell’epoca atlantica il concetto di razza si modificò, e nel nostro tempo le differenze vengono sempre più cancellate.
Oggi possiamo parlare di razze solo nel senso che tale concetto perde via via di significato. Che tipo di impulsi subentreranno al posto del concetto naturale di razza?
Anche in futuro gli uomini si divideranno in certe categorie, ma non per imposizione quanto piuttosto seguendo specifiche facoltà interiori. Gli uomini arriveranno a dover collaborare, a doversi unire per il lavoro sociale.
Anche se imperversa ancora la “lotta di classe”, negli uomini spirituali che evolvono verso il bene avverrà una suddivisione per volontà libera in base all’adempimento del lavoro. Essi stessi realizzeranno la divisione del lavoro, una tale suddivisione entrerà fin negli impulsi più sottili. E non sarà più necessario che chi detiene una certa attività debba imporre agli altri la sua autorità.
Ogni “autorità” verrà riconosciuta spontaneamente, così che al termine del settimo periodo avremo di nuovo nei più progrediti una suddivisione che in un certo senso riproduce le caste ma con articolazione libera: non secondo i concetti di razza, ma secondo la modificazione e differenziazione morale e intellettuale.
E come all’inizio avevamo una suddivisione in caste non libera, alla fine ne avremo una spiritualizzata. Così, trasportato come attraverso un canale segreto, nel settimo periodo si ripeterà quel che si è mostrato profeticamente nel primo.
Così anche il terzo periodo è in relazione col quinto, la cultura egizia con la nostra.
Proprio nel nostro periodo compaiono tutte quelle cose che sono state predisposte in quello egizio. Le anime che vivono oggi hanno in gran parte vissuto nel periodo egizio, hanno sperimentato l’ambiente egizio. Poi hanno attraversato incarnazioni completamente diverse e dopo essersi reincarnate ricordano inconsciamente quello che hanno vissuto nel periodo egizio.
Per comprendere questi nessi non bisogna conoscere le rappresentazioni leggendarie, fantastiche dello sviluppo storico dell’uomo, bensì la verità di queste cose.
Si pensa in modo molto superficiale allo sviluppo spirituale dell’umanità. Si vede comparire Copernico e si dice: siccome le osservazioni dell’epoca ce lo hanno portato, egli ha cambiato la teoria del sistema solare. Quelli che parlano così non hanno studiato nemmeno esteriormente come Copernico sia giunto alle sue idee riguardo ai rapporti celesti. Chi ha ben studiato da occultista le idee di Copernico e anche di Keplero, dice qualcos’altro.
Proviamo a calarci nell’anima di Copernico. Essa è esistita nel periodo egizio, ha sperimentato da una posizione straordinaria il culto di Osiride, ha visto in Osiride un essere uguale agli alti esseri solari. Spiritualmente il Sole stava al centro del sentire e del pensare egizi, non il Sole esteriore visto semplicemente come espressione esteriore di Osiride, come il suo occhio, come incarnazione materiale dello Spirito solare, bensì il Sole interiore. Il ricordo inconscio di ciò fu quel che mosse Copernico – nella forma possibile al suo tempo – a reincarnare questa idea in quelle combinazioni di calcoli che hanno condotto al suo sistema solare. E questo avvenne in modo particolarmente forte in Galileo e Keplero.
Keplero, nelle sue tre grandi leggi astronomiche, ha rappresentato il movimento dei pianeti attorno al Sole molto più ampiamente, astrattamente, ma partendo da una profonda concezione. Possiamo leggere un passo di questo spirito geniale solo rabbrividendo:
«Mi sono immerso in questo sistema solare che mi si svela; voglio portare i sacri vasi cerimoniali degli Egizi nel mondo moderno».
Queste leggi furono enunciate da Keplero, e il passo citato si trova nel saggio Keplero e il mondo invisibile, pubblicato anonimo, dell’insegnante di Federico Guglielmo II, che illustrò personalmente il titolo. Il saggio è stato riedito nelle Dissertazioni scientifiche di Zöllner. Probabilmente viene citato anche il passo dalle opere di Keplero.
Le nostre moderne verità scientifico-naturali sono per lo più miti egizi rinati. Possiamo constatarlo in molti particolari, fin entro l’organizzazione umana.
Pensiamo alla sfinge, alla meravigliosa e misteriosa sfinge, che nella cultura greca è divenuta la sfinge di Edipo, la quale sottopone agli uomini il noto enigma. Essa è costituita dalla figura umana simile all’animale nel mondo fisico, ma che etericamente ha già assunto forma umana. Nel periodo egizio questa era visibile solo a chi avesse passato un certo grado di iniziazione.
Se si possiede una vera visione chiaroveggente, questo non è cosa che si coglie rozzamente, si lega necessariamente a certi sentimenti. Mentre un freddo materialista può ignorare un’importante espressione artistica e rimanere indifferente di fronte a una grande opera d’arte, la coscienza chiaroveggente è in grado di provare il giusto sentimento quando è giustamente formata.
Chi portava davanti all’occhio spirituale la sfinge, ancora quella greca, aveva il giusto sentimento. Cosa vi vedeva? Ci vedeva qualcosa di incompiuto, qualcosa che doveva ancora divenire. Nel capo eterico vedeva quel che doveva andare ad agire nella forma animale per renderla sempre più simile all’uomo.
Quando vedeva la sfinge, il chiaroveggente aveva davanti in modo vivente il compito dell’evoluzione umana come aspirazione, come attesa per qualcosa che deve venire. Anche la cultura greca ci dice che ogni ricerca, ogni filosofia, è sorta dalla meraviglia. Allo sguardo chiaroveggente si manifesta come mistero dell’anelito verso ciò che deve venire.
Questa figura si è impressa nell’uomo, appare sempre dove c’è impotenza di fronte alla domanda: «Cos’è l’uomo?» Sì, anche nell’odierno ignorabimus (non lo sapremo mai) appare la sfinge.
Nel periodo egizio l’uomo poteva ancora vederla, oggi vive come domanda nella sua interiorità. Dopo che la sfinge, prima esteriore, si gettò nell’abisso dell’anima nell’era intermedia – dall’ottavo secolo prima della nostra era° fino al quindicesimo secolo successivo a essa – essendo le sue domande state risolte in epoche precedenti, essa riapparve nuovamente come domanda a partire dal nostro quinto periodo.
In luogo delle antiche certezze si sono posti nuovi dubbi. Per questo l’uomo fa così fatica, ora, a giungere al mondo spirituale. E se solo lo vogliamo potremo ritrovare in diversi particolari della recente evoluzione solo le rappresentazioni egizie trasferite nel materialismo. Si sono trasmesse alla materialità. Cosa è successo?
Non è un passaggio semplice, diretto: le cose ci vengono incontro modificate, non in modo lineare. Tutto ci viene incontro in forma più materialista. Riaffiora perfino il rapporto dell’uomo con l’animalità. Che l’uomo sapesse di non poter percepire il suo corpo esteriore altro che in forma animale, ci si mostra nel fatto che egli allora rappresentasse gli dei come animali.
Questo oggi ci viene incontro in modo materialistico nella concezione che fa sorgere l’umanità dalla forma animale. Anche il darwinismo, l’idea darwinista, è un’eredità materiale del periodo egizio.
Se osserviamo così le cose, dobbiamo chiederci: cosa è successo a un certo punto?
Non si è trattato di un progresso evolutivo lineare, è avvenuta una separazione nell’evoluzione. Un ramo è diventato più spirituale, un altro più materiale. Si sono venute a formare due ramificazioni dell’evoluzione umana, dove prima c’era uno sviluppo unitario.
Se osserviamo le antiche culture, non troviamo una scienza a se stante e una fede a se stante. Quel che allora si coglie delle forze spirituali primordiali procede linearmente grado per grado fino all’apice. Non c’è opposizione tra sapere e fede, tra scienza e religione.
Un antico saggio indiano, un antico sacerdote caldeo non avrebbero compreso la differenza che noi facciamo sorgere tra i due aspetti a partire dal momento in cui la cultura materialista è dilagata sempre di più. Qui fu necessaria un’altra direzione.
Pensiamo se questa caduta dell’umanità non ci fosse stata. Cosa sarebbe accaduto? Non sarebbe comparsa una scienza autonoma accanto alla concezione spirituale.
È quanto succede a cominciare dal periodo greco. Una tale separazione non avrebbe avuto alcun senso per il sacerdote egizio. Anche per Pitagora la dottrina dei numeri non era una scienza astratta. La matematica era saggezza sacra, unita a una disposizione religiosa di fondo.
Per la coscienza di oggi le antiche teorie sono qualcosa di solamente legato al suo tempo. Vogliamo sperare che la futura coscienza dell’umanità non ci giudicherà come l’attuale coscienza materialista giudica il passato. Vogliamo sperare che gli uomini del futuro non diranno che gli uomini sono rimasti degli imbecilli fino al diciannovesimo secolo, che non guarderanno ai nostri miti e alla nostra filosofia come il materialismo di oggi guarda ai tempi antichi.
Vogliamo sperare che gli uomini a venire non guarderanno in modo così sprezzante alla nostra verità come gli uomini di oggi fanno nei confronti dell’antica verità. E dobbiamo sapere che anche quel che oggi accettiamo come verità è una forma transitoria. Le forme della verità cambiano continuamente.
Ma, affinché lo spirituale non vada perduto a causa dell’immersione degli uomini nella materialità, nell’impulso dello Spirito solare dovette giungere un impulso alla spiritualità più potente. L’umanità dovette essere lasciata sola per un certo tempo nell’elemento scientifico, e l’elemento religioso venire messo in salvo dagli attacchi della scienza. Allora la scienza si separa, va nella materialità e vediamo uno accanto all’altro
• la fede per l’ambito spirituale,
• la scienza per la materialità esteriore.
Nel primo periodo dell’evoluzione medievale li vediamo ancora consapevolmente una accanto all’altra: la scienza e la fede. Gli scolastici dicono: è dato all’umanità il bene della fede, non dobbiamo intaccarlo. La scienza ha il compito di confermare il bene della fede. Vediamo allora ogni scienza applicata a dimostrare la verità rivelata. Ma poi il legame tra scienza e fede si perde completamente.
Vediamo il punto estremo di questa separazione nella filosofia kantiana, dove da un lato l’imperativo categorico insiste sulla sua certezza morale, e dall’altro la ragione teorica ammette a se stessa che non c’è possibilità di trovare accesso ai mondi superiori.
Ma è giunta una nuova spinta, un potente impulso è già qui – di nuovo un ricordo dell’Egitto. La ricomparsa dell’unione di scienza e fede è in chi cerca di trovare il divino nella scienza, e di coglierlo in modo tanto chiaro che la scienza sia in grado di comprenderlo. Ci sono spiriti che cercano di cogliere di nuovo il divino nella scienza.
Un tipo simile è Goethe, in cui fede e sapere, religione, arte e scienza confluiscono. Goethe indaga le forme vegetali per trovarvi il grande pensiero della divinità e allo stesso tempo compenetra del suo spirito tutto l’esistente.
Allora vediamo come il punto di partenza della cultura egizia si rispecchi nella nostra cultura moderna.
La separazione di scienza e fede nella cultura moderna non è avvenuta d’un colpo: si è preparata assai lentamente. E se vogliamo comprendere come si è preparata, dobbiamo gettare uno sguardo sull’evoluzione atlantica e post-atlantica, a come quel piccolo gruppo di uomini progrediti che stava nella regione dell’attuale Irlanda, ha inviato gli influssi culturali da Occidente a Oriente.
A Occidente era particolarmente viva la disposizione alla riflessione logica, la capacità di giudizio logico. Essi la portarono a Oriente. Prima un pensiero era già dimostrato per il fatto di esistere. Le culture indiana, persiana e caldeo-babilonese sono ancora di natura istintiva. I Greci, poi, sono arrivati al punto di lasciarci il meraviglioso monumento della filosofia aristotelica.
Nella cultura indiana abbiamo dunque la prima colonia giunta in Asia. Essa era ancora molto debolmente pervasa dal pensiero associativo, combinatorio. La seconda, quella persiana, lo era già di più, e ancora di più lo era la terza da cui si separò il popolo dell’Antico Testamento in cui era presente la predisposizione necessaria alla forma di conoscenza umana puramente logica. A essa è legata anche la discesa nel mondo fisico.
Quanto più si discende, tanto più il pensare diventa solo logico perché questa forza ha come strumento necessario un cervello adatto, che fornisce un pensiero esclusivamente di tipo combinatorio. Questo stesso pensare esteriore non è in grado di cogliere l’idea della reincarnazione alle massime altezze.
La logica può essere appresa e applicata solo in relazione al mondo fisico. Il pensare puramente per concetti non avrebbe potuto nascere senza un cervello formato e senza il proseguimento della discesa nel mondo fisico. Perciò esso è legato alla perdita dell’antica visione chiaroveggente.
Questo è quel che l’uomo deve riconquistarsi. Egli conserverà il pensare logico attraverso tutti i periodi successivi, ma riceverà in aggiunta l’immaginazione, l’ispirazione e l’intuizione. Al fine di salvare lo spirituale per fede, si dovette scegliere il momento in cui non era ancora stato dato l’ultimo impulso al pensare puramente materialista-esteriore.
Se lo Spirito solare fosse venuto qualche secolo più tardi, l’umanità sarebbe stata già troppo inviluppata nel mondo materiale, non avrebbe più potuto comprenderlo. Sarebbe stato troppo tardi. Così si fece in tempo a salvare la corrente religiosa come corrente di fede.
Successivamente poté giungere l’ultimo impulso che spinse l’uomo nel punto più basso. Esso giunse dagli arabi. Con il suo passaggio in Europa, la cultura araba rappresenta l’ultimo influsso del puro pensare logico che non si può più elevare allo spirituale. Prima, il cristianesimo salva la vita spirituale, poi arriva l’arabismo che è in grado di cogliere unicamente l’esteriore, il meccanico.
Lo vediamo negli arabeschi che rimangono allo stato di pura forma meccanica esteriore. Nella moschea stessa vediamo come lo spirito si sia ritirato e si sia fermato al materiale. Abbiamo dato inizio alla scienza moderna con l’irruzione degli arabi, nella contrapposizione tra l’arabismo e la cultura europea che aveva già accolto il fermento spirituale di fede del cristianesimo.
Se l’umanità fosse progredita senza intoppi, sarebbe comparso solo il ricordo di esperienze precedenti. Ma così la vita spirituale trova rifugio nella fede e il ricordo viene trasformato in modo che l’arabismo gli dà forme esteriormente materialiste. Il ricordo viene trascinato in giù, nel materialismo. Così vediamo i canali materialisti passare dal terzo al quinto periodo.
Quando la vita moderna ha dovuto trovare nel rosicrucianesimo il moderno principio di iniziazione, avvengono le nozze tra la cultura egizia e l’arabismo, l’unione tra il ricordo egizio e lo spirituale, tra saggezza e verità di fede. Vediamo il ricordo egizio e gli impulsi egizi differenziarsi nel rosicrucianesimo e giungere a un livello superiore.
Questi sono pensieri che ci trasmettono non solo la relazione esistente tra Cosmo, Terra e Uomo, bensì trasmettono ai nostri impulsi di volontà sentimenti che devono dar loro ispirazione. Ci mostrano come dobbiamo proseguire, mostrano come i cammini dell’evoluzione culturale si separano, ma poi si ritrovano.
E verrà il tempo in cui non avremo solamente da un lato il ricordo egizio, la verità spirituale di fede, e dall’altro la scienza: essi si riuniranno in modo che noi avremo la scienza rosicruciana, così come la scienza egizia.
Un mito del terzo periodo può mostrarci tutto ciò: il dio Marduk affronta il principio del male, la pura materialità, apparsagli in forma di serpente, e gli spacca la testa. Questo che prima era, in certo modo, il nemico, egli lo divide in due. Qui vediamo la divisione di quel che esisteva nella sapienza originaria, fede spirituale sopra e sapere materialistico sotto.
Riuniremo in futuro le due correnti, quando attraverso la sapienza rosicruciana si condurrà la scienza alla spiritualità. Allora le diverse correnti saranno di nuovo unite. Nei tempi antichi religione, arte e scienza erano una cosa sola.
La discesa del divino nella materia veniva rappresentata con un grande simbolo drammatico. L’iniziato ha davanti a sé la scienza, e ha davanti a sé anche l’arte. Nell’allegoria esteriore egli vede un’immagine di quel che è accaduto in precedenza. Non manca la religione perché quel che è arte e scienza è allo stesso tempo anche religione, infatti riempie di sentimenti religiosi colui ai cui occhi si mostra l’immagine. Poi avviene una spaccatura, e arte e scienza vanno per vie separate.
Ma già nel nostro tempo gli uomini sentono che devono di nuovo confluire, che la grande interiorità li riunirà di nuovo. Cos’era l’aspirazione di Richard Wagner, se non un autentico impulso scientifico-spirituale! Egli fece dell’unione di arte e religione un impulso culturale.
Ogni epoca non poteva essere una semplice ripetizione di quelle precedenti, doveva invece avvenire anche un’ascesa, la continuazione di uno sviluppo. Allo stesso modo, anche le aspirazioni più profonde, anche il principio di iniziazione deve continuare a evolversi. Non solo vale il fatto che per giungere all’iniziazione vada sempre di nuovo sperimentata l’antichissima sapienza già esistente nei primordi, così come la troviamo ai tempi d’Oriente: ogni epoca necessita fin nel profondo delle sue forze particolari.
Questo dobbiamo ribadire, quando si dice che tra i teosofi ce ne sono alcuni che dicono: l’iniziazione può essere attinta solo dall’Oriente. Dobbiamo addentrarci più a fondo nelle cose. Certi dicono che il Buddha sia asceso alle regioni più alte e che il Cristo non abbia portato nulla di nuovo. Questa è una pura negazione, l’importante è cosa ci ha portato in positivo, in più.
Tutto quel che compare nell’iniziazione orientale vale anche per l’altra, quella occidentale. Ma quest’ultima capisce l’evoluzione dell’umanità. Gli iniziati occidentali conoscono la forma avanzata che si è resa necessaria nel corso del tempo. Non negano nulla di ciò che fa parte della iniziazione orientale, confermano ogni cosa.
Ma chi si trova entro il punto di vista dell’esoterismo occidentale sa che nella figura dello Spirito solare c’è ancora qualcosa che va oltre quanto afferma chi si trova entro il punto di vista dell’esoterismo orientale. L’esoterista occidentale non nega nulla di quanto dice l’esoterista orientale, solo che afferma in più qualcos’altro.
Noi confermiamo tutto, e in questo ci distinguiamo da quelli che negano l’indagine spirituale occidentale. Noi confermiamo il principio orientale, ma in aggiunta dobbiamo sapere che nel corso del tempo si è resa necessaria una forma progredita.
La caratterizzazione del Buddha da parte di uno che guarda dal punto di vista dell’esoterismo occidentale non vuole differire in nulla da quel che dice uno che guarda dal punto di vista orientale. Ma egli sottolinea che nella figura dello Spirito solare c’è qualcosa che va ancora oltre. Non nega la grandezza del Buddha, solo che afferma anche qualcos’altro.
Non si può pensare di dire: questi orientalisti capiscono male la parola del Buddha, se credono che sia finito male per «aver consumato troppa carne di maiale». Occorre solo capire che questa è un’immagine che dice come lui si poneva di fronte alla sua comunità: egli aveva dato al mondo troppo dell’occultismo, e per questo andò in rovina. Bisogna comprendere l’elemento esoterico di una cosa simile.
Il fatto che l’Apocalisse fu ricevuta dal suo autore «sotto tuoni e fulmini», lo si potrebbe considerare qualcosa di dozzinale solo se si volesse sminuirlo e deridere l’Apocalisse. Ogni esoterista occidentale sa perché è accaduto in quel modo.
Le labbra dell’esoterista occidentale che sa che tutto è in evoluzione, non devono pronunciare alcuna negazione. Chi si trova sul terreno dell’esoterismo occidentale sa che non arriva alla minima disarmonia con le grandi verità comunicate da H.P. Blavatsky. I tre Buddha – il Buddha-Dhyani, il Buddha-Adi e il Buddha umano – si spiegano appieno solo con l’esoterismo occidentale. Il Buddha-Dhyani non è altro che il corpo eterico accolto dal divino del vero Buddha storico, accolto dall’individualità di Wotan. Proprio grazie alla profondità e all’acutezza dell’esoterismo occidentale una cosa così può essere compresa nel giusto modo.
Il movimento scientifico-spirituale dovrà porre l’attenzione sul fatto che tramite tutto quel che trasmette nel senso più completo si suscita nella nostra anima un sentimento che ci spinge a non volerci fermare un attimo. Si vuole sempre continuare a evolvere. Dobbiamo sostenere la nostra evoluzione sia avendo presente le antiche manifestazioni, sia ricercando fonti spirituali sempre più rinnovate. Non deve venire esclusa nessuna possibilità.
Allora il movimento scientifico-spirituale sarà una corrente vivente entro l’umanità, e porterà quel futuro che ci è apparso dinanzi all’anima, per quanto in modo abbozzato. Il meglio che possiamo portare via da qui è una certa spinta del sentimento. Le verità scientifico-spirituali devono diventare spinte interiori per noi, così che vogliamo in ogni tempo essere pronti a intervenire noi stessi nell’evoluzione.
Quel che chiamiamo futuro ha dovuto essere preparato nel passato. Ma la conoscenza del passato non ha alcun valore se non si trasforma in forza motrice per il futuro. Con il nostro entusiasmo noi stimoliamo la nostra gioia di vivere, la nostra fiducia nella vita. Nel grembo delle epoche si trovano molti semi che vogliono tutti maturare. Attraverso la sua conoscenza sempre più approfondita, l’uomo deve acquisirsi la possibilità di coltivare sempre meglio i grandi germi che giacciono nel grembo delle epoche.
Conoscenza che mira al sapere: questo è stato l’anelito della filosofia in ogni tempo. Trasformare ogni conoscenza in impulsi di sentimento e volontà è l’aspirazione della scienza dello spirito. Essa sarà una scienza dello spirito pratica se trasformerà questi impulsi in sentimenti per la vita e in fiducia nella vita, così che non solo osserviamo l’evoluzione ma vi interveniamo attivamente.
Per una più chiara lettura sono stati sostituiti
i termini nel testo indicati con il simbolo °
Sulle conferenze di Rudolf Steiner
Rudolf Steiner ha tenuto alcune migliaia di conferenze, molte delle quali pubbliche, davanti alle platee più diverse. Non erano destinate alla stampa, ma molte persone volevano anche leggere queste conferenze. A tal proposito egli scrive nella sua autobiografia Mein Lebensgang (cap. 35): «Si dovrà appunto solo accettare che nelle trascrizioni che io non ho rivisto si trovino degli errori».
In un’epoca in cui non esistevano registratori il percorso della parola pronunciata fino al testo stampato non era facile. Diversi uditori hanno stenografato con differente abilità, poi trasposto lo stenogramma in un testo in chiaro e a seconda delle circostanze l’hanno sottoposto a una redazione. Così nel volume GA 137 (HDD 2004, p. 233): «Questa edizione si è basata sugli appunti stenografici di Franz Seiler, Berlino, che, su incarico di Marie Steiner-von Sivers, è stata corretta ovvero rielaborata per la stampa da Adolf Arenson».
Oggi, un secolo dopo, Rudolf Steiner è divenuto un personaggio storico. Per molte persone non sono più importanti o decisive le disposizioni che lui ha preso o ciò che ha dovuto accettare riguardo alle proprie conferenze quand’era in vita. Oggi conta indagare la “qualità” delle fonti e rendere accessibili i documenti disponibili a tutte le persone che se ne interessano.
Tutte le scelte redazionali di questo volume sono state fatte nella convinzione che l’intera umanità ha diritto di verificare tutti i documenti che erano a disposizione del redattore. Non è affatto un caso, ma fa invece parte del karma forse più importante dell’umanità, quali trascrizioni delle conferenze di Rudolf Steiner si sono conservate. Non poche persone oggi vogliono sapere nel modo più preciso possibile, cosa abbia detto Rudolf Steiner.
Desiderano perciò sapere quali dei documenti rimasti sono più vicini alle parole pronunciate da Rudolf Steiner. Per accertare questo, ci vogliono un esame coscienzioso dei documenti e una grande familiarità col pensiero e col linguaggio di Rudolf Steiner.
L’Archiati Verlag e le Edizioni Archiati si sono posti il duplice obiettivo di giungere più vicino possibile alle parole dette da Rudolf Steiner e insieme di rendere accessibile la sua scienza spirituale a tutti gli uomini, poiché è proprio nella sua natura farsi immediatamente vita immediata. Per prima cosa sono importanti gli originali delle trasposizioni in chiaro, in secondo luogo contano la scelta dei testi, il modo di redigerli, ma anche la veste editoriale e, non ultimo, il prezzo.
Come si possa unire precisione scientifica a un’ampia accessibilità, lo si può vedere nel caso di parole che oggi sono in disuso o che hanno assunto un significato diverso. Nella versione tedesca queste vengono sostituite con un termine facilmente comprensibile e segnate con un cerchietto. Nella traduzione italiana si traduce in modo corrispondente, senza tuttavia segnalare la parola sostituita, sia perché bisognerebbe riportare i termini tedeschi, sia perché, traducendo, il problema molto spesso non si pone.
Quando Rudolf Steiner lasciò la Società Teosofica dette disposizioni affinché nelle sue conferenze i termini teosofia e teosofico venissero sostituiti da antroposofia e antroposofico. Qualcuno potrebbe sostenere che si tratti di una falsificazione. Per Rudolf Steiner però la scienza spirituale è soprattutto vita e per servire la vita bisogna rimanere flessibili riguardo alla terminologia. Egli ha sottolineato a più riprese che la terminologia è solo un mezzo per un fine.